Autonomia, rivolta nei poli. E Forza Italia avvisa la "sua" ministra: «L'unica bandiera che difenderemo sarà il Mezzogiorno»

Autonomia, rivolta nei poli. E Forza Italia avvisa la "sua" ministra: «L'unica bandiera che difenderemo sarà il Mezzogiorno»
di Paola ANCORA
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Sabato 11 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 16:26

Si scrive autonomia differenziata, si legge Italia a due o più velocità. La bozza di legge quadro alla quale lavora la ministra per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini - decisa a portarla in approvazione entro la fine della legislatura ormai agli sgoccioli - è già stata definita da molti «la secessione dei ricchi». Ma è anche l’ombrello sotto il quale si vanno componendo gli equilibri di posizionamento dei partiti chiamati a misurarsi con le Politiche fra una manciata di mesi. Non a caso l’avvertimento più duro a Gelmini arriva dall’interno del suo partito, dal segretario regionale di Forza Italia in Puglia, il deputato Mauro D’Attis. «Se il Ddl sull’autonomia differenziata, nel suo testo finale, penalizzerà il Sud per noi non esisteranno più bandiere di partito, ma ci muoveremo sotto l’unica insegna del Mezzogiorno da difendere» dice D’Attis. «Il provvedimento deve prevedere meccanismi perequativi e di bilanciamento a garanzia dell’intero Paese, non deve aggravare divari già esistenti. E sono pronto, nella mia qualità di segretario, a riunire i parlamentari pugliesi e i consiglieri regionali per prendere le iniziative che riterremo necessarie». 

Le critiche e gli altri partiti


L’annuncio di una battaglia e un avviso, netto, ai colonnelli azzurri. A Gelmini, certamente, che proprio in vista del voto potrebbe puntellare la sua forza nelle regioni del Nord, per lei bacino elettorale di riferimento. E alla ministra per il Sud, Mara Carfagna, anche lei forzista, chiamata in primis dagli azzurri a disegnare la linea di “fortificazione” a difesa degli interessi del Mezzogiorno. «Già nella passata legislatura - ricorda D’Attis - avevamo espresso tutte le nostre critiche alla precedente bozza del Ddl, che non teneva conto del percorso storico, dei servizi, degli standard di base da considerare come dato di partenza per qualsiasi riforma incida sui diritti dei cittadini. Anche io sono per l’autonomia differenziata, ma parliamone dopo l’attuazione del Pnrr: la ministra Gelmini ci esporrà il suo Ddl e noi diremo la nostra, decideremo che posizione prendere». 
Da Fratelli d’Italia, che secondo i sondaggi più recenti è primo partito nel Paese, l’analisi è rinviata, l’atteggiamento prudente, come si conviene a chi sarà chiamato, con ogni probabilità, a riunire attorno a visioni condivise la coalizione di centrodestra prima delle elezioni. «È nostra abitudine commentare solo gli atti depositati - dice il coordinatore regionale del partito e parlamentare, Marcello Gemmato -. Forza Italia è una forza di governo ed è anche nel centrodestra: il tema di garantire una maggiore coesione fra Nord e Sud esiste, ma aspettiamo di leggere il Ddl Gelmini e poi ci esprimeremo». Per la Lega, che esprime i presidenti di due delle tre Regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata - ovvero Lombardia e Veneto - «l’autonomia differenziata è indubbiamente una opportunità perché si responsabilizzano le classi dirigenti che selezioniamo per rappresentarci negli Enti locali. In termini di efficienza ed economicità - commenta il senatore leghista Roberto Marti - significa che chi ha responsabilità di spesa e incasso, se sbaglia, paga.

E questo ci stimola a scegliere le migliori competenze e i migliori talenti in grado di portare ricchezza al territorio. È altrettanto chiaro - precisa poi il parlamentare leccese - che vanno comunque mantenuti i Fondi perequativi e dunque create le condizioni per superare l’annoso gap infrastrutturale tra Nord e Sud, un gap che danneggia l’economia e la produttività di tutta l’Italia».

Anche il Movimento Cinque Stelle, con Leonardo Donno insiste sulla necessità di «individuare con precisione i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)» prima del varo del Ddl sull’autonomia differenziata e sul quale «non siamo assolutamente contrari, ma può essere realizzata solo nel rispetto della Costituzione italiana, che impone di garantire un livello omogeneo di servizi pubblici per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione di residenza. I Lep vanno individuati prima, non dopo aver devoluto ulteriori competenze e risorse alle regioni che richiedono maggiore autonomia, e bisogna anche indicare come si finanziano, altrimenti il rischio è di acuire le differenze territoriali, in aperto contrasto con gli stessi principi trasversali del Pnrr».
La strada che porterà all’approvazione del Ddl per la messa a terra di una possibilità, l’autonomia differenziata, prevista dalla Carta costituzionale è ancora lunga, dunque. Forse troppo, perché tale approvazione avvenga prima che gli italiani tornino alle urne. In ogni caso, comporre gli interessi e le posizioni dei partiti non sarà impresa semplice.

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