Rifiuti, 21 Comuni aprono a nuovi impianti di compostaggio

Rifiuti, 21 Comuni aprono a nuovi impianti di compostaggio
di Francesco G. GIOFFREDI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Maggio 2017, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Nessun vincolo, né da parte della Regione e né tantomeno per i Comuni. Anche perché l'iter è tortuoso, la fase è soltanto conoscitiva, e per le barricate dei territori c'è tempo, ancor più in un settore sensibile e ad alto tasso di conflittualità qual è lo smaltimento dei rifiuti. Ma tant'è: sono 17 le amministrazioni comunali ed uno il consorzio Asi (per un totale di 21 siti) che hanno aperto un preliminare, ma talvolta vago, spiraglio alla realizzazione di impianti di compostaggio sul loro territorio o comprensorio.

I Comuni e il consorzio Asi. L'avviso pubblico per manifestazioni d'interesse risale a dicembre, e sono questi i Comuni che hanno raccolto lo spunto: per la provincia di Brindisi ci sono il capoluogo, Fasano e Oria; per Lecce hanno dato una prima disponibilità Nardò, Melpignano e poi l'Asi di Lecce per quattro siti diversi (Galatina-Soleto, Gallipoli, Lecce-Surbo, Maglie-Melpignano); a Taranto ecco invece il capoluogo, Castellaneta e Pulsano; nel nord della Puglia aperture da Trani, San Severo, Cerignola, Noicattaro, Putignano, Andria, Carlantino, Canosa e Monteleone. In taluni casi la documentazione è dettagliata tanto da individuare in modo sistematico l'ubicazione o le modalità di realizzazione dell'impianto di trattamento della frazione umida per la trasformazione in concime; altre manifestazioni d'interesse sono invece molto più carenti e lacunose. Grava poi un punto di domanda sulla disponibilità (per quattro siti) messa sul piatto dal Consorzio Asi di Lecce: l'avviso della Regione è esplicitamente rivolto - si legge - «alle amministrazioni comunali».

Il quadro. La Regione è alle prese da mesi con la stesura del nuovo Piano dei rifiuti, programmazione che dovrà sforzarsi di chiudere un ciclo troppo asimmetrico: differenziata ancora insufficiente, impiantistica ridotta all'essenziale o a qualcosa meno, caos nell'affidamento dei servizi di raccolta. Il Piano è in ritardo, e ci lavorano di fatto due pool: la squadra coordinata da Barbara Valenzano (direttore del Dipartimento Mobilità, qualità urbana, opere pubbliche, ecologia e paesaggio) e l'Agenzia regionale dei rifiuti nata a luglio (dovrà centralizzare la gestione dell'impiantistica e non solo: il commissario è Gianfranco Grandaliano). Il fabbisogno in termini di compostaggio è la prima emergenza, anche a lungo termine, da rintuzzare. Il corollario è grosso modo questo: se cresce, come s'auspica, la quota di differenziata, ci sarà bisogno d'una crescente portata pugliese di compostaggio. Al momento sono attivi cinque impianti, tutti privati: Modugno (Tersan, 135mila tonnellate), Ginosa (Aseco, 80mila), Laterza (Progeva, 45mila), Manduria (Eden94, 60mila), Lucera (Bioecoagrim, 232mila). La Regione, secondo le anticipazioni che filtrano del Piano, punta ad almeno altri due-tre ulteriori strutture di compostaggio. Da qui la necessità di acquisire le manifestazioni d'interesse: è un passo iniziale.

Fondi pubblici. Gli impianti saranno realizzati con fondi pubblici sotto la regia dell'Agenzia regionale, che da soggetto attuatore lancerà bandi e gare. I benefici per i Comuni? Eventuali royalty potranno assumere la forma di sconti tariffari. Gli impianti saranno di media portata: circa 50mila tonnellate. L'obiettivo - si legge nell'avviso pubblico firmato da Valenzano - è quello di «favorire la realizzazione di impianti per il trattamento della frazione organica con processo di digestione anaerobico integrato dal compostaggio aerobico»; «la quantità dei substrati per il trattamento è molto ampia e anche la qualità presenta un'articolata diversificazione», e «si tratta comunque di rifiuti organici biodegradabili di origine agricola e urbana». E ancora: «Nella gestione integrata dei rifiuti occorre dare priorità all'avvio e consolidamento della raccolta differenziata, al fine di intercettare in purezza e alla fonte la maggior quantità possibile di frazione organica presente». La fattibilità economica sarà soppesata «caso per caso, in quanto non può prescindere da fattori locali riguardanti sia la dimensione ipotizzata che la presenza o meno sul territorio interessato di servizi, infrastrutture o problematiche particolari». Le aree individuate devono comunque attenersi ai vincoli del Piano paesaggistico regionale, e per la localizzazione sarà comunque «prioritariamente tenuto conto della distribuzione sul territorio anche in riferimento all'impiantistica esistente e ai flussi attualmente gestiti». Molti criteri, e altrettanti potenziali conflitti sullo sfondo.

Il Piano. La differenziata, intanto, staziona al 44% circa. Ed è corsa contro il tempo per chiudere il nuovo Piano dei rifiuti. Al momento sono stati mappati tutti i dati decennali su flussi e smaltimento, ed è stata ultimata la ricognizione dell’impiantistica. L’avviso pubblico per raccogliere le manifestazioni d’interesse dei Comuni è un primo passo per sbloccare il difficile domino del compostaggio. Detto dei cinque impianti attualmente attivi, il rapporto dell’Osservatorio regionale dei rifiuti nei mesi scorsi spiegava che ai box resterebbero quattro impianti da realizzare: Cerignola, Lecce, Arnesano e Altamura, capacità che spazia dalle 3mila alle 91mila tonnellate. Ma si tratta di cantieri che forse mai saranno aperti: la Regione sembrava puntare ad altri progetti dall’iter apparentemente più fluido, come per esempio Manfredonia, Andria, Tricase, o come la riconversione (da biostabilizzazione a compostaggio) di Cavallino, fino alle disponibilità offerte dai Comuni con le loro manifestazioni d’interesse. Opzione, quest’ultima, che potrebbe sparigliare un bel po’ le carte.

Le opere. E le risorse? Per il compostaggio il piano d’azione del Cipe (che risale al 2012) metteva da parte 21 milioni: in alcuni casi fondi concentrati su progetti finiti in un vicolo cieco. L’obiettivo della Regione potrebbe essere quello di convogliare le risorse su altra impiantistica. Sono invece 19 i milioni (sempre del Cipe, 2012) per gli impianti di maggiore complessità, o per gli interventi di potenziamento, 6 invece per le misure di rafforzamento dei servizi di raccolta differenziata. Adesso c’è la partita delle risorse europee del ciclo 2014-2020: la Regione vuol investire 25 milioni su “interventi per l’ottimizzazione della gestione dei rifiuti urbani”: centri comunali di raccolta dei rifiuti differenziati (1,8 milioni), impianti per il trasporto pneumatico di rifiuti differenziati (17,2 milioni, a Taranto e Polignano a Mare), macchine elettromeccaniche per la produzione di compost di qualità (4,4 milioni), realizzazione di migliori sistemi di raccolta differenziata (1,5 milioni). In cassaforte anche i 150 milioni che tra Patto Puglia e ultime delibere Cipe la Regione ha concentrato sui rifiuti: anche in questo caso, saranno dirottati soprattutto sull’impiantistica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA