Fitto e Cesa: «Arriveremo al 6%
Candidati? Sintesi sui territori»

Fitto e Cesa: «Arriveremo al 6% Candidati? Sintesi sui territori»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 11:54
Un proclama e un messaggio, nemmeno troppo velato, agli alleati. Primo: Noi con l’Italia getta il seme di un progetto moderato, centrista e liberale che va oltre le elezioni, mettendo sul piatto «una nuova offerta politica» all’insegna della «responsabilità» e «quel di più di consenso per consentire al centrodestra di vincere anche numericamente le elezioni»; l’obiettivo «realistico» allora è «almeno il 6%», il doppio della soglia di sbarramento, e di fatto sarebbe un mini-boom per un movimento ancora oggi ai primi vagiti. Poi c’è il telegramma infiocchettato da Raffaele Fitto e Lorenzo Cesa per i compagni di viaggio, da Silvio Berlusconi in poi, ed è un messaggio strategico perché piomba nel cuore del confronto sulle candidature uninominali: «Le candidature di collegio - scandisce l’eurodeputato salentino - sono da sintesi. È chiaro che in alcune parti del Paese può esserci la predominanza di una forza politica e in altre aree di una diversa. I collegi si vincono e si perdono per un punto... Ora dobbiamo lavorare, condividere un percorso e trovare una sintesi». Tradotto: d’accordo i sondaggi come linea guida per la spartizione di quote tra le quattro ruote motrici del centrodestra, però in alcune realtà sensibili (e la Puglia è tra queste) Noi con l’Italia punta a incassare una fetta di collegi uninominali più cospicua. Insomma: in Puglia certo non basteranno i 3 uninominali su 24 informalmente abbozzati da Forza Italia.
L’ingranaggio s’è comunque messo in moto: il neonato movimento («ma non chiamateci “quarta gamba”», esorta Fitto accennando alla necessità di «veicolare il nostro nome») è ormai a pieno titolo e con pari rango formale nella coalizione di centrodestra. L’ex ministro e Cesa hanno preso parte ieri ai tavoli sul programma e sulle candidature, del resto. In un intermezzo mattutino hanno però svelato il simbolo del progetto: si tratta del logo di Noi con l’Italia, il “consorzio” tra diverse sigle moderate e liberali, integrato dallo scudocrociato dell’Udc. «In un’epoca di frammentazione - spiega Fitto - abbiamo fatto un lavoro importante: il nostro simbolo non è la somma di simboli che tiene insieme gruppi dirigenti desiderosi di mantenere la propria autonomia, ma presentiamo un progetto politico per il futuro del Paese. L’incontro con l’Udc dà vita a una piattaforma molto importante che non guarda solo all’appuntamento elettorale. Lungi da noi rievocazioni macchiettistiche, ma recuperiamo due tradizioni importanti di cui il Paese ha bisogno: popolare-cattolica e liberale». Il mantra è differenziarsi, pur senza spaccare il fronte di coalizione: «Siamo qui - ha aggiunto Fitto - perché la coalizione ha bisogno di un volto che dia una rappresentanza all’elettorato che si riconosce nel centrodestra ma non nell’attuale offerta politica, e noi vogliamo dare una nuova proposta, anche con temi importanti e con un messaggio di responsabilità. Ecco: siamo nel centrodestra e nelle istituzioni con responsabilità, parleremo alla testa dei cittadini e non alla loro pancia».
 
In queste ore affiorano distanze programmatiche, anche tangibili, tra le forze di centrodestra. Fitto frena, ma distingue: «Siamo alleati della Lega, non in contrasto. Poi c’è dialettica nella coalizione, altrimenti voteremmo Lega e non ci sarebbe bisogno di noi. Su alcune cose con Salvini non siamo d’accordo: noi per esempio siamo per l’obbligo vaccinale e siamo contrari all’uscita dall’euro. Ci sono posizioni differenti su cui si farà sintesi», sintesi che «nella coalizione Berlusconi in particolare realizzerà». E sentire Fitto parlare con toni così concilianti dell’ex premier sarebbe stato da fantapolitica solo pochi mesi fa. Ma tant’è: «L’idea di aggregare quest’area - ha aggiunto - è nata nel rapporto con Forza Italia». E i numeri? «Non abbiamo obiettivi minimi, siamo molto ambiziosi, convinti di poter ottenere risultati importanti. La nostra presenza sarà sempre più decisiva e determinante nel centrodestra», iniettando «quel di più di consenso, di voto di opinione e di voto territoriale per consolidare la vittoria»: «Saremo indispensabili per trasformare la vittoria politica in vittoria numerica».
 
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