Lo scatto politico e di valori che serve all'Europa

Lo scatto politico e di valori che serve all'Europa
di Silvano MARSEGLIA
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Giovedì 23 Marzo 2017, 18:29
C’è grande attesa e speranza per l’incontro a Roma dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea per ricordare i 60 anni della firma dei Trattati di Roma. È questa una grande celebrazione storica che deve essere vissuta come momento importante per un rilancio politico dell’Europa. Si spera molto, infatti, che questo vertice possa rappresentare l’inizio di una nuova fase positiva e propositiva dell’Europa Unita. Si vuole fermamente che da questo vertice esca un’Europa unita capace di dare finalmente delle risposte ai nostri giovani, atterriti dallo spettro della disoccupazione folle, che invade soprattutto il nostro Meridione; un’Europa capace di dare delle risposte esaustive al popolo europeo che chiede maggiore prosperità, maggiore attenzione ai problemi sociali e maggiore sicurezza. L’Unione Europea è un grande progetto che ha permesso all’Europa, uscita rovinata dalla II Guerra Mondiale, di raggiungere, in 60 anni, un livello di benessere impensabile se fossimo restati alle divisioni nazionali. I vantaggi economici e sociali dell’integrazione europea sono stati incalcolabili negli anni: opportunità di accesso ai mercati europei, esplosione del turismo, miglioramento degli standard qualitativi dei prodotti e della salute, mobilità per studio e per lavoro, lungo periodo di pace. Nonostante tutto oggi l’Europa è in una profonda crisi. Negli ultimi decenni, infatti, gli umori delle opinioni pubbliche europee sono progressivamente cambiati.

L’Unione appare un’Europa senza futuro certo e, al tempo stesso, aggredita da una drammatica crisi politica e culturale, frutto dell’incapacità di elaborare un progetto di sviluppo e di civiltà per il futuro del nostro continente. Un’Europa aggredita da una profonda crisi di valori. L’Unione è diventata, anche, il capro espiatorio al quale addossare la responsabilità dei problemi nazionali non risolti, dei contrapposti egoismi, dei crescenti disaccordi. Sappiamo bene che la costruzione europea non è mai stata un lungo fiume tranquillo ma giammai ha conosciuto una crisi così profonda da mettere in discussione le sue stesse fondamenta, i suoi valori esistenziali. Dopo il deludente vertice di Bratislava che ha messo in evidenza le fratture interne dell’Europa, ispirate da profonde tendenze nazionalistiche, si spera che il vertice di Roma possa dare maggiori speranze nel futuro dell’Unione Europea.

Questa ricorrenza sembra molto favorevole per un vero rilancio dell’Europa Unita, per un vero cambiamento di rotta dell’Europa. Senza dubbio ci sono molte cose che non vanno bene nella federazione europea. Bisogna essere realisti. Io ritengo che il Popolo europeo vuole l’Europa unita ma, certamente, non vuole questa Europa. La Brexit è stato il primo atto di disintegrazione europea dopo 60 anni di integrazione. Essa potrebbe segnare l’avvio di un processo di grande disgregazione europea. Se chi governa non dà più un nome ai problemi europei, né tantomeno prova a risolverli ma resta a guardare, non deve poi sorprendersi delle strategie di uscita dalla Ue. Se i confini esterni dell’Europa non vengono protetti, nessuno può lamentarsi nel momento in cui certi Stati chiudono di propria iniziativa la via dei Balcani. Se i grandi gesti umani dimostrativi si riducono a un pellegrinaggio in ginocchio davanti all’autocrate di turno, sia Erdogan od altri, la politica stessa si dimostra un gesto vuoto. C’è molto da fare al di là dei discorsi ufficiali. Bisogna essere coscienti che il tempo dell’Europa sta finendo: è questa una constatazione drammatica. Non possiamo non osservare come aumenti ogni giorno il numero di cittadini che si illude di trovare rifugio nei propri confini nazionali e vede il progetto comunitario come portatore di rischi, debolezza e insicurezza.

Il vertice di Roma, pertanto, deve essere considerato alla stregua di un consulto medico in cui il paziente prende atto di amare verità e capisce che se esiste un via d’uscita è solo con cure urgenti e straordinarie. La cura urgente efficace perché l’Europa possa dare delle risposte esaustive non può che essere quella della riforma dell’Unione Europea in senso federale. Abbiamo bisogno di rialzare lo sguardo, ricordarci cosa ha significato vivere in uno spazio di pace per oltre 60 anni e immaginare come consegnare questo miracolo ai nostri figli. Ma dobbiamo anche agire in modo pratico e credibile, per convincere il paziente più scettico che esistono le cure e possono funzionare. Ciò significa cominciare a rendere operative le decisioni già prese nella difesa comune delle coste e dei confini, nella redistribuzione di rifugiati e richiedenti asilo e in un’intelligence comune antiterrorismo. Abbiamo bisogno di attuazione e di passi fattuali, per combattere il disfacimento e per dare risposte alla domanda angosciosa di lavoro della parte più giovane della nostra popolazione. Se queste iniziative falliranno, e l’Unione Europea, sballottata dai venti corrosivi dei nazionalismi, non troverà al suo interno le forze per risollevarsi, tutti i Paesi europei, isolati e impotenti, si incaglieranno di fronte alle sfide che solo un’Europa unita è in grado di raccogliere e risolvere.

 
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