Comincia il Renzi bis: Emiliano guarda a Sud. Ancora veleni sul voto

Comincia il Renzi bis: Emiliano guarda a Sud. Ancora veleni sul voto
di Francesco G.GIOFFREDI
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Mercoledì 3 Maggio 2017, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 10:56
Quarantotto ore e la lenzuolata di dati ufficiali ancora non c’è, incagliata negli ultimi calcoli e nelle contestazioni all’esame delle commissioni di garanzia: ancora un po’ di veleni. La sostanza è però intatta, tale già dalla notte delle primarie: Matteo Renzi ha saldamente in mano il timone del Partito democratico. Il taglio del nastro della segreteria bis arriverà domenica, durante l’Assemblea nazionale dem. Poi sarà valzer di strategie, scelte (già certa la pettorina di vicesegretario a Maurizio Martina) e colpi di cacciavite all’organizzazione territoriale del partito.
Ognuno difende a scudo alto il proprio tesoretto: il segretario, ovviamente, agita la bandiera del 70% di consensi, la mole di elettori ai gazebo (1,8 milioni, oltre ogni più rosea previsione) e il bagno di legittimazione arrivato anche da pezzi rilevanti della società civile, non strettamente legati cioè al circuito del Pd; Andrea Orlando riparte dal 19,5%, una specie di pungolo con cui incalzare da sinistra l’ex premier; Michele Emiliano è costretto ad accontentarsi del 10,4%, ma gonfia il petto per aver «moltiplicato per dieci» i voti degli iscritti incassati durante le convenzioni di circolo, per la performance casalinga (54% in Puglia) e per il buon raccolto al Sud (quasi il 25%). Il verdetto nelle regioni meridionali va però letto con estrema attenzione: non penalizza troppo Renzi, e allora il governatore pugliese erode consensi soprattutto al ministro della Giustizia. Dunque: l’antirenzismo s’è eventualmente coagulato attorno a Emiliano, che in Basilicata, Molise e Sicilia si piazza secondo (24,29%, 22,7% e 14%), mentre in Campania ritocca verso l’alto il risultato nazionale (è al 14%). Il segretario oscilla a Sud tra il 61,8% della Basilicata e il 75,5% della Calabria, caso a sé la Puglia (34,9%), regione dove Orlando può solo rastrellare le briciole (10%). L’obiettivo emilianiano è costruirsi una leadership, comunque nel Pd, a vocazione meridionalista.
E se tutto il Mezzogiorno indossa la corona di area del Paese più generosa in termini di affluenza, la Puglia è trainante con i suoi 148mila voti. Merito, anche ma non solo, dell’operazione Emiliano: il governatore, trasversale per inclinazione, ha messo in moto la macchina di liste civiche ed endorsement da pezzi di destra e centrodestra, nuovi e vecchi. Dall’ex candidato presidente della Regione Francesco Schittulli al sindaco di Nardò Pippi Mellone (città dove il voto è stato sospeso dopo le violenti contestazioni per la presunta “militarizzazione” da parte di elettorato di destra), fino agli ex consiglieri regionali (come Giacomo Olivieri). In taluni casi, la tensione è alle stelle e ha preso la forma delle contestazioni formali: anche per questo dei numeri ufficiali non c’è ancora traccia.
In Puglia però si prova a ricucire e a guardare oltre: «Anche in Puglia - riflette Marco Lacarra, segretario regionale e sostenitore al congresso di Renzi - abbiamo avuto un’importante adesione al progetto democratico, foriera di buoni propositi per le prossime consultazioni amministrative e politiche. Il Pd rilancia la sua immagine e il suo programma ed in Puglia è senza dubbio il partito che si pone come punto di riferimento per la comunità di centrosinistra». La Bat è la provincia in cui Emiliano ha fatto completamente saltare il banco (62,2%), boom anche a Bari (61,7%), poi a seguire Foggia (49,3%), mentre Brindisi, Lecce e Taranto sono al di sotto del 50 (rispettivamente 43,4%, 45,29% e 49,34%). Renzi - che incalza a pochissimi punti di distanza Emiliano nelle tre province meridionali - centra la vittoria nei capoluoghi del Grande Salento. Singolare la parabola del consenso nelle città coinvolte dal piano di riordino ospedaliero regionale: male Emiliano a Grottaglie (86 voti) come a Ostuni, invece il governatore s’impone a Copertino e Casarano, che hanno strappato la promessa di ritocchi al piano. Altre curiosità: il muro compatto nella solita Patù degli Abaterusso (ora però in Mdp) stavolta per Emiliano (81%), e la stessa percentuale nella ben più rilevante Gallipoli (sempre per il governatore, merito del fedelissimo sindaco Stefano Minerva); il 95% di Renzi a Seclì e la vittoria di Orlando a Trepuzzi (48%); la marcia di Emiliano a Massafra e Laterza (oltre 800 voti), e la sorprendente vittoria renziana a Melendugno, la città del gasdotto Tap (48,5%). Il succo? Emiliano e Renzi, almeno in Puglia, si marcano stretti. Ma su scala nazionale è un dominio senza crepe del segretario. Resta da capire se e come il leader terrà conto delle quote emilianiane e orlandiane, in qualche modo.
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