Massa: «Una follia pensare di cambiare il Pd
con i voti di chi è estraneo al partito»

Massa: «Una follia pensare di cambiare il Pd con i voti di chi è estraneo al partito»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Giovedì 2 Marzo 2017, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 13:59

«Andrea Orlando è l’unica possibilità che abbiamo per tenere insieme il Pd, ma non è il candidato di chi è uscito. Di certo Emiliano non può essere la soluzione all’unità».
Federico Massa - deputato salentino del Pd, corrente dei Giovani turchi - intanto però Emiliano vuol raccogliere consensi anche fuori dal partito. Così sarà lui il vero antagonista di Renzi.
«Emiliano invita chi è fuori dal Pd a votarlo per cambiare il Pd: una logica folle, in base alla quale si delega ad altri la questione Pd. Vuol parlare ai cinque stelle e alla destra, ma un contro è farlo in occasione delle elezioni, altra cosa da candidato segretario del Pd. Solo sulla base di questo argomento non bisognerebbe prendere in considerazione il voto a Emiliano. E poi, che senso ha fare il segretario del partito sulla base di un consenso costruito fuori del Pd, per giunta con l’aiuto di chi oggi insulta il partito. In questa maniera si vuol solo destrutturare il Pd, che è l’unico vero argine a destra, M5s e populismi vari. Oltretutto così delegittima anche la sua funzione di governo».
In che modo? Emiliano gode di una solida legittimazione elettorale.
«C’è un problema però per niente teorico. Orlando lo ha detto con chiarezza: “Farò il segretario Pd”. Lui cosa farà? Il governatore? Il segretario? Il candidato premier? Il magistrato in aspettativa? Il timore è che si voglia intendere la segreteria, sulla base di proposte confuse, come un semplice momento di passaggio verso altro. Ancora più grave se tutto ciò arriva dal presidente della Puglia, una regione così importante. Ecco, lo chiedo da elettore Pd prima di tutto: Emiliano ci può dire, prima che si voti al congresso, se si dimetterà da governatore una volta eletto segretario?».
 
Lei è stato dalemiano. Ora le truppe dell’ex premier lasciano, o sono sul punto di lasciare, il Pd. Teme che però possano davvero influenzare il congresso? Se è così, vuol dire allora che il vostro “potere contrattuale” è più debole rispetto a quello di chi ha promosso la scissione.
«Innanzitutto, una precisazione: come ha sempre detto D’Alema, da persona intelligente, i dalemiani non esistono, si tratta solo d’essere fedeli a una prospettiva e a un’impostazione. Io lo sono, lui ritengo abbia sbagliato due volte: sul referendum e sulla scissione. Mi pare oltretutto che ci sia una certa difficoltà a tenere insieme quel mondo uscito dal Pd: Bersani e D’Alema dicono una cosa, sul territorio succede altro...».
Si riferisce al sostegno dei dalemiani salentini a Emiliano?
«Se si resta nel partito solo per sostenere un candidato e non perché si ha un’idea di partito, non va bene. Emiliano ha spiegato che se perde il congresso non esce dal Pd, ma quelli che lo sostengono cosa fanno? Il segretario leccese fa capire che resta solo per votare Emiliano: è una cosa politicamente molto grave. A questo punto, tanto di cappello a chi è andato via prima».
Ma Emiliano ha tutta la libertà di scegliere i suoi sostenitori e di promuovere il tesseramento.
«Ovviamente mi riservo di capire chi si è iscritto, come, e se ci sono situazioni di sofferenza eventualmente vagliate dalle commissioni di garanzia. Al momento in Puglia il macro-dato non è allarmante, non c’è stata una esplosione “sospetta” di iscritti».
Nelle scorse settimane il sindaco di Bisceglie Francesco Spina, eletto col centrodestra, ha ottenuto la tessera Pd dopo lunga querelle.
«Ha sostenuto Emiliano, adesso mi aspetto di sentire cosa pensa Francesco Boccia dopo la battaglia epocale contro questo ingresso condotta lo scorso anno. Non sento grandi e vibranti proteste, può darsi che arriveranno conoscendo la serietà di Boccia».
Ha letto il documento consegnato anche agli organismi nazionali e che censura la segreteria salentina del Pd? Si parla di «tesseramento arbitrario», per esempio.
«Saranno gli organismi di garanzia a fare le opportune verifiche. Certo c’è un tema politico: da almeno un anno la funzione di direzione del Pd provinciale è appannata, non s’è nemmeno avvertita la presenza del segretario sui tanti problemi del territorio».
 

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