Centrodestra, partita chiusa: 6 collegi a Noi con l'Italia. Fi: Savino e D'Attis capilista

Centrodestra, partita chiusa: 6 collegi a Noi con l'Italia. Fi: Savino e D'Attis capilista
di Francesco G. GIOFFREDI
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 00:01

I dettagli, o quasi. La notte è fatta per cesellare i listini plurinominali delle quattro ruote motrici del centrodestra. Oggi alle 20 si chiude. Difficilmente saranno invece smontati pezzo dopo pezzo e riassemblati i 24 collegi uninominali: lì il lucchetto è ormai attivato. I numeri, allora: 12 candidati unitari a Forza Italia, 6 a Noi con l'Italia, 3 alla Lega e 3 a Fratelli d'Italia. Rispetto allo schema consolidatosi nei giorni scorsi, i berlusconiani cedono due caselle a beneficio di fittiani-centristi e FdI. Una "donazione di sangue" in parte diretta conseguenza dell'accordo stipulato ad Arcore tra Silvio Berlusconi e i due leader della quarta gamba (Raffaele Fitto e Lorenzo Cesa), e in altra misura invece suggerito ai vertici di Forza Italia dalla possibilità di dirottare qualche candidato nei listini in postazione utile. Opzione viceversa dai margini più limitati per le altre forze della coalizione. 
Proprio i berlusconiani hanno di fatto passato ormai le ultime pennellate sui listini proporzionali: i sei capilista sono alla Camera Francesco Paolo Sisto (deputato uscente, Bari-Bitonto-Molfetta-Altamura), Elvira Savino (anche lei uscente, Lecce-Francavilla-Nardò-Casarano), Mauro D'Attis (ex vicesindaco di Brindisi, collegio Taranto-Martina-Brindisi-Monopoli), Anna Elsa Tartaglione (coordinatrice Fi in Molise, collegio Foggia-Cerignola-San Severo-Andria); al Senato invece Licia Ronzulli (deputata lombarda, collegio nord) e Luigi Vitali (coordinatore pugliese di Fi, collegio Sud). In alto mare gli incastri per le altre tre gambe della coalizione.
E il dettaglio degli uninominali? La quota di genere è stata rispettata al Senato (e non poteva essere altrimenti): quattro donne e quattro uomini. Un paletto aggirato invece alla Camera, dove il limite è imposto su scala nazionale: appena tre donne e 13 uomini. Solo Forza Italia e FdI hanno messo in campo nomi rosa. La matassa degli uninominali s'era ingarbugliata un bel po' soprattutto per Noi con l'Italia: pochi slot a disposizione, troppe ambizioni in campo, e perdipiù la complicata chimica tra fittiani e centristi. Anche per questo, ieri Fitto ha provato fino all'ultimo momento a strappare il settimo uninominale (per il Barese, dove molti uscenti restano a bocca asciutta): tentativo fallito. Il fatturato interno a Noi con l'Italia è di quattro collegi ai fittiani (Vittorio Zizza a Brindisi, Gianfranco Chiarelli a Martina, Luigi Perrone a Molfetta, Francesco Ventola ad Andria: tutti alla Camera e tutti uscenti tranne il quarto, che è coordinatore regionale del movimento e consigliere regionale), e di due collegi all'Udc (l'uscente Angelo Cera al camerale di San Severo e l'ex sindaco di Otranto Luciano Cariddi al senatoriale di Nardò-Casarano). Nella porzione sud della regione, ci sono poi - alla Camera - il consigliere regionale Saverio Congedo a Lecce città (FdI), il consigliere regionale Andrea Caroppo a Nardò (Lega), il deputato Rocco Palese a Casarano (FI), Stefania Fornaro a Taranto (FI), Antonio Andrisano a Francavilla (FI); al Senato invece il sindaco di Locorotondo Tommaso Scatigna nel Brindisi-Monopoli, Vitali nel Lecce-Francavilla, Maria Francavilla nel Taranto-Martina (è la moglie di Martino Tamburrano, presidente della Provincia di Taranto). Sul fronte nord, da sottolineare ci sono le candidature dell'uscente Massimo Cassano (FI), del consigliere regionale berlusconiano Giandiego Gatta, dell'ex eurodeputato forzista Sergio Silvestris.
Le turbolenze si addensano ora sui listini.
Queste le altre postazioni ieri scelte da Forza Italia: alla Camera nel collegio salentino-francavillese dopo Savino ci sono l'ex ministro Elio Vito, Micaela Di Donna (foggiana candidata anche all'uninominale) e il salentino Stefano Gallo; nel Taranto-Brindisi, dopo D'Attis ecco l'uscente tarantina Vincenza Labriola, il leccese Paolo Pagliaro e la barese Beatrice De Donato (vice coordinatrice regionale); la leccese Federica De Benedetto è invece a Bari dietro Sisto; al Senato dopo Vitali c'è ancora la Ronzulli, poi l'uscente barese Michele Boccardi e Giuseppina Resta. Una carrellata che ha scatenato le ire di qualcuno, per esempio di Pagliaro e di un folto gruppo di dirigenti, amministratori locali e responsabili di dipartimento del partito salentino. In una lettera a Berlusconi e Vitali parlano di «disappunto e delusione». «Fino a sabato Pagliaro era il capolista e questo ci rendeva orgogliosi e motivati ad intraprendere una campagna elettorale per vincere ed avere finalmente, nel Salento, una persona che ha sempre lottato per la sua terra. Poi abbiamo saputo che tutto è cambiato e ci ritroviamo con delle persone che non rappresentano il territorio», «avevamo già mal sopportato le dinamiche che hanno dato vita agli uninominali ma, coscienti degli equilibri che bisogna mantenere con gli alleati, eravamo felici di essere rappresentati da Pagliaro», «speriamo che ci sia ancora il tempo per cambiare l'ordine delle cose e per ridare a Pagliaro ciò che merita, e cioè la prima posizione, se così non fosse rimarremo delusi e ci sarebbe il rischio reale di un totale disimpegno di tutti i nostri elettori».

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