Rinvio a giudizio per Fiorillo e altri 14 dopo il crac di Fse da 230 milioni

Rinvio a giudizio per Fiorillo e altri 14 dopo il crac di Fse da 230 milioni
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Venerdì 27 Luglio 2018, 11:54 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 16:33
Quindici persone saranno processate per il crac da 230 milioni di Ferrovie Sud Est: lo ha deciso ieri pomeriggio il gup del Tribunale di Bari, Francesco Pellecchia, che ha accolto le richieste della Procura. Tra gli imputati rinviati a giudizio c'è l'ex amministratore unico di Fse, l'avvocato tarantino Luigi Fiorillo. La prima udienza si terrà il 3 ottobre, i reati contestati, a vario titolo, sono bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, di dissipazione e distrazione di fondi. Sempre ieri c'è stato un patteggiamento ad un anno e nove mesi per Giorgio Garrone, piemontese di 61 anni, ex consulente di Fse, che dovrà anche pagare 100mila euro di risarcimento danni e rinuncerà all'azione civile nei confronti della società in quanto creditore. Mentre due posizioni erano già state stralciate in fase di udienza preliminare: quelle di Gianluca Neri e Antonio Ferrara Scarfoglio.
Oltre a Fiorillo, quindi, saranno processati l'avvocato Angelo Schiano, considerato amministratore occulto e avvocato della società, Fausto Vittucci, revisore e certificatore dei bilanci Fse, Francesco Paolo Angiulli, Ferdinando Bitonte, Vito Antonio Prato, Carolina Neri, Carlo Beltramelli, i tre salentini (figlio, madre e padre) Franco Jesus Maria Cezza, Rita Giannuzzi, Gianluigi Cezza, Nicola Alfonso, il salentino Fabrizio Romano Camilli, Sandro Simoncini e Nicola Di Cosola. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2001-2015, fino a quando Fse è stata commissariata e poi acquistata da Ferrovie dello Stato, parte civile insieme con i ministeri dei Trasporti e dell'Economia. Esclusa la Regione Puglia che ha annunciato che riproporrà la richiesta di costituzione di parte civile nella prima udienza del dibattimento, ad ottobre.
Stando alle indagini della guardia di finanza, coordinate dai pm Francesco Bretone, Bruna Manganelli, Luciana Silvestris e dall'aggiunto Roberto Rossi, Fiorillo, in concorso con consulenti e funzionari della società e imprenditori, avrebbe dissipato o distratto fondi per centinaia di milioni di euro nell'arco di circa 10 anni, falsificando bilanci e esternalizzando servizi senza fare gare d'appalto. L'inchiesta è iniziata dopo l'esposto presentato dall'ex commissario Andrea Viero, è lungo l'elenco dei fondi che sarebbero stati dissipati: i pm inseriscono i circa 27 milioni di euro riconosciuti all'avvocato Schiano per attività di assistenza e consulenza legale; i 53 milioni di euro che sarebbe stati indebitamente erogati per la gestione dei servizi informatici; 2 milioni di euro per la gestione dell'archivio storico; e i 14 milioni di euro per l'acquisto di carburante (40 per cento oltre il prezzo di mercato secondo i calcoli della finanza). I documenti ricostruiscono 14 anni di presunti sperperi, la Procura sintetizza così quelle che sono state le azioni che avrebbero portato Fse al dissesto finanziario: gli indagati esternalizzavano a costi sempre crescenti attività fondamentali per la gestione di Fse, quali i servizi informatici e di contabilità, la progettazione e direzione dei lavori, la gestione dell'archivio, la selezione dei fornitori di beni e di servizi; moltiplicavano ingiustificatamente gli incarichi e i contratti con crescita esponenziale dei costi; affidavano incarichi e stipulavano contratti affidati in violazione delle procedure di evidenza pubblica. La Procura, ricostruendo le spese di Fiorillo, evidenzia i 14mila euro al mese per l'autista personale e i 2.600 euro per l'acquisto di una bottiglia di vino, oppure i 7 milioni di euro che, nel corso degli anni, l'ex amministratore unico avrebbe incassato dall'azienda auto attribuendosi dei contratti di co.co.co per attività professionali che non sarebbero state nemmeno svolte.
V.Dam.
 
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