«Primarie? Strumento da Seconda Repubblica. Ora Emiliano faccia un passo di lato»

«Primarie? Strumento da Seconda Repubblica. Ora Emiliano faccia un passo di lato»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 4 Settembre 2018, 10:59

Peppino Caldarola, ma le primarie sono ormai un vecchio arnese della Seconda Repubblica?
«Credo di sì, non per necessità astratte di novità, ma perché è venuto meno il dato costitutivo delle primarie: la larga partecipazione di un popolo, non necessariamente militante, alle vicende di un partito o di uno schieramento di centrosinistra. Oggi siamo invece in un'altra fase, caratterizzata dalla necessità di ricostituire questo popolo. O meglio: questo popolo esiste diffuso nella società, ma non indica più un orientamento definito. Ecco, il tema delle primarie si sovrappone alla crisi che le fagocita e le rende quasi inutili, espondendole più che in passato alla tentazione di esercitare opa ostili con poco popolo».
Ormai è siamo nell'epoca della partecipazione online sullo schema M5s?
«È una strada elitaria, che più di tutte richiede una fedeltà preventiva perché devi essere accettato tra i votanti. Bisognerebbe inventarsi un partito composto da militanti individuali e da associazioni che aderiscono. Il partito liquido è una stupidaggine, il partito solido però non è più quello delle sezioni: il partito solido odierno deve avere alcuni aspetti antichi, con la partecipazione di militanti in strutture, ma deve prevedere anche l'adesione di associazioni, com'è per il sindacato con il Labour inglese. Nel caso italiano penso ad associazioni di volontariato con rilievo sociale. Insomma: una democrazia delegata, ma larga, che si basi su una platea importante e non militante in senso stretto perché partecipa a un processo solidaristico».
Imperversa il dibattito sul futuro (e sul nome) del Pd. Potrebbe essere sostituito, come forse pensa Emiliano, da un soggetto-rete del civismo?
«Quello del nome del Pd è un tema poco interessante: se ti chiami Partito democratico non c'è nulla di male, il punto è il gruppo dirigente che ha sprecato il biglietto della lotteria. Di sicuro ho qualche dubbio sul civismo: o siamo di fronte alla riedizione della società civile, e non funziona perché la società civile è già in Parlamento portata dal M5s; oppure il civismo appartiene a quel mondo ben definito che non è fatto dai senza partito, ma da gente che non sceglie un partito e però decide di stare nella società. Il civismo di Emiliano è poco produttivo di fatti profondi perché si combina con una leadership totalizzante, che è essenzialmente un danno».
Come va interpretata l'idea emilianiana di celebrare le primarie subito, a novembre?
«La prima impressione non è positiva, mi dà l'idea di chi vuol mettere in banca un risultato temendo un cattivo rendimento da qui a un anno: è una dichiarazione di sfiducia in se stesso, un grave errore. Poi se le primarie proprio hanno senso, ce l'hanno solo a ridosso delle elezioni. Se nel frattempo spunta un movimento di ragazzi di sinistra, cosa si fa, si chiude la porta in faccia?»
Caldarola, ma secondo lei nel Pd e nella coalizione c'è chi vuol far fuori Emiliano?
«Da sindaco sembrava aver messo in moto alcuni processi, la vicenda della Regione è invece molto discutibile. Ci sono tanti dossier aperti, alcuni clamorosi come xylella e Ilva: ho visto un grande battage mediatico da parte di Emiliano su questi temi, ma zero contributi verso una soluzione. Non puoi completare un mandato senza aver fatto nulla su fatti decisivi per la Puglia».
Ma vede all'orizzonte possibili candidati alternativi?
«Credo stiano maturando altre candidature. L'esigenza di cambiamento assale anche chi ha cambiato il passato: non si è una novità a vita; e, soprattutto se si ha una presenza politica così invadente nella vita dei cittadini, non si può pensare di avere sempre il pallone in mano, perché inevitabilmente si affacceranno forze più fresche anche nello stesso schieramento».
Emiliano dovrebbe fare un passo di lato?
«Sì, sarebbe un gesto alto della politica: non prevede il ritiro, ma fare un'altra cosa, e dà a chi lo compie il vantaggio storico di aver creato di nuovo il nuovo.

Rifiutarsi può invece esporre al rischio che ti obblighino al passo indietro».

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