E Giggino si ritrovò unico meridionale seduto a quel tavolo

di Mario Ajello
2 Minuti di Lettura
Domenica 13 Maggio 2018, 10:56
Poco carinamente, uno dei grillini che partecipano al super-vertice fa notare, uscendo: «L'unico terrone seduto al tavolo della trattativa è Luigi». Cioè Di Maio. In verità c'è anche Spadafora. Ma i nordisti sono egemoni. A parte il luogo, Milano, il Pirellone, simbolo padano per eccellenza, quando invece un vertice così importante si sarebbe dovuto tenere a Roma che è la Capitale d'Italia, anche i presenti parlano lombardo o giù di lì. E non solo per la parte Lega (Calderoli, Giorgetti, eccetera) ma anche sul versante M5S (Toninelli, Buffagni e altri). E per di più, tra tanti temi toccati e in penuria di rappresentanti del Sud, che pure s'è rivelato il granaio dei consensi grillini, è mancato il tema del necessario riequilibrio tra le parti del Paese. Una lacuna grave. Recuperabile, naturalmente, ma per ora non è un buon segno. Ci si augura che del Meridione si parli al più presto, e che se ne parli sempre, magari non al Pirellone, ma a Roma. Perché questa - ieri lo ha ribadito sull'onda del Messaggero anche il vicesegretario del Pd laziale, Enzo Foschi - è la sede più appropriata per incontri di questo tipo. In quello di ieri, il tema dell'autonomismo - assai caro al Nord e tre o quattro possibili ministri delle Autonomie erano seduti al tavolo - ha avuto il suo spazio a detrimento della questione meridionale. Che è altrettanto importante. O forse lo è di più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA