Terremoto, un ospedale in tenda e scuole così Amatrice non si rassegna

Terremoto, un ospedale in tenda e scuole così Amatrice non si rassegna
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 26 Agosto 2016, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 11:48

dal nostro inviato
AMATRICE Qui realizziamo l'ospedale, qui a settembre apriamo le scuole... Ad Amatrice hanno guardato anche troppo a lungo l'intero corso principale della città che sembra l'immagine degli effetti di un bombardamento della seconda guerra mondiale. Vogliono provare a pensare a un futuro. Eppure, è una cittadina che non ha più una casa agibile, fino a quando non saranno svolti i controlli e le messe in sicurezza. Sono donne e uomini che si mettono in fila, ordinati ed educati, di fronte alle tende-obitorio dove sono conservate 200 salme e, uno alla volta, osservano al computer le foto, per capire se il loro caro sia tra le vittime.
 
 

 
INTERVENTI IMMEDIATI
È un paese che piange, ma si lamenta meno di quanto ti aspetteresti e non vuole arrendersi. «Servono segnali, subito, chi l'ha detto che non ci riprenderemo? Certo, oggi posso solo dire che ho perso tutto, la casa, il negozio» ripete Fabrizio, un commerciante. Ieri il sindaco Sergio Pirozzi ha trascinato Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio, in un'area vicina a un istituto religioso, insieme hanno deciso che lì sarà allestito nel giro di due giorni una tenda ospedale. «Con i medici che prima erano nell'ospedale di Amatrice oggi inagibile per il sisma, ma anche con altri che arriveranno da Roma» dice Alessio D'Amato, direttore della cabina di regia della sanità del Lazio. Per capire: non è un ospedale per i feriti del terremoto, ma per i cittadini che continueranno ad abitare ad Amatrice. Ma Pirozzi vuole anche riaprire le scuole, in alcuni prefabbricati, e lo vuole fare tra tre settimane, perché se vanno via anche i giovani è finita, devono restare qui, andare a lezione, mantenere viva Amatrice, negare ciò che tutti vedono, cioè che la speranza sembra fuggire via.

Nessuna casa è agibile, salvo rare eccezioni lontane dal centro. Lo dice anche un documento firmato dal sindaco: dobbiamo fare un censimento certosino, in nome della sicurezza, casa per casa, per capire quali sono pericolanti e quali possono essere ancora abitate. «Nel frattempo nelle abitazioni non si entra, non possiamo rischiare».

LE RUSPE AL LAVORO
Tutti fuori, sono state allestite otto tendopoli, anche ieri le ruspe erano al lavoro non solo per scavare o demolire ciò che è pericolante, ma anche per ripartire, per spianare i campi dove sono state montate le tende. Ci sono duemila posti e in fondo tanti sono gli sfollati, anche se nelle prime due notti in molti hanno scelto di dormire davanti alle loro case, perché hanno paura che qualcuno vada a rubare, come lo sciacallo che è stato arrestato ieri. «Io di qui non me ne vado - ripete un signore anziano - almeno fino a quando non riesco ad entrare dentro a casa mia, anche se è proibito, e recuperare i soldi e l'oro che sono ancora dentro, voi non potete capire come sia perdere tutto in un attimo».

«Ma dobbiamo stare anche vicino a queste famiglie dal punto di vista spirituale e morale, non solo materiale, perché parliamo di persone che hanno perso i loro cari, i figli, i genitori, i fratelli, sono poche le famiglie che non hanno un dramma da raccontare» dice il parroco, Savino D'Amelio. Alle 18 viene celebrata una messa, con il vescovo di Rieti, ma ancora non si sa come saranno officiati i funerali, se con un'unica, triste e affollata celebrazione, difficile da organizzare anche dal punto di vista logistico. Eppure, di fronte a questi drammi che appaiono superiori alle forze di qualsiasi essere umano, ad Amatrice, vogliono lottare ancora, come Carlo, l'operatore del 118, che con il terremoto ha persone due figli, ma è ancora in servizio, per aiutare gli altri. O come il carabiniere in servizio ad Amatrice: in una casa in corso Umberto sono stati ritrovati i cadaveri dei suoceri e della moglie in cinta di quattro mesi. Ancora, come l'assessore Bruno Porro, che ha perso i genitori, ma che in queste ore è in prima linea al fianco del sindaco Pirozzi.

UN PIANO PER IL FUTURO
Ecco lui, allenatore del Trastevere calcio, eletto con Fratelli d'Italia, magari a volte arrischia qualche imprudenza di troppo nelle dichiarazioni, però non si può dire che si stia tirando indietro. Ha evitato la scontata polemica politica sui soccorsi («no, il Paese ha funzionato bene, diciamo la verità») e ora insiste perché ci sia un piano vero per Amatrice, che guardi a Norcia, all'Emilia, al Friuli, «perché non è vero che in passato le ricostruzioni in Italia siano andate tutte male». Sindaco, però lo vede corso Umberto: le chiese sono crollate, i palazzi del 1500 non ci sono più, come pensa che sia possibile rimettere in piedi tutto? L'idea è di salvaguardare l'identità della città e di farlo in fretta, dandosi obiettivi precisi. I primi finanziamenti, per l'emergenza, sono arrivati oltre che dal Governo (50 milioni) anche dalla Regione Lazio (5) e dal Consiglio regionale (1,5). Ma Amatrice è il fulcro di una economia che puntava molto sul turismo, in estate vedeva decuplicare la popolazione. Sarà davvero possibile ripartire? «Noi faremo la nostra parte - dice una signora - ma lo Stato non si dimentichi di noi».