Binario unico e taglio ai voli, Puglia a rischio isolamento

Binario unico e taglio ai voli, Puglia a rischio isolamento
di Nicola Quaranta
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:39
LECCE - La fotografia è nota: da Roma al nord si viaggia come in Europa, alta velocità e qualità dei servizi. Verso sud è un pianto. 
Di rabbia e dolore, come accadde la scorsa estate in occasione del tragico scontro tra treni nel tratto Andria-Corato. Oppure semplicemente indicatore di disagio insopportabile, per un imprevisto infinitamente meno grave rispetto alla strage del 12 luglio 2016, ma capace ugualmente di mandare in tilt l’intera rete di collegamento regionale su ferro, quando a scandire il tempo nell’Italia a due velocità è un binario unico. Prova ne sia quanto avvenuto nel giorno del primo maggio. È stata sufficiente una rotaia rotta tra Campomarino (Campobasso) e Chieuti (Foggia) a determinare il caos. 
Dalle 13.45 è stata sospesa la circolazione ferroviaria lungo la tratta a binario semplice lungo la linea ferroviaria Termoli-Foggia. E l’effetto domino è stato inevitabile. Il Frecciabianca 8803 Milano-Lecce è rimasto fermo tra le stazioni di Campomarino e Chieuti dopo che i macchinisti, al passaggio del treno, si sono accorti del problema sui binari. Alle 16.40 è terminata la manovra di sgancio delle prime tre vetture dal treno che è ripartito alle 16.56 da Chieuti, con a bordo tutti i 150 viaggiatori dell’intero convoglio e un ritardo di 194 minuti, diretto a Lecce. 
Le restanti sette vetture del treno 8803, rimaste vuote e ferme in linea, sono state spostate a Termoli. Sulla stessa linea si sono accumulati anche ulteriori ritardi al passaggio dei treni successivi, con riflessi sino al Salento, rimasto, di fatto, a lungo isolato. Né una novità, né una nuvola passeggera. Semplicemente l’effetto di un potenziamento che tarda aconcretizzarsi. L’alta capacità Lecce-Bari-Napoli prevede il completamento dei lavori non prima del 2026.
 
Mentre è ancora un “campo di battaglia” il “tavolo” istituzionale per raddoppiare 30 km di binario unico, tra Termoli e Lesina, nel cuore non di una tratta laterale ma della strategica dorsale adriatica. Strategica, appunto, ma avversata dalla comunità molisana, in rotta sul tema con il governo centrale e con la stessa Regione Puglia. 
Strani giochi del destino sullo scacchiere dei poteri tra Stato ed enti locali: un conflitto che per primo il governatore Michele Emiliano (difensore delle prerogative riconosciute alle Regioni dal Titolo V della costituzione) conosce a menadito. Cambia l’ordine degli addendi ma il risultato non cambia. Tra un braccio di ferro e l’altro, l’opera resta ancora sulla carta. 
Sul fronte dell’adeguamento della rete ferroviaria, l’unica certezza ad oggi è l’impegno annunciato dal gruppo “Ferrovie” in relazione ai lavori di completamento dell’attrezzaggio del sistema di sicurezza Scmt a bordo dei treni della flotta Fse e quelli per l’attrezzaggio del sistema Scmt a terra lungo gli 85 chilometri dell’anello ferroviario di Bari. I primi lavori, già avviati lo scorso anno, si concluderanno entro il 2017, stando al ruolino di marcia stabilito dai tecnici dell’azienda, l’investimento complessivo è di 19 milioni di euro. A finanziare l’opera è la Regione Puglia, la seconda fase dell’ammodernamento inizierà entro maggio e si concluderà entro il 2018 (costo 13 milioni). A seguire il Salento, entro il 2019. 
Rotaie a parte, l’aria che tira sul fronte dei trasporti in Puglia, dunque, non è delle migliori. Non soltanto per i ritardi nella programmazione messa a punto dal ministro Graziano Delrio. E così pure, non soltanto per il servizio a singhiozzo del “Frecciarossa” Milano-Lecce: comparso nell’estate del 2016, scomparso nel gennaio di quest’anno per ricomparire (forse) ma chissà quando. 
Altri rebus, infatti, sui cieli. Dai riflessi legati al futuro dell’ex compagnia di bandiera italiana (ieri il Cda di Alitalia, riunitosi al termine dell’assemblea, ha deciso all’unanimità di presentare l’istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria come disposto dalla legge, venute meno le condizioni per la ripatrimonializzazione e il rifinanziamento dopo il no dei dipendenti al piano di rilancio) alle incertezze per il “taglio” sui voli programmato da Ryanair, la principale compagnia low cost impegnata negli scali di Bari e Brindisi. 
Nodi che, per restare sui cieli di Puglia, si aggiungono al rebus sul futuro societario di Aeroporti di Puglia. Oggi in commissione regionale affari generali si terrà, l’audizione dei vertici di AdP e si discuterà anche in merito alla ipotizzata privatizzazione. La società che gestisce tutti gli aeroporti pugliesi, dopo il cambio di testimone tra l’Amministratore Unico Giuseppe Acierno e il presidente del Consiglio di Amministrazione Tiziano Onesti, si appresta a gestire il nuovo assetto industriale, partendo proprio da questa incognita. «Per tale motivo - spiega Cosimo Borraccino, presidente della Commissione e fautore, viceversa, dell’azionariato popolare - ho convocato una nuova audizione al fine di conoscere le ipotesi al vaglio del Consiglio di Amministrazione di AdP, alla luce della paventata privatizzazione della società, controllata per il 99% dalla Regione Puglia, mai discussa da nessuno nel Consiglio regionale e nella maggioranza». 
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