L'Unisalento ha le carte per recuperare sulla ricerca

di Ferdinando BOERO
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Giovedì 22 Dicembre 2016, 16:14
La nostra reputazione è quello che gli altri dicono di noi. Sono state rese pubbliche le valutazioni della ricerca e l’Università del Salento, nel suo complesso, ha una posizione bassa nella classifica. Tutti i media ne parlano e questo mina la nostra reputazione. Il valore di una laurea dipende dal valore di chi la conferisce, e l’attrattività didattica è condizionata dalla qualità della ricerca. Un’Università ai primi posti nelle valutazioni della ricerca attrae più studenti di un’Università che naviga nella bassa classifica.
L’esito della valutazione è anche legato a una protesta dei professori, perché il nostro stipendio bloccato da sei anni mentre tutti gli altri comparti pubblici non sono stati penalizzati. Esiste una volontà diffusa di criminalizzare le Università e i professori universitari sono spesso dipinti come clientelari, nullafacenti e inefficienti. Se i laureati italiani emigrano all’estero, significa che lì sono molto apprezzati e se lo sono significa che non facciamo poi tanto male il nostro lavoro. Alcuni hanno scelto di protestare non presentando i prodotti della ricerca ai fini della valutazione; i prodotti non presentati vengono contati come mancanti e questo influisce sulla valutazione. Pur condividendo la protesta, molti hanno ritenuto di presentare i prodotti (me compreso) ma l’adesione dei docenti di Unisalento è stata molto superiore rispetto a quella delle altre Università e questo ci ha certamente penalizzato. Il punteggio ottenuto dall’Università del Salento è il risultato dei punteggi ottenuti dai vari Dipartimenti che, a loro volta, sono il risultato della somma dei punteggi ottenuti dai singoli ricercatori afferenti. Alcuni Dipartimenti sono stati valutati bene o abbastanza bene, altri sono agli ultimi posti in Italia. Il risultato totale è la media dei risultati dei Dipartimenti. Le valutazioni rivelano Dipartimenti con buona ricerca e altri che non sono all’altezza delle aspettative, a volte a causa di una maggiore adesione alla protesta. Qualificazioni particolarmente basse annullano le qualificazioni alte, ed ecco il basso risultato della nostra Università.
Sarà bene analizzare accuratamente i risultati della valutazione e prendere adeguati provvedimenti per le prossime. Ci sono aree in cui i livelli dell’Università del Salento raggiungono standard europei. In altre raggiungiamo standard nazionali e in altre ancora siamo al cabotaggio regionale. È necessaria una politica di incentivazione del merito, per valorizzare quel che di buono esprimiamo e lavorare perché ciò che è meno buono diventi buono. In democrazia, se la maggioranza rientra nella categoria del “meno buono”, la maggioranza prevale (come nella statistica). E se il “meno buono” rifiuta le proprie responsabilità e promuove politiche di conservazione del proprio status indipendentemente dalla valutazioni, le conseguenze si pagano. Diminuiscono i fondi, diminuisce l’attrattività verso gli studenti, diminuisce la motivazione di chi ha ottenuto buone valutazioni. Le altre Università reclutano i soggetti competitivi, magari attingendoli dalle liste di abilitati a ruoli superiori, e non abbiamo le risorse per farli restare. Uno è partito per Trieste l’altro ieri.
Questo mina la nostra reputazione e porta l’Università verso il declassamento. Se la ricerca è di basso profilo e si punta solo alla didattica, si diventa un esamificio. Invece di essere un ascensore sociale, l’Università diventa un ammortizzatore sociale e serve per tenere impegnati per qualche anno i futuri disoccupati intellettuali.
La valutazione della ricerca non è svolta in modo ottimale, sono il primo a dirlo. E’ come la democrazia: è un sistema imperfetto, che si può migliorare, ma ne conosciamo di migliori? Possiamo migliorarla internamente e indirizzare su questo le strategie future. Per garantire la nostra immagine dobbiamo valorizzare i buoni risultati e, internamente, lavorare per incentivare il miglioramento. Pensando anche a penalizzazioni per chi si ostina a non ritenere importante la buona qualità della ricerca. Oramai non si può più ignorare che la ricerca è importante e le decisioni future andranno ben meditate alla luce di queste valutazioni. Il Salento ha le carte in regola per esprimere un’Università di serie A (con didattica e ricerca) e non di serie B (con poca ricerca e molta didattica) e l’Università ha la possibilità di essere all’altezza delle aspettative. Se si guardano le valutazioni ci sono molte aree in cui siamo un’ottima Università e, nonostante questo risultato apparentemente negativo, sono fiero di appartenervi!
 
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