Quasi tre ore di grande musica e il Via del Mare di Lecce che ribolle di adrenalina. Non sono molte le band in Italia che riescono ad entrare così in empatia con il pubblico durante i live, ma i Negramaro hanno dimostrato di essere forse i migliori in questo senso.
Catalizzatore quasi ipnotico dei 30mila fan accorsi per la chiusura del tour è stato, neanche a dirlo, Giuliano Sangiorgi, capace ormai di passare dai pezzi più potenti alle ballate più dolci con una presenza scenica mai al di sotto delle aspettative, emozionandosi ed emozionando. Tanto più se davanti agli occhi ha come ieri sera il pubblico di casa, arrivato da tutta la Puglia per ribadire l’amore che torna, ogni volta, e sempre più forte, per i sei ragazzi salentini – Sangiorgi e Lele Spedicato, Ermanno Carlà, Andrea Mariano, Andrea De Rocco e Danilo Tasco – che hanno conquistato lo star system della musica leggera italiana. «Ciao casa, ehi Lecce: canta!», sono state le prime parole di Giuliano.
A fare della serata una notte memorabile ha contribuito anche una scenografia semplice ma di grande impatto visivo, giocata fra led, proiezioni, laser mapping, grandi elementi in movimento e i cubi luminosi su cui si spostava la band. Cubi che, in una sorta di avvincente tetris, cambiavano continuamente posizione fino ad arrivare anche alla passerella centrale. Effetti speciali che si sono fatti apprezzare fin dalla canzone d’apertura, “Fino all’imbrunire”, il primo singolo del nuovo album dei Negramaro, “Amore che torni”, uscito a novembre per la Sugar di Caterina Caselli. Ma anche il primo dei 24 brani che hanno scandito la serata, un viaggio fra i pezzi più recenti ma già amatissimi dai fan e le hit storiche su cui la band ha costruito una straordinaria carriera. Il ritmo si mantiene alto con “Ti è mai successo”, seguita dal secondo singolo dell’ultimo disco, “La prima volta” e poi da “Estate”. Poi ancora due delle canzoni più apprezzate dell’album precedente, “La rivoluzione sta arrivando”, che sono “Sei tu la mia città” e “Il posto dei santi”, un accostamento che sembra anche un omaggio alle origini della band. Si continua ad andare su e giù fra canzoni vecchie e nuove, con il pubblico che mostra di apprezzare sia le une che le altre. Due pezzi nuovi, “Mi basta” e “Amore che torni”, terzo estratto che dà il nome all’album, si alternano con due altri classici come “Attenta” e “Parlami d’amore” fino ad arrivare ad una delle canzoni più “politiche” dell’ultimo lavoro discografico. Giuliano imbraccia la chitarra e partono le note di “Per uno come me”, una ballata d’amore che tocca con delicatezza anche il tema delle migrazioni. Si resta sulle atmosfere soft con “L’amore qui non passa”, che scatena le grida di apprezzamento del pubblico, che continuano anche quando le luci si spengono, gli altri cinque musicisti si eclissano e resta sul cubo che lo trasporta al centro della scena solo Giuliano, pianoforte e voce, in duetto emozionale con il pubblico per il medley che mette insieme le ballate più famose: “Basta così”, “Solo per te”, “Solo 3 minuti” e “Sei”. Medley preceduto da “Pezzi di te” (dedicata da Giuliano al padre), e le vibrazioni continuano a salire con “Tutto qui accade per te”, “L’immenso”, la bella “Via le mani dagli occhi” e poi ancora un brano nuovo, “Ci sto pensando da un po’”.
Colpo di teatro per l’omaggio a Dolores O’Riordan, la cantante dei Cranberries scomparsa improvvisamente all’inizio di quest’anno.