Reddito, via alle domande ma resta il rebus navigator

Reddito, via alle domande ma resta il rebus navigator
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 4 Marzo 2019, 12:55 - Ultimo aggiornamento: 13:12

Conto alla rovescia per il Reddito di cittadinanza: da dopodomani, 6 marzo, sarà infatti possibile inviare le domande per ottenere la misura di contrasto alla povertà che sostituirà il Rei, mentre per metà aprile sono attese le prime card con le quali sarà erogato il sussidio. Resta invece ancora in alto mare la parte del decreto che lega il sussidio all'inserimento al lavoro. Al beneficiario si chiede di firmare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (insieme ai componenti maggiorenni e non occupati della famiglia che non siano in pensione o impegnati in percorsi di studio) ma non c'è ancora chiarezza su come sarà possibile avviarlo verso un'occupazione. Manca pure l'accordo con le Regioni sul ruolo dei navigator e quindi il bando per l'assunzioni di quelli che nel progetto del Governo dovrebbero fare da guida nell'inserimento al lavoro per chi avrà il reddito, tanto che nei giorni scorsi si erano accumulate diverse tensioni con i governi regionali proprio sulle modalità di assunzione dei cosiddetti navigator. Dunque, una partita che corre in parallelo rispetto all'altro fronte caldo del potenziamento dei Centri per l'impiego: nei 47 Cpi pugliesi mancano all'appello oltre 400 unità, a fronte delle attuali 391, per evitare l'effetto collo di bottiglia nelle strutture, fondamentali per avviare la parte attiva del sussidio. Per il momento, la Regione Puglia sfruttando un tesoretto di 13,4 milioni erogati dal precedente governo, sta procedendo all'immissione nei Cpi di 128 unità aggiuntive, ma si sa già che non saranno sufficienti.
Ora però l'attenzione si focalizza sulla data di mercoledì prossimo, primo giorno in cui sarà possibile presentare la domanda o nelle sedi dei Caf, o online sul sito del Reddotp di cittadinanza (https://www.redditodicittadinanza.gov.it/) se si è in possesso dell'identità digitale Spid, o negli uffici postali compilando il modello Inps. Il modulo è basato sulle regole del decreto in vigore ma potrebbe essere modificato se in sede di conversione ci dovessero essere emendamenti che lo cambiano.

A chi è destinata la misura? Potranno chiedere il Reddito i cittadini italiani o comunitari e gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno residenti in Italia da 10 anni di cui gli ultimi 2 in via continuativa che abbiano un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza (al massimo 2,1 nel caso di famiglia numerosa). La soglia del reddito è elevata a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare risieda in una abitazione in affitto. Il beneficio che si ottiene è un'integrazione del reddito familiare fino a 6.000 euro annui per un single (9.360 euro se si vive in affitto) moltiplicato per la scala di equivalenza. In pratica una famiglia di quattro persone con due figli maggiorenni con un reddito pari a zero può arrivare fino a 1.050 euro al mese ai quali si aggiungerebbero 280 euro al mese per l'affitto. Per poter fare domanda di Reddito bisogna avere un Isee, indicatore della situazione economica, aggiornato (quindi bisogna aver già presentato la Dsu, dichiarazione sostitutiva unica). Le informazioni contenute nella domanda di Reddito sono comunicate all'Inps entro dieci giorni lavorativi dalla richiesta. L'Inps verifica il possesso dei requisiti nei successivi cinque giorni e, in caso di esito positivo, riconosce il beneficio che sarà erogato attraverso una carta di pagamento elettronica emessa da Poste Italiane.

Oltre all'acquisto di beni e servizi di base, si legge nel sito governativo sul Reddito, essa consente di effettuare prelievi di contante entro un limite mensile non superiore a 100 euro per i nuclei familiari composti da un singolo individuo (incrementata in base al numero di componenti il nucleo). È vietato usare la card per giochi che prevedono vincite in denaro. Ma è bene sottolineare che è prevista la decadenza dal beneficio nel caso non si faccia la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, non si partecipi alle eventuali iniziative di formazione o si rifiuti un'offerta di lavoro congrua. Infine, pena da due a sei anni di reclusione nel caso in cui si dovesse scoprire che sono state presentate dichiarazioni o documenti falsi. In quel caso, ovviamente, si è obbligati a restituire quanto percepito indebitamente.

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