Siamo italiani non tedeschi: tutte le incognite del Germanellum

Siamo italiani non tedeschi: tutte le incognite del Germanellum
di Mauro CALISE
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Lunedì 29 Maggio 2017, 16:28
Dunque, saremmo al rush finale. O almeno così sembrerebbe. Nella confusione in cui ci ritroviamo, nessuno, infatti, sarebbe sorpreso se il valzer della nuova legge elettorale – un giro con te, uno con lui, magari perfino tutti insieme appassionatamente – si tramutasse in valzer degli addii. Col tavolo che salta all’ultimo momento, come già tante volte è successo. Portando a casa, comunque, il trofeo simbolicamente più importante: aver provato a mettersi d’accordo. Che è quello che il Capo dello Stato continua – tenacemente – a chiedere. E se proprio non ci si riesce, a quel punto anche Mattarella dovrebbe rassegnarsi al via libera alle elezioni anticipate. Che resta l’unica vera ragione per cui Renzi si è convinto a sedersi al caminetto del germanellum, il sistema tedesco che dovrebbe – sulla carta – piacere a tutti.

La ragione dell’appeal teutonico è semplice. Riesce a tenere insieme il diavolo e l’acqua santa. Salva – almeno agli occhi del povero elettore che continuerà a capirci poco – la facciata del maggioritario. Ma – cosa di gran lunga più importante – porta a casa delle segreterie dei partiti la sostanza del proporzionale. Avremo, cioè, contemporaneamente un doppio voto. Il primo riguarderà la sfida tra i candidati nei collegi, e quello che vince viene eletto. Con tanto di – quasi – perfetta illusione maggioritaria. Il quasi – fondamentale – riguarda il fatto che la vera conta dei seggi in parlamento verrà fatta mettendo insieme tutti i voti a livello nazionale, e distribuendoli con perfetto algoritmo proporzionale. Quindi se, putacaso, il Pd avesse vinto tutte o quasi tutte le sfide dirette, nel riparto proporzionale successivo non gli toccherebbe più niente. Con un terzo o poco più dei voti, si può infatti benissimo vincere – in un sistema tripolare come il nostro – in una larga maggioranza di collegi. Ma poi, nel riparto complessivo, la tua percentuale ti condanna a restare comunque minoranza.

I lettori che, arrivati fin qui, decidessero di smettere di leggere, si possono consolare pensando che anche i tedeschi – dopo cinquanta anni – continuano a non capirci molto. Con una maggioranza di elettori convinta – stando ai sondaggi – che il voto più importante sia quello maggioritario. Mentre la logica del sistema resta rigidamente proporzionale. Sarebbe diversa, invece, la prospettiva col rosatellum, il sistema che i renziani ortodossi hanno cercato di spingere. In quel caso, le vittorie nel maggioritario si sommerebbero alla ripartizione dei seggi nel proporzionale. Con due canali elettorali separati – come era già nel mattarellum – e non sostanzialmente fusi come oggi avviene in Germania.

A questo punto ci sarebbe da chiedersi perché varare una nuova legge, visto che il risultato finale non sarebbe granché differente da ciò che già abbiamo in pista, l’Italicum decapitato o consultellum. Gli ottimisti risponderebbero che, col sistema tedesco, si dovrebbe comunque conservare una soglia di un cinque percento. Provando a mettere in difficoltà i partitini che sono stati – nella prima come nella seconda repubblica – la vera piaga del nostro paese. I pessimisti sospettano, invece, che alla fine l’asticella d’ingresso verrà abbassata al 3%, per evitare che i deputati interessati blocchino l’unica cosa che ancora funziona in Italia, incatenandosi sui binari dell’Alta velocità. E che il vero – ben magro - risultato sarebbe di poter sbandierare anche noi una legge col pedigree, nientedimeno che made in Deutschland.

Pazienza se, dopo il voto, ci ritroveremmo esattamente dove ci troviamo ora. Nessun partito con la maggioranza. Un governo da rabberciare sommando i voti di chi ci sta. Ed esponendosi al tiro a piccione di quelli che resteranno fuori. Senza escludere le coltellate di coloro che si infileranno dentro. E, ovviamente, senza poter contare sul meccanismo della sfiducia costruttiva che la costituzione tedesca fornisce per garantire la governabilità. Si sa come sono gli italiani. Possono pure piacerci i tedeschi. Ma senza prenderli troppo sul serio.
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