«Fse in bancarotta e fondi sottratti»:
28 verso il processo

«Fse in bancarotta e fondi sottratti»: 28 verso il processo
di Vincenzo DAMIANI
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Martedì 17 Aprile 2018, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 11:44

Ventotto indagati e un capitolo, quello su Bnl, che resta ancora aperto: ieri la Procura di Bari ha chiuso l’inchiesta sulla gestione dal 2001 al 2015 di Ferrovie Sud Est, 14 anni – secondo gli inquirenti – di dissipazione di fondi che hanno portato ad un passivo di circa 230 milioni di euro e al crac dell’azienda di trasporto. A due mesi dagli arresti, la magistratura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, passo che precede solutamente la richiesta di rinvio a giudizio. Il principale indagato è l’avvocato tarantino Luigi Fiorillo, ex amministratore di Fse: sarebbe stato lui, stando all’accusa, l’artefice del fallimento della società salvata dalla chiusura solamente dall’intervento di Ferrovie dello Stato e da un concordato preventivo che verrà omologato a giugno.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, di dissipazione e distrazione di fondi. Lo scorso primo febbraio, la guardia di finanza esegui il sequestro preventivo di circa 90 milioni di euro nei confronti delle persone coinvolte nell’inchiesta e 11 indagati finirono ai domiciliari. Cinque di loro sono ancora detenuti, per altri tre è stata disposta la misura interdittiva. Tra gli indagati ci sono anche l’avvocato Angelo Schiano, considerato l’amministratore occulto di Fse, Fausto Vittucci, revisore e certificatore dei bilanci Fse, l’imprenditore salentino Vito Antonio Prato, Franco Jesus Maria Cezza, suo figlio Gianluigi e sua moglie Rita Giannuzzi. L’inchiesta, partita dopo l’esposto presentato dall’ex commissario Andrea Viero, è stata coordinata dai pm Francesco Bretone, Bruna Manganelli, Luciana Silvestris e dall’aggiunto Roberto Rossi: secondo i magistrati inquirenti, Fiorillo, in concorso con consulenti e funzionari della società e imprenditori, avrebbe dissipato o distratto fondi per centinaia di milioni di euro nell’arco di circa 10 anni falsificando bilanci ed esternalizzando servizi senza fare gare d’appalto. È lungo l’elenco dei fondi dissipati, i pm inseriscono i circa 27 milioni di euro riconosciuti all’avvocato Schiano per attività di assistenza e consulenza legale; i 53 milioni di euro che sarebbe stati indebitamente erogati per la gestione dei servizi informatici; 2 milioni di euro per la gestione dell’archivio storico; e i 14 milioni di euro per l’acquisto di carburante (40 per cento oltre il prezzo di mercato secondo i calcoli della finanza).
I documenti ricostruiscono 14 anni di presunti sperperi, la Procura sintetizza così quelle che sono state le azioni che avrebbero portato Fse al dissesto finanziario: gli indagati «esternalizzavano a costi sempre crescenti attività fondamentali per la gestione di Fse, quali i servizi informatici e di contabilità, la progettazione e direzione dei lavori, la gestione dell’archivio, la selezione dei fornitori di beni e di servizi»; «moltiplicavano ingiustificatamente gli incarichi e i contratti con crescita esponenziale dei costi»; «affidavano incarichi e stipulavano contratti affidati in violazione delle procedure di evidenza pubblica stabilite dal Decreto legislativo 12.4.2006 numero 163 e con violazione dei principi di economicità, trasparenza, motivazione nei casi di affidamento diretto e a cottimo fiduciario»; «affidavano incarichi e stipulavano contratti senza ricerca di mercato volta ad ottenere prezzi vantaggiosi ma, anzi, a prezzi fuori mercato per onerosità, e con indicazione generica dei criteri di determinazione dei corrispettivi, tali da consentire richieste eccessive rispetto alla attività, anche svolta, così determinando un notevole aggravio di costi per Fse a vantaggio unico del contraente».
Adesso, proseguono gli accertamenti su un altro filone, quello che coinvolge tre funzionari di Bnl, istituto di credito di riferimento della società, fra i quali Giuseppe Maria Pignataro, responsabile Mercato pubblica amministrazione direzione centrale di Bnl di Roma, sottoposto nelle scorse settimane a interdizione.

A loro i magistrati baresi contestano i reati di bancarotta fraudolenta impropria, per effetto di operazioni dolose, ai danni della società Fse e bancarotta fraudolenta preferenziale in favore di Bnl.

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