Andare Oltre: la politica contro, secondo Mellone

Andare Oltre: la politica contro, secondo Mellone
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 7 Maggio 2017, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 19:18
Andare oltre? Proviamoci. Operazione complessa. Primo piano del Castello degli Acquaviva, a Nardò anche Palazzo Personè. Ambivalenze. Come neritini o neretini; Portoselvaggio o Porto Selvaggio. Di questi tempi come destra o sinistra, fascista o comunista. Ne parliamo dopo. Meglio. Giornata assolata. Le incertezze di primavera sembrano passate. Almeno per ora. Corridoio lungo e buio, su in Municipio. Prima di arrivare alla stanza del sindaco, l’aula consiliare: è intitolata a Renata Fonte, assessore comunale, uccisa a trentatré anni trentatré anni fa. Sembra uno scioglilingua, è l’esatto contrario: qui alcuni fanno ancora fatica ad articolare le parole. E del resto quella targa è stata affissa solo il 3 gennaio scorso. Molto tempo dopo. Troppo dopo. L’ha voluta il nuovo inquilino del Palazzo, Mellone. 

Neanche un anno di mandato e molte cose fatte, nessuna banale. La prima, la più clamorosa: l’ordinanza per vietare il lavoro dei braccianti dalle 12 alle 16 in estate. L’anno prima, il 21 luglio 2015, il caldo aveva fatto scoppiare il cuore a un immigrato sudanese, Mohamed, chino sui campi di Nardò a raccogliere pomodori. L’ultima impresa ha consacrato Mellone “personaggio”, ben oltre – diciamo – quanto non fosse già: appoggiare da destra, e che destra, Michele Emiliano alle primarie Pd. Detto, fatto. Un terremoto, quasi uno psicodramma: la sezione ha dovuto chiudere i battenti di fronte alla fiumana di aspiranti elettori, a naso non propriamente di sinistra, arrivati in massa per sostenere il governatore. «Una risorsa per tutto il Sud e per la Puglia». Voto sospeso. Michele Serra lo ha dipinto sull’Amaca di Repubblica: “Come spiegare la decisione del sindaco fascista? Perché gli piaceva una scrutatrice? Perché voleva sputare sulla scheda? Perché a Nardò sono spiritosi da tempi non sospetti? Per il puro gusto di rompere le balle?”. Risposta via social: “C’è gente che pagherebbe milioni per finire sulla prima pagina di Repubblica. Io l’ho fatto con due euro”. Il costo del voto alle primarie. Andiamo oltre.

Amato o detestato in misura differente. Giacca e cravatta solo all’atto di insediamento; poi quasi impresentabile secondo galateo («fa niente: mi vedrete sempre così»). Prendere o lasciare. Pippi Mellone, per la precisione. Trentatré anni anche lui. «Il nomignolo è un omaggio a mio nonno». Masipronunciatuttounito. Sulla scrivania fa fede un atto dirigenziale indirizzato al sindaco “P. Mellone”, appunto. In un lontano passato si sarà chiamato Giuseppe. Forse. Chissà. «Diamoci del tu». Ma sì. Padre muratore, tradizioni missine; madre casalinga, socialista e attivista. La politica nel sangue. L’alchimia ha prodotto lui, avvocato come il fratello, Marco. «La famiglia è fondamentale. Mi è sempre vicina». Anche in modo tangibile, vedremo. Formazione politica a destra, quella sociale di Pino Rauti, quella riformista di Gianfranco Fini; il cuore un po’ a sinistra. Le coordinate spaziali sono variabili indipendenti: potresti ritrovarlo all’opposizione di se stesso, o al governo nonostante se stesso. Gli avversari riducono le metafore all’osso: «È tutto un bluff». Di certo, un ossimoro. Militanza in Azione Giovani, poi nel 2013 il varo del suo movimento culturale, “Andare oltre”. Eccolo. Nel 2016, quasi un anno fa, ha conquistato Nardò con uno schieramento trasversale, il sindaco più giovane di sempre nel secondo comune del Salento (ma primo per estensione): rimonta super al ballottaggio, 2.200 voti recuperati e sindaco uscente superato sul filo di lana. Ora con “Andare oltre” correrà alle comunali di Galatone, Galatina e Lecce, soprattutto. Chi vincerà nel capoluogo? «Al ballottaggio Alessandro Delli Noci, per noi il candidato di riferimento». Sulla pagina facebook di Mellone i due sono insieme in foto, accanto all’altro sindaco young made in Salento, Stefano Minerva, “cocco” di Emiliano a Gallipoli. Qui andare oltre è tutto un programma.

