Primarie già a novembre? Lacarra gela Emiliano: no, prima idee e coalizione

Primarie già a novembre? Lacarra gela Emiliano: no, prima idee e coalizione
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 4 Settembre 2018, 10:35
Un argine alla nuova, stavolta molto rumorosa, fuga in avanti del governatore. Marco Lacarra gela Michele Emiliano: di primarie regionali a novembre, con largo anticipo rispetto alle elezioni del 2020, non se ne parla, non solo perché la tempistica è quantomeno irrituale e fuori canone, ma anche perché le priorità sono ben altre. «In questo momento - ammonisce il segretario Pd - dobbiamo pensare al programma di fine legislatura e a costruire la coalizione. E poi mi chiedo: perché il governatore vuol fare adesso le primarie? Queste devono servire ad aggregare, non a spaccare. E non possono rispondere solo a esigenze personali». E ancora: «E se facessimo le primarie a novembre e poi Emiliano le perdesse, come governerebbe? Con quale spinta e motivazione?». Le parole di Lacarra rappresentano plasticamente il clima di casa Pd, in Regione così come nei complessivi equilibri pugliesi: un partito in palese guerra, con una trama da separati in casa, nel quale Emiliano prova a difendere il fortino-Regione e il primo triennio di amministrazione, temendo l'agguato dei renziani, e nel quale gli stessi renziani sono al limite della sopportazione degli assolo emilianiani.
La partita a scacchi verso le elezioni regionali del 2020 è cominciata settimane fa: i renziani hanno messo in discussione la ricandidatura di Emiliano e riproposto le primarie (lo ha fatto per esempio Teresa Bellanova, lo sfidante invece potrebbe essere ancora una volta Dario Stefàno), il governatore l'altroieri ha sparigliato le pedine, rilanciando e chiedendo primarie anticipate. Molto anticipate. Una mossa tattica, per stanare i competitor, coglierli impreparati, disordinare gli equilibri tra i renziani, forzare la mano ed eventualmente gettare le basi per qualcosa di diverso dal classico centrosinistra che ha il suo fulcro nel Pd. Oppure per ripiegare a maggio sulle Europee. «Non è che possono tenermi così a bagnomaria, io devo capire se sono o non sono il candidato perché devo lavorare», è stata la giustificazione delle primarie precoci. Ieri ha ulteriormente aggiunto: «Una parte della componente renziana è contro di me quindi è importante capire subito, attraverso le primarie, chi sarà il candidato del centrosinistra. Se sarò io, per concludere il mandato con il sostegno necessario, se sarà un'altra persona per darle il tempo di fare la campagna elettorale e di farsi conoscere».
Lacarra però si fa carico di stoppare il governatore: «Perché vuol farle ora? Forse vuol garantirsi il sostegno del Pd. Non so se questo sostegno è in dubbio, ma se Emiliano avesse avuto la bontà di confrontarsi col partito, ne avremmo discusso. Io discuto sempre con pezzi della sua corrente, di recente riavvicinatisi al partito. Però se poi il partito viene definito il luogo dei fannulloni, degli approfittatori, di chi è senza lavoro, ad eccezione di chi fa parte della componente di Emiliano...». Lacarra fa riferimento alle parole del governatore, sempre dell'altroieri durante un pubblico confronto a Ceglie Messapica. Occasione nella quale Emiliano aveva definito il Pd «il mio principale avversario». Continua Lacarra: «Lo ripeto: prima il programma, la coalizione e infine il candidato, sul quale vanno fatte valutazioni di merito e politiche. Dobbiamo chiederci chi aggrega, e se l'uscente aggrega. Ma non è un ragionamento da fare due anni prima: e se intanto la coalizione si sgretola? Oltretutto, le primarie non possono essere la conta per determinare le aspirazioni personali di qualcuno, ma il luogo di confronto tra mondi diversi, la premessa per l'allargamento della coalizione».
Ecco: l'allargamento della coalizione, tema da sempre caro all'inclusivo (eufemismo) Emiliano. Il quale potrebbe pure cestinare il Pd pugliese, per varare un macro-rassemblement di civiche, in cui far confluire tutti, anche pezzi di centrodestra. Soprattutto se il Pd, e in particolare i renziani, dovessero notificargli lo sfratto dal palazzo regionale. Lacarra storce il naso: «Il civismo? Dipende cosa si mette dentro. Tutti pensano che il Pd sia un brand che non tira, e allora c'è la corsa a svincolarsi, s'è visto anche alle ultime amministrative. Ma non so se questa strategia può pagare a livello regionale: così si consegna la Puglia al centrodestra».
Intanto Emiliano dialoga sottotraccia con tutti. E cerca di recuperare i pezzi di sinistra in libera uscita dalla maggioranza consiliare: presto in giunta potrebbe entrare, all'Ambiente, Cosimo Borraccino (in quota a Sinistra italiana). «Giusto ripartire dalla coalizione di centrosinistra - riflette Lacarra - anche includendo movimenti civici, ma sempre partendo dal programma e da un patto di fine legislatura per corroborare l'azione amministrativa. In tal senso il Pd non è mai stato ostile ad aprire un ragionamento con Emiliano, ma non c'è stato nemmeno alcun feedback: del resto, se veniamo visti come nemici...». Primarie o no, in autunno si terrà il congresso regionale Pd per scegliere il successore di Lacarra: alleanze e candidati, tutto è in alto mare. Ma di certo rischia d'essere una specie di resa dei conti tra Emiliano e i renziani.
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