L'analisi/In Sicilia aria di fuga pd verso M5S

di Mario Ajello
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Venerdì 3 Novembre 2017, 00:05
dal nostro inviato
È scattato il voto utile nel Pd siciliano. Ovvero? «Una cosa è certa», raccontano.  «E cioè che - dice uno dei big del partito renziano all’Assemblea Regionale - l’ottimo Micari perderà purtroppo e perderà male». Questa è l’opinione di tutti. Ed era prevedibile fin dall’inizio questo flop annunciato, fin da quando - in sede di accordo con i centristi d’area alfanea - i dem sovrastimarono l’aiuto che sarebbe potuto arrivare da quegli alleati in aggiunta al loro modesto 13,4 per cento ottenuto cinque anni fa e andatosi assottigliando secondo i sondaggi. Dunque, spira molto forte, da sinistra, il vento che porta a votare Cancelleri.

Uno strano ircocervo, il democrat-grillismo, si aggira nelle ultime ore della campagna elettorale e se la partecipazione al voto sarà alta - e nel caso se ne avvantaggerebbe proprio il candidato M5S - il soccorso rosso a Cancelleri potrebbe fare la differenza in suo favore nel testa a testa contro Musumeci. 

Un patto post-elettorale di governo, per dare la maggioranza in assemblea regionale all’esponente grillino che da solo non dovrebbe avere i numeri, sarebbe stato già sancito informalmente tra la sinistra-sinistra di Fava (dato per quarto classificato) e l’eventuale governatore pentastellato. Il quale dice: «Sono più le cose che ci avvicinano alla sinistra che quelle che ci dividono». E si vanta di raccontare che ha il poster di Che Guevara in camera da letto a Caltanissetta, e comunque in passato e stato vicino, ma mai iscritto, a Rifondazione Comunista. Un esponente di Mdp, tra il più vicini a Bersani, ha da poco lasciato la Sicilia e racconta: «In questa ultimissima fase della campagna elettorale, molti dei nostri e del popolo del Pd stanno capendo che, nella polarizzazione Musumeci-Cancelleri, e con i dem in grosse difficoltà, alla fine bisognerà spostarsi sul candidato M5S. Meglio lui del vecchio sistema berlusconiano, no?». 

<HS9>Se da una parte, nel Pd fuori gioco, ci sono campioni di preferenze come il catanese Luca Sammartino (accreditato di un bottino personale di 18.000 voti) che sono pronti dopo le elezioni a correre in soccorso di un eventuale governo Musumeci cambiando casacca - ma qui è normale: negli ultimi 5 anni i salti della quaglia su 90 onorevoli in tutto sono stati 115 - dall’altra parte in questo stesso partito vigono ordini di scuderia opposti. Quello di Anthony Barbagallo, ex assessore di Crocetta cui viene attribuito un bacino di consensi intorno ai 10mila voti, è di votare Cancelleri. In previsione di future “convergenze di governo”, come si dice in politichese, lingua molto praticata nel Pd isolano.

E ancora: l’altro giorno, dopo uno dei suoi soliti giri ospedalieri, un importante medico catanese - che porta lo stesso cognome di Latteri, che fu parlamentare democristiano e uomo forte della politica etnea - ha raccontato a un amico: «Impressionante, tutto il proletariato della sanità, gli infermieri, i tecnici, i giovani medici, quel che ai tempi di Cuffaro stavano con Cuffaro, nell’epoca di Lombardo erano con lui e poi si sono spostati su Crocetta e sul Pd, in questi ultimi giorni non fanno che dire: Cancelleri, Cancelleri, Cancelleri».

Il baratro di un partito che ha scelto un buon candidato - Micari - ma si è avvizzito intorno a lui è misurabile anche nel rapporto con la Cgil. Che per quel che conta, non tanto in Sicilia, grilleggia a sua volta. Sia pure senza endorsement ufficiali. Così come quella parte della Confindustria tendenza anti-mafia (ma poi sbugiardata ed è inutile qui ricordare il presidente Montante indagato) la quale ha stabilito solidi rapporti sia con Crocetta sia con il potente senatore dem Lumia, regista di tutte le ultime spericolate operazioni politiche, e tutto questo contesto vede in Cancelleri e nei nuovi assetti che potrebbero crearsi una chance per ricominciare. 

<HS9>Angelo Villari, a sua volta candidato forte all’Ars sotto le insegne democrat, è uno che confidenzialmente dice: «In teoria, dovremmo andare con Micari, ma poi si vedrà». La Sicilia come terra del voto disgiunto, del resto, sembra la più adatta - vista l’impossibilità prevedibilissima di poter giocare una partita in proprio - per promuovere, da parte dem, il voto per il partito renziano e l’indicazione di Cancelleri presidente. Mentre Micari, triste, solitario y final, chiude oggi la sua campagna elettorale attraversando lo Stretto di Messina in traghetto, in compagnia di Martina e di Richetti, per poi tornare subito dopo in Sicilia. A contemplare le macerie e i tentativi di riciclo del Pd. 
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