Il Salento bello e lontano. Senza trasporti nessuna svolta per il turismo

Il Salento bello e lontano. Senza trasporti nessuna svolta per il turismo
di Chiara MONTEFRANCESCO
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Domenica 18 Giugno 2017, 19:42
Puntuale e scontata come l’estate è arrivata la questione dell’isolamento della Puglia e in particolare del Salento rispetto alla rete dei collegamenti nazionali ed internazionali. Questione di non poco conto considerato che con l’estate la domanda di trasporto e le esigenze di spostamento crescono e si moltiplicano. Si sa infatti che il turismo bussa alle nostre porte praticamente, ogni anno e pressoché esclusivamente, in coincidenza della breve stagione balneare.

Ma perché non riuscire mai a programmare a tempo debito una strategia giusta e vincente che risolva il problema. Perché ridursi sempre all’ultimo momento e piangersi addosso? La questione assilla in primo luogo i cittadini residenti, alle prese con il bisogno di mobilità insoddisfatto lungo l’arco dell’intero anno ed amplificato in maniera esponenziale nel periodo estivo. Raggiungere Roma o Milano, ma anche Napoli o qualsiasi altra destinazione nazionale o internazionale, è sempre un’impresa. Treni scarsi o inesistenti, aerei insufficienti e rari oltre che incapienti e costosi. E allora resta l’auto privata obbligata per gli spostamenti medi o l’autobus per quelli lunghi. Non è un caso che i collegamento stradali ed autostradali pullulino di corse sempre più numerose e servizi sempre più diffusi.

La questione assilla anche e soprattutto i turisti e i viaggiatori più lontani e magari anche più esigenti. Trovare posto sulle frecce di Trenitalia è un’impresa che scoraggia, per non parlare degli aerei dell’Alitalia. E meno male che c’è ancora Ryanair e qualche vettore di naso fine che si pone nella scia dei voli low cost nostrani. La conclusione resta sempre la stessa: si ingrossano le fila delle auto che puntano alle spiagge salentine. Gli operatori turistici spesso assistono impotenti alle assurde, penalizzanti deficienze di collegamenti dignitosi ed efficienti. Si trovano spesso alle prese con richieste di servizi di mobilità interna inesistenti o comunque inadeguati ed insufficienti a cui cercano di sopperire in maniera estemporanea. Talora organizzando proprie navette, talora anche strutturando veri e propri servizi di voli charter per intercettare o soddisfate la domanda di soggiorno nelle loro strutture. Fatti, certo, tutti encomiabili che tuttavia dimostrano l’arretratezza della nostra offerta di servizi. Che è costante lungo l’intero arco dell’anno, ma che esplode e diviene eclatante in estate.

E qui la questione cessa di essere solo fastidiosa o frustrante per diventare dirimente per lo sviluppo strutturato, serio, costante ed economicamente rilevante del turismo, anzi dei turismi attivati dalle molteplici e differenziate domande di soggiorno. Sviluppo che tarda ad arrivare, a dispetto delle folle che soffocano il nostro territorio per qualche settimana tra luglio ed agosto e che puntualmente innescano inni autocelebrativi sulle straordinarie potenzialità del turismo nostrano. Che tuttavia non si traducono ancora in ricchezza e occupazione solida e diffusa. In sviluppo, appunto! Non è un caso che il turismo stenti ad assumere la valenza di traino e di leva della crescita! I dati del Pil e dell’occupazione restano assolutamente deficitari nonostante il gran parlare! Il turismo intercettato resta fondamentalmente quello giovanile e nostrano, di certo non in grado di stimolare l’economia ed anzi tale da creare addirittura problemi di ordine pubblico e di degrado ambientale. Sono rare le enclave dove arriva un turismo di qualità non numeroso ma economicamente rilevante.
Esse sono concentrate in massima parte nel quadrilatero della Valle d’Itria, Cisternino-Fasano-Ostuni-Martina Franca, o nell’area barese o sul Gargano piuttosto che nel Salento.

