L'azienda: a Vendola il progetto piacque, e sulla posidonia abbiamo riscontri precisi

La nave rigassificatore
La nave rigassificatore
di Francesco G. GIOFFREDI
5 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Luglio 2017, 18:04 - Ultimo aggiornamento: 18:11

Edmondo Falcione, presidente del gruppo Falcione: l'opera (leggi qui) ha ottenuto le autorizzazioni albanesi, in Italia però è tutto fermo da anni. Come mai? A che punto siete?
«Siamo alla fase di pre-Via: manca la parte finale di progettazione esecutiva relativa all'approdo e dei 18 chilometri a terra. Senza, non possiamo chiedere la Via nazionale e l'autorizzazione all'importazione che concederà il ministero dello Sviluppo economico».
Quando è partito l'iter?
«Nel 2008. Ma ad ogni modo, quanto ottenuto in fase di pre-Via ha un vantaggio: non abbiamo ricevuto dal Comitato osservazioni».
Quando chiuderete la partita della Via?
«Va completata l'ingegneria di dettaglio, a mare e a terra. Noi ci siamo finora focalizzati sull'inserimento del progetto in una strategia comunitaria e sulla fornitura di gnl. Era inutile cominciare con l'attività di ingegneria prima di questi passi».
E le relazioni istituzionali? Quando avete incontrato la Regione?
«Incontrammo Vendola in un paio di occasioni, presentandogli il progetto. In maniera informale lo condivideva, non fece grosse obiezioni. Poi non essendo andati avanti col la progettazione, la cosa rimase lettera morta. Ho incontrato invece Emiliano di recente: tramite amici comuni era venuto a conoscenza del progetto, ha voluto capirne di più e ha chiesto un incontro avuto qualche settimana fa».
Dai governi di questi anni che riscontri avete raccolto?
«Dal 2013 Eagle Lng è compreso negli annuali decreti del ministero di aggiornamento della rete nazionale dei gasdotti».
Però un anno fa sempre il governo nella relazione al Parlamento in merito alla proposta di Decisione del Consiglio Ue sull'elenco di infrastrutture energetiche indica Eagle Lng come non in grado di apportare benefici alla diversificazione degli approvvigionamenti.
«Sì, è vero. Ma non ci hanno mai dato comunicazione ufficiale di questo».
La scelta del sito di Torchiarolo è a valle di un processo: quante e quali opzioni alternative avete scartato?
«Erano quattro in tutto: due approdi in territorio di San Pietro Vernotico, uno - poi scelto - a Torchiarolo in località Lendinuso e uno a Squinzano in località Casalabate. L'area prescelta è degradata: dalle foto subacquee si vede che il fondo marino è pieno di copertoni. Insomma, non c'è alcun interesse turistico, non ci sono stabilimenti e spiagge di pregio».
Però quel tratto è stato scartato da Tap, e dallo stesso Comitato Via, in virtù della presenza di posidonia.
«Dalle carte della Regione sembra esserci una prateria compatta di posidonia. Ma noi abbiamo fatto un sondaggio marino con la nave, dall'Albania fino ai vari approdi, con scannerizzazione tramite sonar: abbiamo un dettaglio di ciò che si trova sul fondo, riusciamo a vedere persino i singoli copertoni abbandonati. Ecco: di posidonia ce n'è poca, riusciamo a passare in un corridoio e la sabbia che si solleva con lo scavo non impatterà sulle praterie».
Ma in questi anni come vi siete mossi? Con l'iter autorizzativo fermo, su quale fronte avete lavorato?
«Ci siamo concentrati soprattutto sulla interlocuzione con i produttori di materia prima, firmando intanto un pre-accordo con l'americana Next Decade, che ha cominciato a costruire un impianto in Texas. Hanno cercato possibili acquirenti e ci hanno contattati due anni fa. Ma tra i fornitori possibili c'è anche il Qatar. Ci sarà comunque la possibilità di ricorrere al mercato spot: per fortuna c'è e ci sarà sovrabbondanza di gnl. Gli australiani sono entrati pesantemente nel mercato sottraendo quote al Qatar, che ha spostato l'attenzione sull'Europa, e anche gli Usa si stanno preparando a invadere il mercato europeo».
E il gas come arriverà sulla costa albanese?
«Con le classiche metaniere gnl, che si affiancheranno alla nostra nave ancorata al largo della costa albanese scaricando il contenuto».
Vorreste aprire il rubinetto nel 2020: tre anni sono pochi per incassare le autorizzazioni e completare i lavori.
«È tutto fattibile, in linea teorica e tecnica. Ma è chiaro che ci spaventa, perché non calcolabile, l'iter autorizzativo».
Ma se non ci sono grandi novità progettuali o autorizzative, perché proprio ora questo debutto pubblico italiano?
«Voglio ringraziare Emiliano che ha dichiarato di non essere pregiudizialmente contrario a questi progetti: per la prima volta riceviamo un sostegno istituzionale».
Tre gasdotti pugliesi in pochi chilometri: non le sembrano troppi?
«In linea teorica è tutto possibile, poi la logica porta a preferire la realizzazione di uno solo, utilizzabile per tutti gli operatori interessati. Peraltro è anche la posizione dei tecnici del Mise: non sono contrari al nostro progetto, ma credo ritengano eccessivi i tre gasdotti in Puglia».
Solo 660 milioni per l'opera: come mai?
«La posa è particolarmente semplice: con condizioni meteo favorevoli, la nave riesce a posare in mare 4-5 chilometri di condotta in un giorno».
Ingresso sulla costa e centrale di depressurizzazione: quali soluzioni?
«Due chilometri prima dell'arrivo sulla costa, il tubo deve essere interrato.

Nessuna centrale, poi: arriviamo con la pressione sufficiente per l'immissione in rete».

© RIPRODUZIONE RISERVATA