Il commissario per l’emergenza xylella Giuseppe Silletti non può abbattere gli alberi malati, né ricorrere ai fitofarmaci, ma può andare avanti nelle azioni preventive per combattere la peste degli ulivi, come arature, fresature, e affini, così come è contemplato in una parte del piano: è questa la decisione assunta ieri dal consigliere delegato del Consiglio di Stato Dante D’Alessio, che, in una ordinanza emessa in risposta al ricorso del commissario Silletti e del ministero delle Politiche agricole che chiedevano l’annullamento della sospensiva del piano disposta dal Tar Lazio su richiesta di 26 aziende biologiche del Salento, ha riformato seppur in minima parte quella decisione. Il Tar del Lazio ha disposto infatti il blocco del piano in attesa del recepimento di un nuovo piano, che dovrebbe arrivare la settimana prossima, in attuazione delle misure indicate dall’Unione europea.
Scrive il consigliere nella ordinanza che accoglie il ricorso del commissario e del ministero delle Politiche agricole: «La sospensione con decreto monocratico dell’ordinanza appellata determinerebbe l’attuazione del programma di abbattimento degli ulivi malati o sospettati di esserlo, con effetti irreversibili», con senso di responsabilità il firmatario del provvedimento dice che non può essere un solo giudice, ma solo un collegio è l’organo deputato a decidere nel merito delle misure drastiche come l’abbattimento.
Si va avanti con una parte del piano, dunque, nel nome di un bene comune superiore agli interessi dei singoli «ritenuto che evidentemente gli stessi ricorrenti in primo grado hanno l’interesse a porre in essere tutte le possibili azioni per il contenimento della diffusione del batterio xylella, agenti sugli insetti che lo diffondono e sul loro habitat».
«La decisione di colpire le aziende biologiche salentine, in questo cruciale momento storico, segnala la lucida volontà del commissario di sopprimere le pratiche ecocompatibili, lasciando libero campo all’industria chimica e ai relativi prodotti che hanno impoverito la biodiversità conducendo alla progressiva desertificazione del territorio”, aggiungono gli imprenditori. «L’appello al Consiglio di Stato contro i legittimi interessi delle Aziende biologiche salentine smaschera definitivamente le perverse logiche che nutrono certe decisioni politiche che remano contro gli interessi delle comunità locali, ignorando le pressanti richieste del mondo agricolo per il ritorno alle buone pratiche e ai nuovi metodi ecocompatibili». concludono.