Il neo atlantismo M5S. Salvini non molla Putin

Il neo atlantismo M5S. Salvini non molla Putin
Il neo atlantismo M5S. Salvini non molla Putin
di Mario Ajello
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Venerdì 13 Aprile 2018, 08:31 - Ultimo aggiornamento: 13:13
Matteo Salvini si toglie il colbacco alla Putin. Ma non del tutto. Luigi Di Maio ormai è più atlantista e più europeista, almeno tatticamente e per rassicurare-rassicurare-rassicurare, di quelli del Pd e infatti nella delegazione guidata da Martina, dopo essere scesi dal Colle, c'è chi ironizza: «Siamo gelosi, il leader 5 stelle ci ha rubato la parte. Ma tanto, quelli cambiano opinione a seconda del vento. E le parole per loro sono intercambiabili».

E Berlusconi? L'amico di Trump (meno di quanto potrebbe essere) e di Putin (assai assai) non ha bisogno di ricordare a Mattarella la «mia centralità internazionale» - come ripete sempre a tutti i suoi interlocutori e lo ha fatto per milionesima volta anche ieri sia nel pranzo con i suoi forzisti a Palazzo Grazioli sia nel successivo vertice con Meloni e Salvini - ma come titolare dello «spirito di Pratica di mare» e del ponte tra Usa e Russia e «grazie a me si è evitata una nuova guerra mondiale sulla Georgia» s'è mostrato estremamente duttile anche ieri. Né guerriero sulla crisi siriana, e neppure cedevole.

GIRAVOLTE
Insomma, sono andati a sostenere anche una sorta di esame di affidabilità internazionale i leader dei partiti. Si sa quanto Mattarella tenga alla fedeltà atlantica e sia preoccupato per la crisi siriana. Cerca garanzie di affidabilità della nuova possibile maggioranza, quale che sia. Anche se Salvini il putinista non ha potuto tradire il presidente russo, come Di Maio da tempo va facendo, ed è stato il più esplicito a dire - ma senza indossare la divisa dell'Armata Rossa sopra l'abito istituzionale e la cravatta verde combat da leghista d'antan che stavolta ha sfoggiato di nuovo - che «siamo fermamente contrari a qualsiasi azione unilaterale degli americani. Bisogna mediare». E insomma: «Sulla grave crisi internazionale, pur ribadendo il nostro sostegno all'alleanza atlantica, non vogliamo la guerra».

Ma quanto bisogna smussare, per superare l'esame sul Colle. Di Maio si presenta preparato, perché la lezione dell'affidabilità già l'aveva introiettata nel primo giro di consultazioni. Infatti la prima osa che disse la settimana scorsa uscendo dallo studio alla Vetrata è stata questa, tutta tesa a smentire anni di predicazione grillesca: «Con noi al governo, l'Italia manterrà gli impegni internazionali già assunti. Resterà alleata dell'Occidente, resterà nella Nato, nell'Unione europea e nell'unione monetaria».

Se governo comune sarà, la parte dell'atlantista già l'ha prenotata Giggino. La parte del filo-Putin se la tiene stretta Salvini. Il quale, per superare l'esame Colle, per esorcizzare le preoccupazioni di Mattarella sull'atteggiamento dei partiti nell'escalation siriana, è un Salvini tutto diverso da quello che appena l'altro giorno, in un Facebook live postato prima di prendere un aereo, insisteva sul presunto attacco chimico di Assad come «fake news».

Proseguendo così: «Le nostre basi agli Usa, per bombardare, non si danno. E' assurdo andare a massacrare gli innocenti sulla base di attacchi chimici tutti da dimostrare». Ed ha anche detto che «la vicenda dell'ex spia russa uccisa a Londra è una montatura inventata dagli inglesi».

MODELLO PPE
Mai Berlusconi, e neppure Salvini new version, userebbe parole e ragionamenti così, ma nella divisione su tutto tra il leader leghista e l'alleato-rivale forzista, l'unico punto di contatto sembra rimasta la politica estera (al netto delle rivendicazioni anti-europeiste di Salvini che Berlusconi modello Ppe non può appoggiare): nessuna demonizzazione di Putin, e via «con lo spirito di Pratica di mare». La sintonia con Meloni su questo c'è. E Mattarella non ha visto troppo divisi i tre sul dossier siriano.

Il compito vero che svolgono gli esaminandi è quello di apparire duttili. Il che può anche significare - è tipico della neo-politica - volatili. Ossia pronti a cambiare posizione - a contenere gli opposti nello stesso discorso come l'altra sera Di Maio a Porta a Porta: «Putin o Trump? Non fa differenza essere vicini all'uno o all'altro» - a seconda dell'occasione dell'interlocutore. E anche le alleanze parlamentari, visto che sono tutte ballerine, possono rivelare delle sorprese. Uno dei massimi esponenti della Lega, dopo la consultazione al Quirinale, ironizza anzi no: «Se dovessi scommettere il mio vitalizio, punterei in caso di guerra siriana su una maggioranza a stelle e strisce, formata da 5 stelle con il partito democratico e con Forza Italia a far da complemento». Scenario tutt'altro che da escludere. E Zio Vlad farebbe i complimenti a Salvini.
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