Mafia, quei modelli mutuati da Gomorra

Mafia, quei modelli mutuati da Gomorra
di Vincenzo MARUCCIO
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Domenica 10 Settembre 2017, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 17:59
La spartizione del territorio, gli accordi per non pestarsi i piedi, le minacce per intimidire. E l’omertà costruita attorno, come un fortino inespugnabile. Vecchie formule - sempre buone per tenere lontana la legalità quando il tessuto sociale è debole e il lavoro bisogna chiederlo “per favore” - che incrociano nuovi modelli provenienti dalle grandi organizzazioni criminali.
Il local che diventa global. Nei metodi, innanzitutto. Lo copia, lo imita, lo manda giù a memoria perché non ci sono più barriere neanche nelle cittadine e nei piccoli paesi dell’entroterra quando, finita l’estate, si spengono i riflettori del Salento style che piace ai turisti e restano rapine, estorsioni e attentati come ai tempi della Scu violenta e sanguinaria degli anni Novanta.
Il quadro descritto dalle indagini parla chiaro: c’è un pezzo di Salento dove la violenza dei comportamenti è ancora l’elemento essenziale per tenere sotto scacco imprenditori, per costringere il cittadino a non denunciare il furto di un’auto, per alimentare connivenze con il politico di turno pronto a diventare il terminale di uno scambio di favori che produce redditi illegali e consenso elettorale. Uno spaccato ben lontano dal riciclo del denaro sporco in masserie di lusso o in lidi balneari in testa alle classifiche di gradimento. Più mafia vecchio stampo che sofisticate operazioni di ingegneria finanziaria per portare il denaro nelle casse off-shore. Mafia che s’inabissa solo se proprio è necessario tenere tutto sotto traccia. O che, altrimenti, non si fa scrupoli a farsi sentire con pistolettate, bombe e gente pestata a sangue. Il consenso sociale si costruisce anche così quando gli anticorpi latitano e le classi dirigenti - e qui non c’entra solo la politica - guardano più alla propria autoconservazione che alla crescita del territorio.
E qui c’è il piccolo schermo che diventa di grande aiuto: il microcosmo che si sposa, appunto, con il resto del mondo attraverso le serie tv. Il business illegale si alimenta facilmente azionando un telecomando e sintonizzandosi sulla fiction preferita. Meglio delle scatole cinesi, delle suggestioni delle isole Cayman, degli investimenti in attività 4.0. E il ragionamento, nel cuore del Salento lontano dai riflettori dei convegni sulla legalità, si fa strada con semplicità nelle riunioni all’interno del clan: facciamo come la Camorra nelle periferie di Napoli e lungo le strade del Casertano.
La mafia ai tempi della tivvù. La realtà che copia la fiction, la riproduce e, addirittura, la supera. Come nella gestione della droga, il core business del clan Coluccia e di molti altri gruppuscoli sparsi nel territorio: le piazze dello spaccio “affittate” dal clan ai gruppi più piccoli, l’autorizzazione a vendere cocaina o marjiuana in cambio di un pagamento fisso mensile o di una percentuale (quello che una volta si chiamava “punto), una sorta di concessione del territorio con regole precise.
Esattamente come in “Gomorra”, la serie di successo di Sky che tiene inchiodati milioni di italiani. Stesso meccanismo, stessi automatismi, stessi accordi presi con la pistola puntata alla tempia. Chi sbaglia, paga. Con la vita, tavolta, come quando sta per finire una puntata e ti lascia con il fiato sospeso. Intrattenimento del dopo-cena in alternativa ad una serata al cinema per la gran parte del pubblico. Molto più di un buon prodotto cinematografico per i piccoli e grandi gruppi criminali a gestione prevalentamente familiare. Boss, gregari e luogotenenti: personaggi televisivi presi in prestito e adattati alle nostre realtà. Se funziona lì, in tivvù, perché non dovrebbe funzionare anche nella vita (criminale) di ogni giorno? Il cerchio che si chiude. Il muro tra local e global definitivamente abbattutto. La violenza dell’illegalità che si assomiglia. Sempre, purtroppo. A Secondigliano come a Sogliano. In attesa che gli anticorpi - le risposte delle istituzioni, innanzitutto, nel Salento ancora troppo indietro - riprendano vigore.

 
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