Pd, Letta: «Non può finire così». La minoranza non andrà in direzione

Pd, Letta: «Non può finire così». La minoranza non andrà in direzione
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Lunedì 20 Febbraio 2017, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 07:46

La scissione sembra ormai inevitabile. Mentre da Facebook arriva il grido di dolore di Enrico Letta che dice «non può finire così», la minoranza annuncia che non sarà alla direzione Pd di domani. E proprio la direzione sarà la dead line per capire se anche Michele Emiliano sarà della partita insieme alla minoranza ed Enrico Rossi. I bersaniani e il governatore della Toscana hanno ormai imboccato una strada senza ritorno. Mentre per il presidente della Regione Puglia i giochi non sono del tutto chiusi.

«E che bisogna andare a farci?», ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, riferendosi alla direzione. «Io ci sono già stato e ho parlato, e poi abbiamo fatto anche una manifestazione». Rossi ha spiegato che domani sarà comunque a Roma per un incontro, per fare il punto sull'accordo di programma per le acciaierie di Piombino. Voglio «costituire una nuova forza politica, perché milioni di cittadini che si riconoscono nella sinistra non si riconoscono adesso nel Pd», «ma non per candidarmi a qualcosa. Non sto facendo tutto questo per conquistarmi un posto in Parlamento», ha aggiunto il governatore toscano. ​

«Per me non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri», ha detto anche Roberto Speranza. «Ci aspettavamo - ha aggiunto - che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatto una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd». «In queste ore - ha aggiunto Speranza - mi confronterò ancora con i miei interlocutori. Però l'orientamento è quello che nasce da ieri, quando si è consumata una rottura». «Questo mi amareggia molto - ha concluso - e chiaramente apre dentro di noi una riflessione. In questo momento da parte mia non ci sono le condizioni per stare nel congresso».

«No, non andiamo», conferma Nico Stumpo. Non saranno presenti, spiegano, perché la direzione eleggerà la commissione per il congresso e loro non intendono farne parte, dal momento che non condividono il percorso avviato.

«Occorre una svolta radicale nel centrosinistra perché il Pd ha perso il suo popolo», ha detto Massimo D'Alema partecipando a Benevento a un convegno sul tema «Lavoro, Eguaglianza, Cittadinanza: la sinistra per l'Italia e l'Europa» organizzato dal movimento «ConsensoSannio». A sostegno della sua tesi l'ex presidente del Consiglio ha fatto riferimento ai dati delle Amministrative di Roma «dove - ha detto D'Alema - il Pd ha vinto nei quartieri benestanti, come ai Parioli e a Prati, ma ha perso nei quartieri popolari»​


«Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così», ha scritto su Facebook Enrico Letta a proposito della scissione in vista nel Pd. «Oggi non ho altro che la mia voce - scrive ancora l'ex premier - e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così».«Mentre tutto a Roma sembra finire - scrive Letta - mi guardo indietro. Voglio dire con forza che non rinnego, anzi sento forte l'orgoglio di aver partecipato alla nascita dell'Ulivo prima e del Pd poi. Quella è una storia positiva. Lo è stata grazie ai suoi gruppi dirigenti e nonostante i suoi gruppi dirigenti».

«Ma è una storia - sottolinea l'ex premier - che è stata soprattutto scritta da elettori e militanti, che vedo oggi sgomenti. Leggo, anche io sgomento, le cronache compulsive di questa fine accelerata. È così facile distruggere! Quanto più difficile è il Costruire. A distruggere ci se mette un attimo, a costruire, una vita. Ricostruire da tutte queste macerie, per chi ci si metterà, sarà lavoro ai limiti dell'impossibile».

«Mi viene spontaneo pensare - scrive ancora l'ex premier - che per i casi del calendario proprio tre anni fa ero preso da altro sgomento, lasciando Palazzo Chigi dall'oggi al domani e cominciando una nuova vita, fuori dal Parlamento e dalla politica attiva. Quello era uno sgomento solitario. Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano ancora che non sia vero. Tanti che chiedono di guardare all'interesse del paese e mettere da parte le logiche di potere. Mai avrei pensato tre anni dopo che si potesse compiere una simile parabola. Proprio nel momento in cui l'Europa, in crisi più che mai, avrebbe bisogno dell' impegno creativo degli ulivisti e democratici italiani. E proprio nel momento in cui il nostro Paese appare lacerato e in cerca di nuove ispirazioni per uscire dalle secche nelle quali si trova. Oggi non ho altro che la mia voce - conclude - e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così». 

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