L’Accademia belle arti conquistata dai cinesi: una matricola su quattro

L’Accademia belle arti conquistata dai cinesi: una matricola su quattro
di Giorgia Salicandro
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Venerdì 15 Gennaio 2016, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 15:16
Per il primo è stata quasi un'impresa donchisciottesca, gli altri sono stati incuriositi dal passaparola, infine la sigla formale di due convenzioni ha fatto il resto. E così oggi un piccolo popolo di studenti cinesi affolla corridoi e laboratori dell'Accademia di Belle arti di Lecce. Quasi settanta ragazzi, fiore all'occhiello di un'Istituzione che punta fortemente a internazionalizzarsi, ma che rappresentano, allo stesso tempo, un'ancora di salvezza nel pieno di un'emorragia di iscritti salentini.

I numeri parlano chiaro. Su un totale di 540 studenti del 2014-15, gli immatricolati sono stati 219 e tra questi, venti, circa un decimo, provenivano dalla Cina. Nel 2015-16, su una popolazione studentesca di 528 studenti, gli immatricolati sono stati in tutto 183, di cui ben 41 cinesi, il doppio rispetto all'anno precedente. La percentuale è di quelle che balzano subito agli occhi: il 22 % sul contingente delle matricole. Quasi un cinese su quattro tra gli ultimi iscritti. In sintesi, mentre i salentini si dirigono altrove, l'appeal sugli studenti cinesi continua a crescere vertiginosamente.

Sono 66 i ragazzi - tra i frequentanti - che hanno lasciato il grande Paese asiatico con le sue metropoli sconfinate per approdare nel piccolo Salento. «Quest'anno c'è stata una riduzione di iscritti, legata a cause diverse, non ultima forse una difficoltà economica delle famiglie – commenta il direttore dell'Accademia Claudio Delli Santi – considerando anche i costi non trascurabili per l'acquisto del materiale. C'è da dire che dai Licei artistici di Poggiardo e Lecce vengono poche matricole, e la situazione paradossale è che chi ha la maturità artistica si iscrive all'Università, mentre i nostri ragazzi hanno studiato altrove, spesso dopo aver lottato sin dalle medie con le loro famiglie per avere una formazione artistica. Dai cinesi, invece, stiamo avendo degli ottimi riscontri».

L'idea di aprire a questo “mercato” potenzialmente vastissimo si è concretizzata, in realtà, un paio d'anni fa, in ritardo rispetto ad altre realtà accademiche, che difatti contano già su solidi contingenti di studenti stranieri. Sta di fatto che l'Accademia di Lecce vive, oggi, la fase “aurea” di un nuovo periodo votato all'internazionalizzazione. Tra gli stranieri non europei che studiano in Accademia, molti aderiscono ai programmi Turandot o Marco Polo; a questi si aggiungono poi gli iscritti veri e propri. Il primo a decidere di compiere la “grande traversata” alla volta del Salento è stato Hongbo Shi, uno studente oggi ventiseienne originario di Shangqiu, che sei anni fa è riuscito a scovare Lecce sulla carta geografica in piena autonomia. Dopo di lui, alcuni altri arrivi isolati, sino al “boom” seguito alla firma di due convenzioni con altrettanti Campus scolastici cinesi, Bohai University di Jinzhou, e Xi'an University of science and technology di Gaoxin.

Le scuole, lì, invitano i docenti dell'Accademia almeno una volta l'anno, per fare orientamento presso di loro. E le famiglie benestanti cinesi, tutte con un solo figlio (la legge sul secondogenito è di poche settimane fa) fanno i salti mortali per permettere ai loro ragazzi di andarsene. In patria hanno strutture avveniristiche, campus grandi quanto un'intera cittadina italiana, un'organizzazione che fa invidia, ma gli italiani restano «i primi della classe» nel loro immaginario. La scelta leccese, poi, è più economica di altre e consente oltretutto di venire a contatto con un ambiente ancora autenticamente “italiano”, a differenza di altre Accademie, come Venezia, Milano o Roma, con già all'attivo diverse centinaia di iscritti cinesi.

«Certo, non vorrei che arrivassimo a tanto – commenta Delli Santi - mi interessa piuttosto che si integri il sistema. È importante per la nostra Accademia che si trova al profondo Sud: questi ragazzi per noi sono una risorsa culturale. E certo, perché no, una garanzia economica, in un momento in cui vengono meno i salentini». E la nuova sfida, accarezzata dai vertici dell'Istituzione, sarebbe quella di riuscire a organizzare uno scambio reciproco di studenti e docenti, a partire da una dieci giorni leccese, promossa con il sostegno vitale delle Istituzioni cinesi. A questo si sta già lavorando.
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