Romano: «Emiliano segretario Pd? Sa solo fiutare cosa funziona, non ha progetto. Né c'è una linea di governo regionale»

Onofrio Romano
Onofrio Romano
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 24 Gennaio 2017, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 14:08

Onofrio Romano, docente di Sociologia generale dell'Università di Bari: Emiliano tenta la scalata al Pd, ma qual è l’idea di sinistra del governatore?
«Non è ben chiaro, anche perché Emiliano resta fermamente un politico post-democratico, che non ha idee, fiuta cosa funziona di più e su quello costruisce la propria carriera politica. Ora i temi che vagamente alludono alla giustizia sociale e all’eguaglianza hanno molto più appeal data la crisi, e allora Emiliano ci si butta. Ma non c’è alcun orizzonte politico, nessuna visione di sistema o idea di mondo dal punto di vista sociale, politico, economico alternativa rispetto all’attuale forma egemone. Esiste solo un’evocazione sentimentale».
Anche per questo la strizzata d’occhio ai Cinque stelle da parte di Emiliano è pura “evocazione”?
«Anche in quel caso, non essendoci una linea politica, è facile essere in sintonia con la rabbia, le emozioni. Ma sotto il M5s non c’è un’idea di sistema. Emiliano sa però che loro sono sulla cresta dell’onda e allora, da buon animale politico, ci prova».
C’è una connotazione populista in Emiliano? E in questa fase storica non potrebbe essere la chiave della sua ascesa nazionale? Proprio approccio e “corredo genetico” del governatore però lasciano perplessi molti pezzi della minoranza Pd.
«La minoranza fa buon viso a cattivo gioco: non ha figure che possano competere quanto ad appeal elettorale con Emiliano. E allora penso che se si andrà alla sfida per la segreteria Pd o per la guida della coalizione, la minoranza farà più di un pensierino a Emiliano. Ma sempre con la solita tecnica dalemiana, in base alla quale ci si ritiene più saggi politicamente e in grado di saperne di più degli altri e dunque nelle condizioni di cavalcare e domare un personaggio incontrollabile come Emiliano, sfruttandone l’appeal populista».
Non le chiedo chi preferirebbe tra Renzi ed Emiliano, ma quantomeno quale dovrebbe essere la base su cui ricostruire un centrosinistra? L’ipotesi del “nuovo Ulivo” la affascina?
«Non pongo la questione sul piano delle figure più idonee a fare da guida al centrosinistra. Ora il problema è di sostanza: ho militato nel fronte del “no” alla riforma costituzionale, quelli del “sì” ci dicevano che con la vittoria del “no” ci sarebbero stati cataclismi e devastazioni politiche, ma non è successo nulla. C’è però stato un effetto negativo a sinistra: l’idea che si possa tornare all’antico, al pre-Renzi, all’Ulivo e alla grande coalizione, al rassemblement di tutto ciò che è a sinistra».
E allora quale sarebbe la soluzione?
«Non eludere la questione centrale, cioè il progetto politico: manca del tutto a sinistra, tutti si limitano a constatare che bisogna rispondere alla crisi in modo forte, ma le soluzioni sono all’acqua di rose e dalla vaghezza sconfortante. O a sinistra si pensa di far fronte alla totale assenza di progetto con grandi ammucchiate e con la ricerca di personaggi nuovi e “clown” in grado di carpire la sensibilità popolare, o si fa qualcosa di serio. Ma purtroppo vedo che un orizzonte politico all’altezza della crisi è una cosa lontanissima, nemmeno ci si dedica».
Probabilmente perché richiede molto tempo.
«Sì, e richiede anche di rompere molti totem e di attraversare qualche tabù. È allora più facile pensare alla grande ammucchiata con al vertice una figura di leader che non faccia vedere il difetto di base».
L’assenza di un progetto di sinistra vale anche per Emiliano? Eppure il governatore rispolvera di continuo questa categoria politica.
«Nel suo caso c’è un problema di caratura personale: Emiliano non è in grado di concepire o approntare un progetto politico. Non è cosa sua, ma in fondo è anche giusto perché dev’essere un’opera collettiva. Lui sa solo fiutare l’aria, e in questo è molto bravo».
C’è chi ritiene opportuno, come antidoto, un populismo di sinistra: condivide?
«Di certo la sinistra deve tornare a essere popolare, che è una cosa diversa: negli ultimi 20 anni ha completamente cassato dal suo orizzonte il popolo, è esistito solo il cittadino e l’idea che si potesse costruire un bel mondo solo sulla base dell’astrazione della cittadinanza. La famosa “sinistra dei diritti”. Va invece recuperata una forte vena popolare, partendo dai bisogni delle persone in carne e ossa, tornando nei quartieri, nei luoghi del conflitto. Il populismo invece è solo rispondere alla pancia delle persone».
Qualunque operazione politica però, anche la più nobile, è percepita come di apparato: il solco tra “popolo” ed establishment si accentua sempre di più.
«L’impressione di una contiguità all’establishment c’è, vero. Ma molta parte dei militanti e dei dirigenti di sinistra sono sicuro che non hanno confidenza con l’establishment. Semplicemente però non vedono altro se non la costruzione dell’Europa dei diritti, della buona concorrenza e del buon mercato, condividendo un’idea forte di mondo in cui tutto si tiene, è armonico, in cui basta avere diritti. Ma è una visione che non regge più».
Tornando a Emiliano: l’aspirazione nazionale lo costringerà a trascurare la Puglia? E quale le sembra il disegno di governo regionale?
«In realtà stento a vedere una visione in questo governo regionale, per questo non credo che una eventuale ascesa possa essere per la Puglia un danno.

Semplicemente perché Emiliano non si sta occupando di Puglia: sfido chiunque a individuare una linea politica, le cose vanno in automatico. Di Vendola si poteva dire tutto, ma per ciascun assessorato era possibile individuare una linea precisa, magari non condivisibile ma c’era. Oggi stento a vederla, tranne in qualche spunto populista senza effetti. È anomalo poi avere da un lato la vena populista e dall’altro un Piano sanitario che si attiene rigorosamente a linee dettate dal centro. Né c’è la concreta risoluzione dei problemi: su Taranto per esempio parla e straparla, ma all’orizzonte non c’è nulla. L’amministrazione va avanti da sé e il capo procede su un’orbita tutta sua. Ecco: magari la sua ascesa nazionale rimescolerebbe qualcosa e aprirebbe nuove possibilità in Puglia».

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