Come il caso Spada/ Il segnale che serve: punizione esemplare

di Carlo Nordio
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Martedì 8 Maggio 2018, 00:14
Benché distratti, e logorati, dall’interminabile crisi politica, è doveroso e salutare riflettere su un grave episodio. Un episodio che dovrebbe indignarci più di qualsiasi confusione governativa e di un eventuale e inedito rinnovo elettorale. Le elezioni passano, e spesso, come potrebbe accadere ora, sconvolgono i precari equilibri, in attesa del prossimo ribaltone. La consistenza etica e la coerenza giuridica di un Paese sono invece materiale più sostanzioso, perché da esso dipende la tenuta di una democrazia e la credibilità di chi la rappresenta. 

L’episodio raccapricciante del bar di Roma, dove un paio di appartenenti al clan dei Casamonica hanno offeso, percosso e umiliato non solo un lavoratore inerme, ma addirittura una persona disabile, è uno di quelli sui quali lo Stato, la Magistratura, la Polizia, e la politica in generale, hanno la possibilità di affermare la loro legittimazione etica e istituzionale; oppure, Dio non voglia, di arrendersi in modo disonorevole alla delinquenza e alla vergogna. 

In effetti qualsiasi cittadino di buon senso si domanda come mai due sciagurati individui, filmati nella esibizione della loro arroganza violenta, siano ancora a piede libero. La legge ne avrebbe consentito, da parte della Procura della Repubblica, un fermo immediato, ancor prima di seguire la strada più complessa della richiesta di custodia cautelare: sui reati da contestare, uno più grave dell’altro, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma questi sono dettagli tecnici. La realtà di percezione immediata è che un episodio del genere avrebbe dovuto trovare una risposta rapida e severa. Speriamo che questo avvenga nelle prossime ore. 

Vi è tuttavia un precedente che lascia ben sperare. Quando, tempo addietro, qualcosa di assai meno grave accadde a Ostia, quando un appartenente a un clan degli Spada colpì con una testata un giornalista, il ministro Minniti e il capo della polizia Gabrielli reagirono con la doverosa determinazione che la situazione richiedeva. E le cose, a quanto pare, migliorarono. Ora la situazione si ripresenta in un altro contesto, aggravata dall’odiosità di un’aggressione intimidatrice contro un disabile. Un fatto di gravità inaudita, che suscita ribrezzo e disgusto, più ancora che allarme e paura. Lo stesso ministro dell’Interno ha chiesto al medesimo capo della Polizia un resoconto e una «risposta ferma e tempestiva».

Ci permettiamo di aggiungere che lo stesso appello dovrebbe essere rivolto, con tutto il rispetto per la loro indipendenza, ai magistrati inquirenti. Se la reazione dello Stato sarà pari a quella di Ostia, e se la legge troverà applicazione in modo esemplare, anche i cittadini ne trarranno, se non conforto, almeno un’iniezione di fiducia. La Storia ci insegna che, come dalle buone intenzioni nascono spesso catastrofi, così dalla malvagità individuale possono derivare risultati di utilità collettiva. Questa potrebbe essere una buona occasione. 
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