Chat Pisicchio-Emiliano faro sulla fuga di notizie: verifiche in tribunale

Chat Pisicchio-Emiliano faro sulla fuga di notizie: verifiche in tribunale
di ​Luigi LUPO
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Domenica 21 Aprile 2024, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 16:01

Tre sono gli elementi sui quali è puntata l'attenzione del mondo politico e giudiziario pugliese. Il primo: pochissimi, in tribunale a Bari, sapevano che per Alfonsino Pisicchio – ex assessore regionale e fino a qualche giorno fa ai vertici dell'Agenzia pugliese Arti – stava per essere arrestato insieme al fratello Enzo. In effetti la Procura di Bari ha disposto accertamenti sulla fuga di notizie che l'ha costretta ad anticipare alla sera del 10 aprile l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare in capo a Pisicchio depositata dal gip l'8 di aprile. 
Il secondo elemento attiene alla ricostruzione che fa in queste ore chi conosce bene il governatore Michele Emiliano: «Non è una persona ingenua», la premessa. Tradotto: sapeva che, una volta arrestato, Pisicchio avrebbe dovuto consegnare il telefono cellulare. E allora perché inviare un messaggio WhatsApp per lanciare il suo ultimatum all'ex dirigente dell'Arti, dicendogli di dimettersi o sarebbe stato cacciato, alla luce dell'inchiesta del 2019 che «stava riprendendo vigore»? 
L'obiettivo, probabilmente, era quello di far uscire allo scoperto manovre politiche e “pressioni indebite” - così le definiscono dall'entourage del presidente – mirate, fra le altre cose, a influire anche sulla campagna elettorale per Bari e sulle scelte del centrosinistra. Scrivendo un messaggio - anziché convocare Pisicchio per una chiacchierata a tu per tu - Emiliano avrebbe dunque scelto di «scoprire le carte» e far saltare il banco, «per vedere cosa sarebbe successo». 
Il terzo elemento è relativo a una possibile convocazione dello stesso Emiliano in Procura per riferire chi gli avrebbe detto che l'inchiesta su Pisicchio – nominato all'Arti a dicembre 2023 dopo aver ricevuto rassicurazioni sull'archiviazione dell'inchiesta a suo carico - era a una svolta decisiva. Emiliano non renderà dichiarazioni spontanee – salvo un ripensamento delle ultime ore – ma si aspetta di essere chiamato e, in quel momento, rivelerà chi gli ha detto che Pisicchio stava per essere arrestato. 


Un passo indietro. Lo scambio via chat è stata tirato in ballo da Pisicchio nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, uno scambio di messaggi attorno al quale si concentrano le attenzioni di tutti. Lo smartphone di Pisicchio, sequestrato, è nelle mani degli inquirenti che potranno esaminare tutto e cercare di chiarire i contorni della vicenda. Si dovrà accertare se Emiliano fosse effettivamente in possesso di informazioni riservate che avrebbero portato il gip ad anticipare l’esecuzione dell’ordinanza, inizialmente prevista per il 15 aprile. 
La senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, è intanto pronta a «chiedere in ufficio di presidenza in commissione antimafia martedì prossimo, la calendarizzazione per una rapida convocazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Ciò si rende – spiega in una nota - ancora più urgente dopo quanto emerso nelle ultime ore. Si tratta di una richiesta che viene rinnovata, anche perché c'erano già le intenzioni di calendarizzare l'audizione di Emiliano in merito alle vicende legate ai rischi di infiltrazioni mafiose nel comune di Bari». Sulla richiesta di una convocazione urgente di Emiliano, a quanto si apprende, «sarebbero d'accordo anche altri componenti della commissione». Nei giorni scorsi, l’attacco di Matteo Renzi: «Dalle cronache appare che il presidente Emiliano fosse a conoscenza di una indagine penale nei confronti di Pisicchio. E da quello che si legge Emiliano avrebbe detto all'improvviso a Pisicchio: dimettiti o ti caccio. Se i fatti corrispondono al vero, si tratta di un doppio scandalo».
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