Italia, rischio inquinamento. Ma tra le acque più chiare
spicca il mare della Puglia

Italia, rischio inquinamento. Ma tra le acque più chiare spicca il mare della Puglia
di Nicola QUARANTA
3 Minuti di Lettura
Sabato 12 Agosto 2017, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 16:34
“Acqua azzurra, acqua chiara”. Il mare della Puglia tra i meno inquinati d’Italia. Più limpido del Tacco d’Italia c’è soltanto il mare della Sardegna. Il verdetto pronunciato da Goletta Verde (la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio dello stato di salute delle coste e delle acque), letto su scala nazionale e confrontato con i risultati delle analisi eseguite sui campioni di acqua prelevati lungo le coste del Mezzogiorno, colloca la regione nel girone dei territori virtuosi. Nonostante le criticità, pur sempre esistenti, i piani di investimento messi in campo per ammodernare e potenziare la rete di depurazione stanno dando buoni frutti: dal Gargano al Salento.
I parametri indagati, spiega Legambiente, sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e i tecnici di Goletta Verde hanno considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. Obiettivo dei controlli, è stato ricordato, «è verificare lo stato di qualità del mare e delle coste con particolare attenzione al rischio di inquinamento causato dalla mancanza o inadeguatezza del servizio di depurazione». Dei 105 campioni di acqua risultati con cariche batteriche elevate, «ben 86 (ovvero l’82%) registrano un giudizio di fortemente inquinato. L’87% dei campioni inquinati e fortemente inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi che si confermano i nemici numero uno del nostro mare. Mentre il 13% è stato prelevato presso spiagge affollate di turisti». La situazione migliore anche quest’anno in Sardegna, che si distingue con sole 5 situazioni critiche, seguita dalla Puglia, che migliora la performance dello scorso anno. Nonostante i “buchi neri”. Restano sette i punti lungo la costa pugliese che risultano inquinati. Di questi 4 si trovano tra Taranto e Brindisi. Complessivamente, i dati sono migliori rispetto all’anno scorso ma non nelle province di Brindisi e Taranto: dalle rivelazioni effettuate dagli esperti dell’associazione ambientalista, scendono a 4 gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolo, con il 20% dei depuratori pugliesi che presenta ancora dei difetti, mentre il 19% è soggetto a scarichi anomali. Infine, restano 27 nella regione i Comuni sottoposti a procedura d’infrazione. I prelievi sono stati effettuati dal 18 al 21 luglio scorso in 30 punti diversi della costa pugliese, in tutto sono 7 quelli risultati inquinati. Nell’elenco figurano anche il litorale di Apani a Brindisi e un tratto di Torre Guaceto a Carovigno, entrambi “fortemente inquinati” secondo la classificazione di Goletta Verde; nel Tarantino, invece è “inquinato” la costa vicino di Galeso e quella di Taranto città, per la precisione il mare della spiaggia dinanzi al canale Ostone (“fortemente inquinato”).
 
Nel complesso, però, evidenti sono i passi in avanti. Sopratutto se il quadro è raffrontato con il resto del Paese, dove la soglia di inquinamento è preoccupante. Lungo le coste italiane ci sono «ben 38 malati cronici» di inquinamento, concentrati nel Lazio (8), in Calabria (7), in Campania e Sicilia (5): sono foci di fiumi, torrenti, canali o punti vicino scarichi di depuratori che da almeno cinque anni riversano in mare batteri (enterococchi intestinali, Escherichia coli).
Dopo «tanti appelli inascoltati e lanciati alle amministrazioni e agli enti competenti», Legambiente li ha segnalati alle Capitanerie di Porto presentando undici esposti - uno per ogni regione in cui sono stati riscontrati questi punti in cui la depurazione è carente - per inquinamento ambientale, reato previsto dal codice penale.
Non solo. «Malati cronici» a parte, il 40% dei campioni di acqua prelevati quest’anno alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi lungo i 7.412 chilometri di costa italiana da Goletta Verde di Legambiente è risultato inquinato, con cariche batteriche elevate.
Presentando i risultati della Campagna 2017, al termine del viaggio del veliero compiuto dall’8 giugno all’8 agosto per verificare lo stato di qualità del mare e delle coste, il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti ha sottolineato un dato su cui riflettere: «I punti di prelievo con scarsa depurazione si confermano i nemici numero uno del nostro mare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA