Il voto cattolico fuori dalle urne

Il voto cattolico fuori dalle urne
di Giannino PIANA
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Mercoledì 7 Marzo 2018, 17:57
Nella campagna elettorale, uno degli aspetti più sorprendenti è stato il silenzio, quasi totale, del mondo cattolico. Un silenzio che ha certo motivazioni legate alla volontà di non ingerenza della chiesa in questioni politiche per il doveroso rispetto della laicità e del pluralismo delle scelte dei cattolici.

Questa linea di condotta, che la gerarchia italiana da tempo ha fatto propria e che è stata favorita anche dal succedersi di Papi stranieri, ha senz’altro contribuito a determinare un processo di decantazione, che ha concorso a rendere più sereni i rapporti con le varie aree che compongono il complesso e variegato mosaico delle forze politiche della società italiana.

Non meraviglia, dunque, il comportamento della gerarchia, peraltro più cauto del solito (si allude ovviamente agli ultimi decenni). Ma non può non suscitare invece qualche sorpresa il silenzio delle comunità cristiane e del mondo cattolico organizzato – si pensi all’associazionismo – che in passato, in analoghe circostanze, non avevano mancato di far sentire la propria voce. Siamo certo ormai lontani dai tempi del collateralismo, quando le organizzazioni cattoliche si mobilitavano per sostenere il partito cristiano. La fine della Dc è coincisa con una diaspora generalizzata del mondo cattolico, il cui voto ha imboccato le strade politicamente più diverse.

Non si tratta, ovviamente, di rimpiangere una stagione che ha avuto peraltro ombre e luci. e che pure meriterebbe (forse) una più seria considerazione. Il Vaticano II, con la chiara affermazione dell’autonomia delle realtà terrestri (politica inclusa), con il riconoscimento della competenza laicale in tali ambiti e, infine (ma non ultimo), con la netta presa di posizione a favore del pluralismo delle opzioni temporali, ha posto le premesse per una presenza cattolica nel mondo aperta a forme di collaborazione allargate e per lo sviluppo, nei vari campi della vita sociale, di un dialogo costruttivo con tutti gli uomini di buona volontà.

E’ stata questa una indubbia conquista, dalla quale non si può (e non si deve) retrocedere. Ma è lecito domandarsi se autonomia e pluralismo in ambito politico (ed economico) debbano significare presa di distanza da qualsiasi ordine morale o se, invece, esistano – come riteniamo e come del resto afferma con chiarezza il Concilio ricordato – alcuni valori irrinunciabili in base ai quali le scelte politiche vanno giudicate; valori che costringono il pluralismo (che non può essere confuso con un’assoluta neutralità) a fare i conti con l’adesione ad essi. Se questo è vero allora lo spazio per una presenza del mondo cattolico, in occasione di un appuntamento significativo come quello elettorale, non solo sussiste, ma deve essere (ci sembra) doverosamente occupato.

Il silenzio cui si è accennato risulta pertanto preoccupante. Sembra suonare come una forma di disimpegno dell’associazionismo cattolico nei confronti della politica o a proposito dei cattolici direttamente coinvolti in essa – molti erano i cattolici presenti nelle varie liste elettorali – come una sorta di messa tra parentesi della propria identità con la mancata preoccupazione di far emergere alcune istanze ispirate agli aspetti universalistici propri della visione cristiana del mondo.

Il che risulta ancor più grave, se si considerano le logiche egoistiche soggiacenti ad alcuni programmi elettorali, ispirati agli interessi dei singoli e delle corporazioni forti – scarsa attenzione è stata in genere riservata al tema delle diseguaglianze sociali in costante crescita – o caratterizzati da posizioni xenofobe o, ancora, volti ad enfatizzare i diritti soggettivi a scapito di quelli sociali, venendo meno a fondamentali esigenze di giustizia (e di solidarietà) e trascurando l’importanza che va oggi assegnata alla cultura dei doveri e delle responsabilità.
Che non sia anche questa assenza una delle ragioni della deriva in cui la politica sembra incorsa? E che non debba allora essere questo uno degli impegni prioritari che le comunità cristiane e l’associazionismo cattolico debbono mettere con urgenza in calendario per il prossimo futuro?



 
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