Liste d'attesa, in Puglia tempi lunghi anche per gli esami urgenti

Liste d'attesa, in Puglia tempi lunghi anche per gli esami urgenti
di Vincenzo DAMIANI
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Martedì 24 Aprile 2018, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 12:38

I tempi di attesa per una visita o un esame specialistico, anche in caso di urgenza attestata dal medico prescrittore, sono troppo lunghi e fanno della Puglia una regione inadempiente rispetto ai parametri fissati dalla legge. Si oscilla dai 63 giorni per una colonscopia sino ai 26 giorni per un ecocolordoppler dei vasi periferici, in mezzo 42 giorni per una mammografia o una visita chirurgica vascolare. Mentre in commissione regionale Sanità si discute e litiga sulla proposta di legge depositata da Fabiano Amati (Pd), questa è la situazione a livello pugliese fotografata attraverso l'ultima rilevazione effettuata dalla Regione e relativa al periodo 2-6 ottobre 2017.

I numeri. All'apparenza potrebbero sembrare attese tutto sommato accettabili, se non fosse che stiamo parlando di casi che necessitano di tempestività. Quando il medico prescrive un esame o una visita specialistica, sulla ricetta è tenuto ad indicare la classe di priorità: Urgente (U), Breve (B), Differibile (D), Programmata (P). Nel primo raggruppamento rientrano quegli esami che andrebbero eseguiti entro tre giorni dalla richiesta del paziente, ma in Puglia accade per poche prestazioni: ad esempio, la visita oncologica - se urgente viene effettivamente realizzate entro i tre giorni, lo stesso accade per una visita otorinolaringoiatrica, la Tac al bacino, l'elettromiografia, la visita al fondo oculare, spirometria e audiometria. Sono gli unici esami che vengono eseguiti entro i tre giorni, in tutti i casi. Ma, spulciando la tabella della rilevazione semestrale, ci sono almeno una ventina di altre prestazioni che hanno tempi molto più lunghi rispetto ai 3 giorni fissati dalla normativa, ecco qualche esempio: per una colonscopia urgente l'attesa, in media a livello regionale, è di 63 giorni e solamente il 15% delle prenotazioni vengono eseguite entro i tre giorni; per la mammografia l'attesa media è di 42 giorni, identica a quella per una ecografia alla mammella. Per un elettrocardiogramma dinamico (holter) si va sui 33 giorni e mai l'esame viene effettuato entro il termine dei tre giorni. Ancora: per una Tac al rachide i giorni di attesa sono 35 e, anche in questo caso, la percentuale di esami eseguiti entro i tre giorni è dello 0%. La lista potrebbe proseguire con la risonanza alla prostata e vescica (39 giorni di attesa media), con la risonanza alla colonna vertebrale (49 giorni), con la visita (31 giorni) oppure con la visita chirurgica vascolare (42 giorni).
In definitiva, per alcune specialità in caso di urgenza al cittadino non resta che rivolgersi al privato, oppure optare addirittura per un ospedale pubblico fuori regione. È facile immaginare, infatti, che un medico che prescrive con urgenza un esame al cuore, come quello dell'holter, abbia un fondato sospetto di criticità nel suo paziente. Un'attesa di 33 giorni, quindi, potrebbe persino rivelarsi deleteria. 



Il dibattito. È anche sulla scorta di questi dati che in commissione regionale Salute si sta discutendo della proposta di legge presentata da Amati, la settimana scorsa è iniziata la fase di audizione dei direttori generali delle Asl, rappresentanti degli Ordini dei medici, degli infermieri, sindacati medici e confederali e Tribunale del malato. Sul tema sono divampate polemiche, con il centrodestra contrario all'approvazione della pdl. Il testo normativo approdato in commissione prevede, tra le altre cose, anche la sospensione dell'attività libero professionale dei medici. La ratio è che se i tempi di attesa in sanità sono nettamente diversi tra le prestazioni offerte dagli ospedali o ambulatori territoriali e attività libero professionale, il rimedio è la sospensione di quest'ultima. Per esempio: se nelle strutture pubbliche o accreditate della provincia di Lecce un cittadino per sottoporsi ad un elettrocardiogramma dovesse essere costretto ad attendere 60 giorni, mentre a pagamento, quindi in intramoenia, di giorni ne dovessero bastare solo 10, stando alla proposta di legge di Amati l'Asl dovrebbe intervenire interrompendo l'attività libero-professionale per potenziare quella pubblica. La pdl, però, prevede anche ulteriori provvedimenti per la riduzione delle liste di attesa: dalla promozione di un piano regionale all'istituzione di responsabili unici aziendali. Il responsabile unico aziendale si vedrebbe riconosciuta la retribuzione di risultato solo dopo aver raggiunto gli obiettivi.

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