Agguato all'asilo alla Magliana, «Stai attento che ti sparano»: Andrea e il consiglio ignorato

Agguato all'asilo alla Magliana, «Stai attento che ti sparano»: Andrea e il consiglio ignorato
di Paolo Chiriatti e Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Gennaio 2019, 08:22

«Lui diceva di avere un'impresa di videosorveglianza ma noi lo sapevamo perché lo conosciamo da quando Andrea era un ragazzino che faceva la vita qui a Magliana e gliel'avevamo anche detto: qualcuno che ti spara prima o poi lo trovi». Hanno da poco finito di pranzare nel bar Seventeen di via della Scarperia, quattro amici di vecchia data di Andrea Gioacchini, freddato ieri da 4 colpi di pistola di fronte all'ingresso dell'asilo nido Mais e Girasole. Chiedono come sta e se riuscirà a salvarsi ma non si meravigliano dell'accaduto. I gestori del locale ricordano solo che l'uomo nei giorni scorsi era stato regolarmente a pranzo da loro «pagando sempre il conto». Cliente abituale - l'appartamento dove viveva con i due figli e la compagna Alina è a pochi passi dal bar - prendeva «sempre spremute o succhi di frutta, non chiedeva mai nulla di strano né birre né alcolici né tanto meno caffè, era fissato con il fisico», dicono. Il fratello Sergio apre appena la porta dell'appartamento dove abita al sesto piano di un palazzo vicino a quello di Andrea. Spende poche parole. «L'ho visto l'ultima volta domenica quando era uscito dal carcere».

Ucciso davanti all'asilo dei figli: così il mondo della vittima intrecciò quello della Pisnoli, ex moglie di De Rossi
 



LACRIME E MINACCE
Rabbia e dolore nel pomeriggio davanti al pronto soccorso del San Camillo. Amici e parenti di Andrea Gioacchini erano lì, a ripercorrere l'accaduto, stretti in un abbraccio impenetrabile. Parole pronunciate a denti stretti: «Un agente della Mobile dice che stanno lavorando per trovare chi ha sparato. È meglio che lo trovi la polizia prima che lo faccia qualcun altro», il commento di un'amica. Parole taglienti, che nonostante le lacrime non sembravano tradire molta sorpresa per l'accaduto. La donna ha continuato a sfogarsi con un amico della vittima: «È un regolamento di conti, è chiaro, e io un'idea me la sono fatta. Forse il magistrato vorrà parlare anche con me, ma io che c'entro? Come se fossi stata io a sparare». Un ragazzo, uno che con Andrea è cresciuto nel quartiere, si è limitato a dire: «Anche io ho fatto il carcere, è difficile cambiare vita ma dopo quello che è accaduto oggi voglio stare lontano dagli impicci». Gioacchini aveva molti precedenti ma a sentire chi lo conosceva, tra quanti abitano dalle parti di via Scarperia, ne esce il ritratto di un ragazzo educato, ben voluto. Era uscito di prigione domenica scorsa. Nel condominio c'è anche qualche voce fuori coro: «Se un giornalista mi chiedesse che tipo era, sarei costretta a dire che era una brava persona. Però oggi me ne vado a stare da mio padre, diciamo che lì mi sento più tranquilla», ha commentato una donna.

«SVEGLIATI DAI COLPI»
E nel quartiere resta lo sgomento: erano anni che alla Magliana non venivano svegliati dai colpi di pistola. «Io ho una figlia di 16 anni e abitiamo davanti all'asilo. Poteva passare per caso e rimanere ferita. Poteva rimanere coinvolto qualche bambino. Sto qui da prima del 2000 ma credo che me ne andrò - così Michela Spagnoli -Ancora mi ricordo l'omicidio di quel ragazzo, Nello Caprantini, ammazzato di mattina nel 2003. Sembrava che da allora le cose fossero cambiate ma è evidente che non è così. Non è un quartiere sicuro». Parole che ricalcano quelle del signor Marco, meccanico dell'officina di largo Castel del Piano, a un passo dal luogo dell'omicidio, per primo ha chiamato i soccorsi: «Lavoro qui da 10 anni, chi abita qui da prima mi diceva che un tempo la Magliana era un quartiere difficile. Prima stavo a Pietralata, e a dire il vero qui mi sembrava un posto anche più tranquillo. Poi succede un fatto del genere e capisci che non è così. Quando sono uscito dopo gli spari ho visto quella ragazza in terra che urlava e accanto sull'auto quell'uomo piegato sulla testa, pieno di sangue, come nei documentari di mafia».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA