Assennato scrive a Serravezza: «Tap non c'entra coi tumori»

Assennato scrive a Serravezza: «Tap non c'entra coi tumori»
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Giovedì 4 Maggio 2017, 21:43
Giorgio Assennato, ex direttore generale dell’Arpa e professore ordinario di Medicina del lavoro, si rivolge a Giuseppe Seravezza, l’oncologo salentino da otto giorni in sciopero della fame e della sete per contrastare l’arrivo a San Foca del gasdotto Tap. L’invito è a «voler cessare la sua nobile ma sbagliata (nel metodo scelto) battaglia contro la Tap», e a «non confondere l’opinione pubblica come se fosse stato autorizzato un impianto con rischio inalatorio cancerogeno».
«Conosco Giuseppe da anni - esordisce Assennato nella lettera-appello pubblicata su Facebook - e ne ammiro le qualità professionali e umane, la intensità e il coraggio civile. Mi ha sempre onorato della sua amicizia invitandomi ogni anno al suo importante evento scientifico su ambiente e salute; lo scorso anno mi ha voluto gratificare con un premio che ho molto apprezzato in un momento di sconforto e di isolamento morale. Nella sua drammatica lettera con cui ha iniziati lo sciopero della fame contro Tap Giuseppe ricorda una mia dichiarazione rilasciata qualche anno fa in cui affermavo che data l’evidenza epidemiologica, persistente negli scorsi decenni, di eccessi di tumori polmonari nei maschi della provincia di Lecce e la conseguente alta percezione del rischio della popolazione, per il principio di precauzione occorreva (e occorre) evitare nuove significative emissioni di inquinanti atmosferici nel territorio». Continua Assennato: «Giuseppe cita sempre l’esempio virtuoso di sinergia tra l’associazionismo locale (da lui autorevolmente rappresentato) e una istituzione pubblica (Arpa Puglia, da me allora diretta) quando qualche anno fa riuscimmo ad evitare l’insediamento di centrali a biomasse (pur sostenute da lobby influenti) che avrebbero comportato un impatto ambientale e sanitario negativo».
Premesse «per pregare Giuseppe di voler cessare la sua nobile ma sbagliata battaglia contro la Tap. Comuni maestri ci hanno insegnato la sanità pubblica partecipata e basata sull’evidenza scientifica. Ora, mentre ribadisco l’ esigenza duplice di inibire qualsiasi altro impianto significativo con processi combustivi e di ridurre comunque, adottando le più performanti “bat”, le emissioni autorizzate, mi chiedo se un comportamento così estremo, che comunque rappresenta un atto “violento” nei confronti del corpo umano, corrisponda alle criticità ambientali del Tap». Come sai, quando tempo fa mi fu chiesto un parere, io risposi, a titolo personale, che avrei preferito un sito “industriale” per il gasdotto e che mi avrebbe ancor più fatto piacere come medico di sanità pubblica e non come direttore di Arpa Puglia la riconversione a metano della centrale di Cerano. Non è andata cosi perché la politica ha scelto diversamente». «Tu fai bene a continuare la tua battaglia contro un impianto rifiutato dalla comunità, ma non confondere l’opinione pubblica come se fosse stato autorizzato un impianto con rischio inalatorio cancerogeno. È altro. Non lo vuoi e ti capisco. Ma ti prego di continuare la tua missione come cittadino (l’oncologia non c’entra) con armi “convenzionali”, le armi della dialettica democratica».
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