Regione, Ruggeri al welfare
Curcuruto costretta a lasciare

Regione, Ruggeri al welfare Curcuruto costretta a lasciare
di Vincenzo DAMIANI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Dicembre 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 11:46
Era nell’aria ma ieri è arrivata l’ufficialità: il governo regionale ha un nuovo assessore, si tratta di Salvatore Ruggeri che prende il posto di Totò Negro, morto un mese fa dopo una lunga malattia. La nomina di Ruggeri, cognato di Negro, porta con sé nuove polemiche e un mini rimpasto: ieri il vice presidente del Consiglio regionale, nonché esponente di spicco dell’Udc pugliese, Peppino Longo, ha contestato la scelta del suo stesso partito “minacciando”, tra le righe, di far cadere il suo sostegno non solo all’Udc ma alla giunta Emiliano stessa.
L’entrata in governo dell’ex parlamentare ha, però, un altro effetto: l’uscita dalla squadra di Emiliano di una fedelissima del governatore, l’assessore Anna Maria Curcuruto. Infatti, per legge non ci possono essere più di due assessori “esterni”, e oltre a Curcuruto c’è anche Loredana Capone. Emiliano ha, quindi, deciso di sacrificare Curcuruto, che è stata nominata sua consigliera. La “pesante” delega ai Lavori pubblici, per ora, la terrà Emiliano, in attesa del più corposo rimpasto di governo che ci sarà dopo le elezioni politiche del prossimo marzo. Ruggeri guiderà l’assessorato al Welfare, Anna Maria Curcuruto, titolare fino a ieri dell’assessorato ai Lavori Pubblici e alla Tutela delle acque , è stata nominata – a titolo gratuito - consigliera del presidente per le materie dei Lavori pubblici. Insomma, continuerà a lavorare nello stesso settore.
L’ingresso del segretario regionale dell’Udc rafforza ulteriormente la componente centrista del governo Emiliano, composta dal capogruppo dei Popolari in consiglio regionale, Napoleone Cera, da Peppino Longo (che ricopre l’incarico di vicepresidente dell’Aula) e da Mario Romano, subentrato a Totò Negro in consiglio. A questi tre posti ora si aggiunge il quarto ruolo di Ruggeri. Emiliano, dopo la scomparsa di Negro, aveva chiesto all’Udc ( partito di provenienza dell’allora assessore salentino) di risolvere il problema della successione e dal partito, ma non è stato semplice. La scelta, alla fine, è ricaduta su Ruggeri ma non senza polemiche.
Il più arrabbiato è proprio Peppino Longo che ambiva ad entrare nella giunta Emiliano e, per spiegare la sua delusione, cita addirittura Aldo Moro: «Uno Stato non è veramente democratico se non è a servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”. Sono le parole – ricorda Longo - che Moro pronunciò in Assemblea plenaria il 13 aprile 1947. Parole, insegnamenti ignorati completamente dalla segreteria dell’Udc Puglia, che con la sua inconcludenza, anzi con la sua totale incapacità a concludere qualcosa è riuscita a creare il pasticcio dell’assessorato regionale per eredità dovuta, con Salvatore Ruggeri che subentra al Welfare al compianto cognato Totò Negro».
 
Un attacco diretto che potrebbe avere conseguenze in Regione. «Dopo mesi senza alcun direttivo – critica ancora Longo - senza alcuna riunione del gruppo, ecco i risultati imbarazzanti che gettano un’ombra, peraltro in un momento delicato, sull’amministrazione della Regione. Personalmente valuterò attentamente queste larghissime ma inutili intese in salsa pugliese e a breve prenderò le mie decisioni. In un panorama politico nazionale e locale così frastagliato e incerto, resto convinto che solo l’unità d’intenti tra forze moderate, progressiste e riformiste avrebbe potuto ridare quella spinta propulsiva a una condivisione programmatica in grado di rendere concreta l’opera di governo e la necessaria stabilità ai Comuni e alla Regione. Unità d’intenti che dal capogruppo alla segreteria è mancata del tutto».
Un ulteriore problema per la maggioranza che già deve fare i conti con l’ala sinistra, sempre più instabile. Se n’è avuta la riprova durante l’approvazione del Bilancio, quando Mdp e Sinistra italiana, con il sostegno di qualche altro franco tiratore interno al Pd, ha bocciato il finanziamento della legge sulla partecipazione, la noma “bandiera” del governo Emiliano. Insomma, alla vigilia delle elezioni politiche per Emiliano un grattacapo in più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA