Un nuovo cluster scoppiato a Ostia e legato alla movida. L’ennesimo campanello d’allarme - dopo i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia agli Europei - su quanto il Covid circoli e colpisca i più giovani. È allarme in tutta Roma dopo che allo Shilling, discoteca di Ostia, è stato riscontrato un focolaio con 21 casi confermati, dei quali uno secondario. Cioè, si è infettata pure una persona che non è andata a ballare. Sono per lo più giovanissimi di vari quartieri della Capitale e il numero è destinato a salire. E un altro focolaio di ragazzi - 13 sotto i vent’anni - è stato individuato a pochi chilometri da Roma, a Licenza, con l’Asl locale, la 5, che ha lanciato uno screening preventivo su tutta la popolazione e non è riuscita ancora a trovare il luogo da dove è partito. Anche perché in questa fascia d’età il tracciamento è molto complesso.
Variante Delta, come a Ibiza
Sul fronte della pandemia è allarme sul Litorale per la movida sempre più frenetica, nei weekend come nei giorni lavorativi. Nonostante gli sforzi dei gestori per mantenere il distanziamento, anche se all’aperto, si balla a distanza ravvicinata, non si lesinano baci e abbracci, si beve spesso dallo stesso bicchiere, la mascherina è un optional. In un’area poi, quella della Asl Roma 3, dove da settimane la variante Delta è preminente.
Detto questo, lo stesso D’Amato ha biasimato i festeggiamenti selvaggi, con assembramenti e senza mascherina, spiegando che ne potremo pagare le conseguenze nei prossimi giorni. A latere, poi, c’è da fare i conti con un altro problema: sono quasi impossibili le attività di tracciamento, quando a contagiarsi sono i ragazzi. Racconta un medico: «Non ricordano chi hanno incontrato. O bar, piazze, feste dove sono andati. Guai a chiedergli i nomi delle persone che frequentano. In alcuni casi mentono». Non collaborano. Spiega Enrico De Rosa, direttore del Sisp dell’Asl Roma 1: «Non facciamo criminalizzazioni dei più giovani. Il problema c’è, sta lentamente diminuendo, diciamo che li facciamo “sciogliere” quando gli spieghiamo che questi dati non ci servono per fare denunce, ma soltanto per rintracciare chi può essersi ammalato e va posto sotto sorveglianza. Soprattutto a noi interesse individuare i soggetti fragili, quelli più anziani, che rischiano di essere ricoverati».