Tap, l'ira del M5s contro Salvini

Tap, l'ira del M5s contro Salvini
di Nicola QUARANTA
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Sabato 15 Settembre 2018, 12:05
Un dossier tira l'altro. E la Puglia, sullo sfondo, che resta pur sempre in cima alle grane del governo. Superato, tra contraddizioni, veleni e spaccature in seno al governo Lega-M5s e all'interno degli stessi Cinque stelle, lo scoglio del passaggio di proprietà dell'Ilva, a creare tensioni in seno alla maggioranza è il nodo legato alla realizzazione del Trans Adriatic Pipeline: il progetto per la realizzazione di un gasdotto che trasporterà gas naturale dalla regione del Mar Caspio in Europa attraverso l'Italia, attraverso il contestato approdo salentino di San Foca, lungo il litorale di Melendugno. L'altalena non è dissimile rispetto al braccio di ferro che ha segnato la vertenza sul futuro del polo siderurgico tarantino.
L'avanti tutta del Carroccio porta la firma del vice premier Matteo Salvini: «Per quello che mi riguarda avere l'energia che costa meno per i pugliesi e per gli italiani è fondamentale», le sue parole. A distanza di 24 ore, il freno del ministro dell'Ambiente: «La prima cosa che mi interessa è la tutela dell'ambiente, come l'ambiente viene tutelato. Roviniamo l'ambiente della costa pugliese? E se si rovina, fino a che punto lo si rovina? Quindi voglio vedere bene le Valutazioni di impatto ambientale nazionale ed europee, gli approdi e le modalità di gestione. Se c'è un elemento ambientale che è quello per cui ho una competenza, dico che certe opere forse è il caso di rivederle, mi lasciano un po' perplesso. Ma questo come Sergio Costa. Io, però, devo interpretare il ruolo di ministro della Repubblica. E così, mentre il governo si divide, aspettando gli esiti degli approfondimenti chiesti, sotto il profilo ambientale, dallo stesso ministro Costa, proprio in Puglia, a Lecce per le giornate del lavoro della Cgil, il leader di Confindustria Vincenzo Boccia, sul gasdotto non ha potuto confrontarsi con il ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio (che ha dato buca). Ma sul tema taglia corto e rilancia: «È determinate. Bisogna farlo. È nell'interesse del Paese». Il presidente di Confindustria da parte sua è fiducioso sul «buon senso del Governo nel valutare gli effetti positivi in termini di economia reale, di competitività delle imprese e di effetti sull'occupazione». Aggiungendo: «È determinate per fare del Tap una questione nazionale».
L'assenza del vice premier al convegno di Lecce, per molti è stata condizionata dal clima in Puglia per le preoccupazioni ambientali sull'Ilva a Taranto e sul gasdotto Tap: «Non so se è una assenza strategica o no», commenta il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini: «Non mi pare che questo sia il punto perché dai problemi non si sfugge, i problemi rimangono».
E così pure resta alto il dibattito a livello locale: Le dichiarazioni rese dall'uomo forte del Governo giallo-verde, Matteo Salvini, in occasione della sua blindatissima visita a Bari, sull'utilità del gasdotto Tap per far pagare meno l'energia ai pugliesi e agli italiani, dimostra ancora una volta laddove ve ne fosse bisogno che la decisione sulla realizzazione di quell'opera è già stata assunta e che si tratta solo di trovare il momento migliore, sotto il profilo mediatico, per comunicarla al Paese e, soprattutto, ai tanti cittadini salentini (e non solo) che avevano creduto alle promesse elettorali del Movimento 5 Stelle sul blocco dell'opera in quindici giorni. La verità è tutt'altra e ormai se ne stanno rendendo conto in tanti, attacca il consigliere regionale di Sinistra Italiana/Liberi E Uguali, Mino Borraccino.
E sul sì di Salvini interviene anche il consigliere del M5S ed Energy Manager Antonio Trevisi: «È assolutamente priva di ogni fondamento la dichiarazione del ministro dell'Interno secondo cui il Tap (Trans Adriatic Pipeline) ridurrebbe del 10% il costo delle bollette del gas per tutti gli italiani», la premessa di fondo. E poi precisa: «Non esiste alcuna documentazione che confermi una qualsiasi riduzione dei costi in bolletta. La materia prima gas, infatti, incide solo per il 40% sul costo definitivo, in quanto la restante parte sono canoni, oneri accessori per la rete, spese di trasporto, accise e Iva. La realtà è che la quantità di gas che Tap porterà in Europa non sarà sufficiente ad influenzare in modo significativo il prezzo di mercato».
Il governo, intanto, resta nel mirino dei movimenti che si oppongono alla costruzione del gasdotto Tap: «Nessuno dei ministeri interpellati (eccetto il Mise presieduto da Di Maio che non ha risposto) possiede dati per l'analisi costi-benefici dell'infrastruttura. Penali, contratti e costi per la rinuncia - dicono - sono soltanto menzogne mediatiche per prendere tempo o per favorire Tap?», scrivono su facebook il Movimento No Tap, Comitato No Tap Salento, Movimento No Tap della Provincia di Brindisi, le associazioni Terra mia', Salento Km0 e Bianca Guidetti Serra.
«Nonostante un'estate scandita da dichiarazioni governative e notizie di stampa - concludono - sui vantaggi' dell'opera, i costi' del suo abbandono, la seria analisi costi-benefici', i risparmi di bolletta con la sua messa in servizio, gli uffici dei ministri hanno smentito i loro titolari».
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