Il Rosatellum di Puglia: 42 deputati, 20 senatori e fino a 16 collegi

Il Rosatellum di Puglia: 42 deputati, 20 senatori e fino a 16 collegi
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 14 Ottobre 2017, 16:15 - Ultimo aggiornamento: 16:19
Passo svelto e tempi brevi. Anche per disinnescare ogni tentazione di imboscata ad opera dei franchi tiratori. Il “Rosatellum bis” ha superato lo scoglio della Camera, grazie peraltro al supporto del voto di fiducia, ora sbarcherà al Senato per il disco verde definitivo. Al netto di sorprese da parte dei “cecchini” parlamentari, coperti dal voto segreto, l’Italia avrà così una nuova legge elettorale. È il frutto di più compromessi e intrecci, giuridici e politici: i princìpi fissati dalla Corte costituzionale con le sentenze di bocciatura del Porcellum e dell’Italicum, l’opportunità di armonizzare le regole del gioco per Camera e Senato, la necessità di rintracciare nell’emiciclo parlamentare un sostegno ad ampi ranghi (e a geometria variabile, rispetto alla maggioranza governativa) alla legge. Il Pd ha sfornato il Rosatellum, Forza Italia s’è messa in scia, Lega, alfaniani, verdiniani e fittiani hanno ingrossato ulteriormente le file. Secco “no” invece da Mdp, Sinistra Italiana, Movimento cinque stelle e Fratelli d’Italia.
Per tutti i partiti è già tempo di febbrili calcoli e proiezioni su seggi e quote. Già, ma in Puglia? Come sarà disegnato il reticolo di collegi? Solo dopo l’approvazione del testo al Senato si passerà alla perimetrazione, ma una prima proiezione si può già azzardare: 42 deputati e 20 senatori; per la Camera 16 collegi uninominali e 5 o 6 collegi plurinominali (quota proporzionale); al Senato 7-8 collegi uninominali e 3 collegi plurinominali. Nel caso dei 16 collegi per la Camera, potrebbe essere ricalcata la geografia dei collegi senatoriali del Mattarellum. Quali dinamiche si innescheranno e cosa lieviterà per i partiti in quei numeri lo stabiliranno i paletti del Rosatellum e la forchetta di consensi raccolti da candidati e liste.

Il sistema misto e i seggi. Occorre allora riavvolgere il nastro e rileggere il testo all’esame del Parlamento, per soppesare valore e significato dei collegi. Anche in ottica pugliese. Il Rosatellum è un sistema misto, proprio come il vecchio Mattarellum: il 36% dei parlamentari verrebbe eletto nei collegi uninominali, il 64% col proporzionale (e listini plurinominali). Nel Mattarellum invece il rapporto era inverso: 70% e 30%. Alla Camera i seggi sarebbero assegnati così: 232 in altrettanti collegi uninominali, in sostanza applicando il principio anglosassone del first past the post (vince il candidato che prende più voti e per lui scatta in automatico il seggio); gli altri 386 verrebbero eletti in piccoli collegi plurinominali (dovrebbero essere 65), con listini corti e bloccati (massimo 7-8 nomi, in media 4-5). Per la Puglia il calcolo è allora semplice: 16 deputati eletti in altrettanti collegi uninominali, gli altri 26 partoriti dall’incastro proporzionale dei listini. Al Senato stesso meccanismo, ma con numeri diversi in virtù dei 315 posti in palio: 102 senatori eletti nei collegi uninominali, 207 nei piccoli collegi plurinominali (circa 30, in linea teorica). Per la Puglia: 7-8 senatori frutto del first past the post e gli altri 12-13 pescati dai listini bloccati.

I collegi pugliesi alla Camera. Sedici uninominali, si diceva. Sulle orme di quelli del Senato in epoca Mattarellum: ecco allora Lecce, Gallipoli-Nardò-Maglie, Casarano-Tricase-Otranto, Taranto, Martina-Ginosa, Francavilla-Mesagne-Manduria, Brindisi-Ostuni. Spetterà però a un decreto del governo tracciare la mappa.

Le soglie. Chi partecipa al riparto della quota proporzionale? Qui entrano in gioco le soglie di sbarramento: 3% per la singola lista, 10% per la coalizione. Soglie nazionali, si badi. Ma attenzione: chi vince nell’uninominale si accaparra il seggio anche se il suo partito è sotto l’asticella del 3%. Il Rosatellum poi preserva il principio costituzionale del Senato eletto su base regionale: il riparto dei seggi alla Camera è effettuato in proporzione ai rapporti di forza nazionali, per il Senato invece si guarderebbe alle quote regionali (fermo restando che le soglie nazionali del 3% e del 10% devono comunque essere rispettate).

I listini, la scheda, il voto unico. I listini bloccati saranno “corti”, e non è un dettaglio di poco conto: la Corte costituzionale ha cassato le liste blindate in stile Porcellum, cioè lunghe e spalmate in grandi collegi regionali. Le dimensioni contenute dei collegi, nel caso del Rosatellum, permetterebbero invece di assicurare la riconoscibilità dell’eletto: in scheda sarà possibile leggere non solo il nome del candidato dell’uninominale, ma anche quelli che compongono i listini bloccati. Ecco, la scheda è un’altra peculiarità del Rosatellum: se per il Mattarellum erano due (uninominale più proporzionale, con possibilità di voto disgiunto), con la nuova legge ci sarebbe una sola “lenzuolata”, senza voto disgiunto. Insomma: se si “sposa” un candidato all’uninominale, bisognerà giocoforza sostenere la lista (o le liste) a sostegno nel proporzionale. Tornano infatti di moda le coalizioni: più liste possono sostenere un unico candidato al maggioritario. Si potrà votare: barrando una lista, e il voto vale anche per candidato all’uninominale; con un segno sul nome di quest’ultimo, e in caso di più liste a supporto il voto del proporzionale verrebbe distribuito tra le liste stesse in base ai risultati della circoscrizione.

Pluricandidature e quote rosa. Un candidato può presentarsi in un collegio uninominale e in massimo tre collegi plurinominali. Entrambi i sessi non possono essere rappresentati nei listini oltre il 60%.
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