L'analisi/Vaccini, il balzo "grillino" di Emiliano e la nuova guerra col governo

L'analisi/Vaccini, il balzo "grillino" di Emiliano e la nuova guerra col governo
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 29 Agosto 2017, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:30

«Non è una questione politica e nemmeno ideologica», ha scandito ieri Michele Emiliano nel bel mezzo di una memorabile diretta streaming. Verrebbe da citare: excusatio non petita accusatio manifesta. Forse però il governatore pugliese s'era davvero reso conto d'essersi impantanato senza volerlo in una palude disagevole e perniciosa, in cui scivolare nell'anti-scientismo, nel conflitto con una legge dello Stato e nel gorgo delle contraddizioni è più semplice di quanto si immagini e si voglia. Succede, quando di questi tempi si affronta il nodo vaccini. Basta una sillaba, un sostegno morale o materiale ai ricorsi dei free vax, un dubbio instillato in chi non aspetta altro: più sensibile e insidiosa è la materia, tanto più la minima oscillazione verbale fa scattare il sismografo.

Insomma: prendere a randellate la legge sull'obbligo vaccinale, nonostante le precisazioni («la faremo comunque applicare») e nella sostanza schiacciandosi sulla posizione dei cinque stelle pugliesi, comporta conseguenze tangibili. Due, tanto per cominciare: rischiare di frenare più o meno involontariamente la campagna di vaccinazione, e (in subordine) spalancare un nuovo fronte di guerra col governo. L'ennesimo dopo trivellazioni, riforma scolastica, referendum costituzionale, Tap, xylella, Ilva, fondi del Patto Puglia e via così. Non è in discussione la legittimità delle battaglie, ci mancherebbe, ma stavolta la differenza ha portata copernicana: in ballo ci sono la salute tout court dei bambini e un pugno di concetti che nel 2017 dovrebbero essere patrimonio di tutti (la cosiddetta "immunità di gregge", per esempio: se il 95% della popolazione è vaccinato, è protetto anche quel 5% non vaccinabile). Tradotto: questioni difficilmente negoziabili, indirizzate senza tentennamenti dalla scienza unanime (quella "vera" e ufficiale), e connotate da effetti non derubricabili alla semplice voce di "polemico teatrino politico".
 
Per ora, non s'è registrata alcuna reazione ufficiale del governo o del Pd. Ma perché Emiliano ha voluto l'incontro con i free vax? Innanzitutto il faccia-a-faccia in diretta web è un ulteriore tributo al mantra della partecipazione dal basso. Poi, il governatore è un formidabile rabdomante del "sentire comune": lì dove c'è qualche sacca di consenso (o di dissenso) organizzato, lui s'affaccia e quantomeno capta, registra, talvolta asseconda o dà l'idea di farlo. Alla vigilia, ciò che trapelava dalla Regione era tuttavia ben altro: Emiliano nell'incontro si sarebbe limitato a recepire e a snocciolare ratio e obblighi della legge per tranquillizzare i dubbiosi e praticare il nobile esercizio dell'ascolto. Così aveva spiegato domenica a Quotidiano Giancarlo Ruscitti, direttore del Dipartimento regionale Promozione della salute. Nei mesi scorsi, peraltro, la maggioranza regionale di centrosinistra era orientata ad approvare una legge analoga a quella nazionale, poi accantonata per ovvie ragioni gerarchiche. Domanda: cosa è successo, nel frattempo?

I quesiti da porre a Emiliano sono tanti, d'altro canto. Per esempio: se la Regione - citiamo testualmente la nota stampa - è «da sempre favorevole all'obbligo vaccinale», perché allora vuol limitare il vincolo alle vecchie tre somministrazioni senza estenderlo alle nuove dieci? Emiliano è in possesso di letteratura scientifica che mina alle fondamenta l'opportunità degli altri sette vaccini? Se la risposta è "sì", sarebbe il caso di citare fonti e tesi. Se non è così, bisognerebbe in qualche modo motivare il dissenso dall'obbligo vaccinale. In parte il governatore lo ha fatto, teorizzando una specie di "effetto boomerang": estendere obblighi e fissare sanzioni indispettisce e comporterà il crollo delle somministrazioni. Cosa ne pensano Ruscitti e Cinzia Germinario, responsabile dell'Osservatorio epidemiologico pugliese?

Ieri Emiliano s'è anche avventurato sul terreno dei numeri, affermando che «una regione come la Puglia, tra le più virtuose d'Italia in materia di vaccinazioni, da quando il governo ha deciso di intervenire sta registrando un calo della propensione a vaccinarsi». No: come raccontano i report dell'Osservatorio regionale e del ministero e gli allarmi lanciati da Germinario, ben prima che intervenissero le nuove norme la Puglia era già pericolosamente e quasi sempre al di sotto delle soglie del 95% (ne parliamo più diffusamente a pagina 2). Ergo: l'obbligatorietà copre una falla. Sull'eventuale soccorso dell'Avvocatura regionale ai ricorrenti contro la legge nazionale, poi, sarebbe interessante conoscere l'opinione di chi in Consiglio regionale era ed è in linea con i vincoli oggi in vigore.

In ultimo, c'è un dato d'ampio raggio: Emiliano imputa la rivolta contro l'obbligatorietà «all'elevato tasso di sfiducia nei confronti della politica». Detto che la prescrizione, in questo caso, è dettata dalla scienza, a questo punto qualunque legge della politica (cioè tutte) può risultare all'atto pratico vulnerabile. Ad ogni modo, la Regione ha assicurato che si impegnerà a far rispettare gli obblighi vaccinali. In sintesi: una carezza ai free vax e una alle norme vigenti e al senso di legalità, una strizzata d'occhio grillina e una cauta frenata.

Nulla di nuovo, soltanto che stavolta la posta in gioco è urgente e altissima.

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