Atteggiamenti e comportamenti a volte discutibili. «Pazienza: io per l’interlocutore sono sempre poco ortodosso. Il fatto è che non ho preclusioni per nessuno. Adoro il confronto e l’arena è il mio habitat naturale. Preferisco circondarmi di teste pensanti. Le mie scelte sono all’insegna del pragmatismo. Di fatto, superano le vecchie logiche». Populista in tempo di populismi? «No. Non lo sono». Ha messo all’angolo i Democratici, ha costretto Forza Italia a entrare in coalizione senza vessillo (declinato in “Forza Nardò”), ha tenuto fuori dal Comune i grillini, rimasti a secco di consiglieri. Eppure alle Regionali, nel 2015, aveva sostenuto la promessa pentastellata nata e cresciuta in casa, Cristian Casili. «Ma la differenza tra me e i grillini è che loro non hanno una classe dirigente sul territorio. Noi lavoriamo in senso opposto». Un frullatore, per chi adora i frullati.
L’addetto stampa Danilo Siciliano vigila discreto, seduto in un angolo. Mellone, dietro alla scrivania, è torrenziale. Il supporto logistico serve a rimarcare gli snodi cruciali. Un passo indietro. Il primo ingresso in Comune - lato opposizione - nel 2012. Mellone era stato eletto l’anno prima, ma il ricorso di uno degli esclusi gli era costato il posto (e diecimila euro di parcella per l’avvocato della controparte, ora anche il suo in battaglie campali da sindaco: «Eh beh, ho provato sulla mia pelle tutto il valore di Paolo Gaballo». I “piccioli”, però, ce li ha rimessi la famiglia. Supporto tangibile, si diceva). Alla fine, comunque, l’approdo in aula: il beau geste di Giancarlo De Pascalis, candidato sindaco del suo schieramento (in coabitazione con il Pd, ullallà), gli aveva spalancato le porte del Comune con le sue dimissioni.

Tappe bruciate. D’accordo: ha protetto i braccianti, ed è pronta la nuova ordinanza calibrata su colture e temperature; ha siglato con Emiliano il protocollo che blocca lo scarico a mare del depuratore consortile; ha affidato a una cooperativa di sinistra (“Diritti a Sud”) la gestione di Masseria Boncuri, con alloggio per 16 migranti; ha celebrato la prima unione civile; ha ridotto del 10% la tassa sui rifiuti, imponendo tagli alla ditta incaricata (imponendo? «diciamo battendo i pugni, è meglio»); ha trasferito parte degli uffici comunali nella nuovissima struttura dell’ex tribunale («volevano farci l’archivio provinciale del giudice di pace, lì»); ha avviato la rotazione dei dirigenti (e in tre gli hanno fatto causa); s’è ridotto lo stipendio del 20%, destinando 420 euro al mese a un’associazione (“Io ho quel che ho donato”) di assistenza a poveri e bisognosi; ha eliminato le strisce blu in città, e in estate ridurrà a un euro la tariffa oraria nelle marine (a “Posto di blocco” in arrivo area sosta da 600 auto con navetta per il mare, tutto gratuito). E poi le strade, con intitolazione arcobaleno da Che Guevara e Peppino Impastato fino alle vittime “nere”. D’accordo tutto. Ma il passato resta e a volte ritorna, con video impietosi. Uno in particolare, datato 2012 e rilanciato da manine beffarde nei giorni del caos primarie: immortala l’attuale sindaco in una commemorazione con saluto fascista, omaggio a Sergio Ramelli, militante del Fronte della gioventù ucciso a 18 anni nel 1975, a Milano. «Era appena un ragazzo, un pacifista. Fu ammazzato a colpi di chiave inglese. Non ho nulla di cui vergognarmi, non disconosco nulla di quanto ho fatto in passato: ha prodotto quello che sono oggi. Anche le scritte sui muri. Botte mai. Quelle, se proprio, le abbiamo prese. Mani aperte, pugni chiusi: io non ci vedo nulla di strano, in nessun caso».

Prendere o lasciare, no? Per i dubbi residui, da azzerare o moltiplicare, ecco servito il Mellone-pensiero in salsa globale: sì alla legalizzazione delle droghe leggere («la destra legalitaria è fuori tempo»); sì all’uso delle armi come legittima difesa («quando necessario»); sì all’eutanasia («il testamento biologico è solo un compromesso»). Innamorato di papa Francesco. E tifoso della Juve, già alla ricerca di un biglietto per Cardiff. E questo è tutto. Però ora non chiamatelo “fasciocomunista”, sebbene conosca di persona l’autore del romanzo, Antonio Pennacchi. Non per altro, semplicemente perché qui andiamo oltre. Ma quanto, e fin dove, lo vedremo.
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