Il fantasma di Matteo Renzi scalda gli animi dolenti del Pd, uscito sconfitto dalle ultime Politiche. Basta un verbo, smantellare, per rinverdire vecchi e nuovi rancori e dissidi difficili da ricomporre. Quel verbo lo ha utilizzato il sindaco di Bari Antonio Decaro per dire che il Pd va riformato, subito e profondamente. «Smantellare il modello seguito finora, riavvicinandosi alle persone e ai loro bisogni», la strada indicata da Decaro, figura cardine del partito pugliese, già proiettata secondo i più - alla testa del Pd regionale o sulla poltrona più alta della Regione. «Smantellare mi sa di rottamare» ha replicato, a distanza, il responsabile Enti locali dei dem, Francesco Boccia, fresco di rielezione al Senato. «Mi auguro - ha aggiunto - che al congresso del partito ci siano molti candidati e candidate con idee aggiuntive diverse, ma che lo schema non sia: il nuovo è bello e il vecchio è cattivo». Non sia, insomma, la rottamazione della classe dirigente attuale il pegno da pagare alla sconfitta elettorale.
L'analisi del voto fatta da Decaro è tuttavia stata condivisa, pur con sfumature diverse, da tanti amministratori locali. Durissima, senza sconti. «Il Pd - ha scritto il presidente dell'Anci - perde tutte le Politiche dal 2008. Mentre nelle elezioni locali, non solo riesce a vincere, ma riesce a tessere una relazione solida e responsabile con i cittadini. Sindaci e amministratori del Pd governano il 70% dei Comuni italiani, e si dimostrano quotidianamente capaci di amministrare e di proporre un'idea politica seria. Le vittorie elettorali ne sono la conseguenza». Perché per le Amministrative si prevede ancora la preferenza e «un meccanismo virtuoso di fiducia e controllo» che la legge elettorale nazionale non prevede per l'elezione dei componenti il Parlamento, delegando ogni scelta ai capi dei partiti. «E ci ritroviamo deputati e senatori ha aggiunto caustico Decaro - che non sanno nemmeno trovare sulla carta geografica i paesi nei quali vengono eletti, solo perché fedelissimi ai leader di partito o a qualche capo-corrente». Rivedere il Rosatellum, dunque, ma anche lasciar spazio, nel Pd, alle voci degli amministratori locali, ultimi avamposti di partecipazione politica in una democrazia sfilacciata e sofferente, come prova l'elevatissima percentuale di astensionismo. Poi l'affondo: «È l'intero modello su cui il Pd si fonda - ha chiuso Decaro - che va smantellato. Basta con i capi corrente che fanno e disfano le liste a propria immagine e somiglianza.
Difficile, dunque, non leggere in filigrana la richiesta di un cambio di passo, sì, ma anche di classe dirigente, a ogni livello. Tanto più se è la stessa che, anziché interrogarsi sulle ragioni del tonfo elettorale, liquida il voto di domenica scorsa con un laconico «Oggi è una giornata triste per l'Italia e per l'Europa» come ha detto il segretario nazionale Pd Enrico Letta. «Non è il modo adeguato di misurarsi con le ragioni di una sconfitta rovinosa» ha commentato infatti il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini. «Rispettare il voto degli elettori è il primo passo di una ricostruzione del proprio profilo. Oggi è una giornata triste per il centrosinistra italiano sarebbe stata una dichiarazione più corretta: nei confronti di chi ha votato per la destra. E ha concluso - del peggiore risultato parlamentare della sua storia col quale misurarsi».
Sulla linea di Decaro anche le posizioni di Filippo Caracciolo, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, e dei consiglieri regionali Fabiano Amati e Donato Metallo, che ha acceso un faro «sull'anima che ci manca, sul volo collettivo del quale non siamo più capaci. Abbiamo parlato di lavoro? Di salario minimo? E allora cambiamo le condizioni di lavoro e di vita degli impiegati nei servizi regionali, come quelli del portierato, pagati 3,60 euro l'ora, una vergogna. Abbiamo detto il lavoro al centro e un padre di famiglia ai propri figli l'esempio lo dà con i fatti, non con le parole».
Ancora più netto il consigliere regionale dem Maurizio Bruno. «È la nostra classe dirigente e politica ad averle sbagliate tutte: le candidature, fatte sacrificando le migliori risorse del territorio per permettere ai capi-corrente e ai loro sodali di garantirsi un seggio sicuro senza fatica. Abbiamo sbagliato la campagna elettorale e le alleanze. Chi ha sbagliato - ha concluso - deve fare spazio una volta per tutte a un vero rinnovamento. Fatto di idee nuove, metodi nuovi, persone nuove, come il sindaco di Bari Antonio Decaro, capace di trascinare, di emozionare, di amministrare, di stare tra la gente e coglierne umori e bisogni. O si cambia o si muore».
P.Anc.
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