Un'occasione mancata per avere un Fisco amico

Un'occasione mancata per avere un Fisco amico
di Oronzo TRIO
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Martedì 22 Gennaio 2019, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 19:11
Con il Decreto legge n. 119 del 2018, convertito con modifiche dalla legge n. 145 dello stesso anno, è stata avviatao la nuova stagione dei cosiddetti condoni fiscali. Ad un buon osservatore non sfugge come tali misure non possano essere completamente inquadrate in tale ambito. È, infatti, venuta meno la possibilità, inizialmente prevista, di presentare una dichiarazione integrativa attraverso la quale il contribuente poteva dichiarare redditi omessi in passato.

Non si scorgono, dunque, le stesse opportunità offerte dai condoni del passato, in particolare non vi è traccia della preclusione per il fisco di effettuare controlli ed accertamenti sulle annualità pregresse.
Certo non può non apprezzarsi come il governo, prendendo atto delle obiettive difficoltà economiche in cui versano molti cittadini (e troppe imprese), abbia previsto relativamente alle iscrizioni a ruolo effettuate sino al 2017, la possibilità di definire le cartelle mediante l'istituto della definizione agevolata (nota come rottamazione), insieme all'azzeramento di sanzioni ed interessi e il pagamento in cinque anni. Così come è altrettanto apprezzabile, e di indubbio beneficio per molti, il cosiddetto saldo e stralcio, consistente in un netto abbattimento degli importi richiesti dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione, quando i valore Isee siano al di sotto di determinate soglie.

Sullo sfondo resta però l'amaro in bocca per la mancata inclusione nelle sanatorie degli avvisi bonari, che pure sembravano destinati a rientrarvi stando alle forse intempestive dichiarazioni ufficiali alle quali numerosi esponenti della maggioranza si erano lasciati andare.

Cosa sono gli avvisi bonari? Si tratta di comunicazioni di irregolarità inviate dall'Agenzia delle Entrate per segnalare al contribuente la presenza di errori o di omessi versamenti scaturenti dal controllo delle dichiarazioni. Con tali comunicazioni sono richieste le imposte non versate unitamente agli interessi ed alle sanzioni che, se pagate entro trenta giorni, vengono applicate in misura ridotta. Ciò permette al contribuente che ritenga fondati i rilievi, di aderire alla richiesta pagando, oltre all'imposta, una sanzione ridotta ad un terzo, vale a dire nella misura del 10% in luogo di quella massima del 30% che è invece dovuta se viene fatto decorrere infruttuosamente il termine. Dal trentunesimo giorno in avanti infatti scattano i termini per l'emissione della cartella con la conseguente maggiorazione sia del triplo della sanzione che degli oneri di riscossione.
L'esclusione degli avvisi bonari dalla pace fiscale ha prodotto un evidente paradosso. Infatti coloro che hanno ignorato gli avvisi ricevuti ed hanno atteso di ricevere la cartella, con le nuove misure si trovano nella condizione di poter risparmiare tanto le sanzioni quanto gli interessi. Al contrario, coloro che diligentemente hanno deciso di mettersi in regola da subito sono esclusi da tale beneficio e devono continuare a pagare (qualora non lo abbiano già fatto in un'unica soluzione), tutte le rimanenti rate, comprensive delle une e degli altri.

Si tratta di una evidente disparità di trattamento che non pare né accettabile, né comprensibile. Ci si chiede quale sia la differenza tra il contribuente che in difficoltà o per altre ragioni abbia deciso di non pagare e quello che, magari ricorrendo a prestiti bancari o attingendo ad altre fonti con notevoli sacrifici e rinunce, abbia inteso evitare ulteriori problemi ed aggravi di costo pagando subito. È chiaro a tutti che non solo non ci sono differenze, ma non esistono nemmeno ragioni plausibili per operare questa discriminazione.

Non convincono affatto le addotte ragioni di copertura per giustificare l'esclusione. Si fa fatica a comprendere come mai tali impedimenti riguardino la rinuncia per il fisco alla sanzione del 10 per cento e non interessino anche quella del 30 per cento, evidentemente più alta oltre che considerevolmente più significativa per gli impatti sui conti pubblici. Qualcosa sfugge all'osservatore, ma soprattutto al contribuente onesto e sempre più disorientato.

C'è da augurarsi dunque che le forze politiche prendano atto di questa macroscopica anomalia e provvedano ad eliminarla tempestivamente, con appositi interventi normativi. Se davvero si vuole far sentire il fisco come amico, almeno così come si legge negli uffici dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione, occorre assumere comportamenti coerenti. L'eliminazione della discrasia indicata in questo articolo ne sarebbe a parere di chi scrive un esempio molto apprezzato.
 
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