Bisogna partire da qui se finalmente si vuole invertire una tendenza modaiola e massificante che sembra ormai caratterizzare l’estate ed il turismo salentino. Ricominciando dai trasporti. E dai collegamenti. E da una seria programmazione. Anticipata e tempestiva. Non improvvisata e infarcita da alibi, scorciatoie ed esibizioni muscolari inutili quanto ridicole. Sì, perché i muscoli esibiti sono quelli facciali tesi a mostrare frustrazione o contrizione nella speranza di ottenere qualche contentino. Che arriva puntualmente in ritardo e non serve a nessuno. Perché nel frattempo chi doveva decidere le proprie vacanze lo avrà già fatto cambiando destinazione o intasando gli autobus o usando le auto. Risultato? Trenitalia sopprimerà quelle poche corse concesse per... mancanza di viaggiatori! Le istituzioni dal canto loro riporranno gli scrupoli e rimuoveranno i sensi di colpa salvo a rispolverarli l’anno successivo.

E allora? Ripartire da una seria programmazione comporta alcune scelte fondamentali. Prima fra tutte assumere la questione dei collegamenti e dei trasporti come prioritaria e fondamentale per 365 giorni all’anno. Assumere una strategia ben articolata e studiata nei minimi particolari oltre che condotta con determinazione prima di tutto in sede regionale e quindi in sede nazionale. Il destino e la gestione della società aeroporti di Puglia con i suoi scali di Bari e Brindisi deve rientrate in tale strategia. Così come deve rientrare l’integrazione della rete ferroviaria locale (FSE) con quella nazionale a cominciare dal collegamento ferroviario, stabile e ordinario con l’aeroporto del Salento. Infine è tempo di perseguire senza tentennamenti l’obiettivo della realizzazione di una nuova direttrice di connessione stradale e ferroviaria verso il tirreno che potenzi adeguatamente il collegamento stradale (l’itinerario Bradanico-Salentino più volte evocato su questo giornale) e quello ferroviario su Taranto. Un itinerario che percorra la Basilicata e raggiunga Napoli e Roma attraverso Salerno.

È un vecchio progetto, sempre sottovalutato dalle Istituzioni locali, regionali e dall’Anas e osteggiato dalle Ferrovie dello Stato. Si è preferito puntare tutto sulla dorsale appenninica e sul collegamento Bari-Napoli. Tuttora di là da venire e certamente da realizzare ma senza escludere la seconda dorsale, quella ionica-tirrenica necessaria ed anzi indispensabile per non tagliare fuori dallo sviluppo gran parte dell’area più periferica del Sud che coinvolge l’intera Puglia meridionale, la Calabria Cosentina, tutta la Basilicata e la Campania meridionale. Stiamo parlando di un’area molto vasta e popolosa che conta oltre tre milioni di abitanti e che d’incanto cesserebbe di essere marginale ed emarginata.

Attualmente è la Regione Basilicata che si sta ponendo con decisione in tale prospettiva. L’auspicio è che essa possa trovare convinti alleati nelle istituzioni e nelle popolazioni dei territori limitrofi. A cominciare dal Salento. È troppo pretendere che anche la regione Puglia faccia sua una simile strategia sostenendo le ragioni del Salento? Un sistema di collegamenti ampio e diversificato rappresenta la premessa insostituibile per qualsiasi strategia di sviluppo e la condizione indispensabile per passare, finalmente, da un turismo concentrato nel tempo e nel richiamo balneare ad un turismo articolato, distribuito lungo i 365 giorni dell’anno e in grado di attrarre le tante differenti domande che sempre più chiedono attenzione e servizi efficaci e qualità. Queste sì sono in grado di innescare processi di sviluppo duraturi e significativi sul pil, sulla occupazione ma anche e soprattutto sulla crescita complessiva del territorio.

Non c’è tempo da perdere! Per domani e dopodomani! L’oggi è ormai compromesso e appannaggio della solita emergenza!
 
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