“Andrea Chénier” al Petruzzelli conquista il pubblico

“Andrea Chénier” al Petruzzelli conquista il pubblico
di Eraldo MARTUCCI
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Mercoledì 11 Aprile 2018, 19:15 - Ultimo aggiornamento: 19:17

Se a una parte della critica “Andrea Chénier” risulta ancora “indigesto”, il pubblico continua giustamente ad amarlo, come ha dimostrato l’entusiastica accoglienza ricevuta ieri al Petruzzelli di Bari dal bellissimo allestimento firmato da Alfonso Romero Mora, andato in scena come terzo titolo dell’ottima stagione lirica 2018 curata dal sovrintendente Massimo Biscardi (repliche domani, giovedì 12 e venerdì 13 aprile alle 20.30, sabato 14 e domenica 15 aprile alle 18).     
 

 

Il più famoso lavoro del compositore foggiano, non esente da momenti enfatici tipici del genere verista, è infatti prodigo di autentiche emozioni che si rivelano attraverso una forte passionalità melodica evidenziata da un libretto, scritto da Luigi Illica, non privo di raffinatezze letterarie che si rifanno ad alcuni versi di Giosuè Carducci e dello stesso Chénier, il poeta francese realmente esistito.
Una concisa espressione inglese ha definito “Andrea Chenier” “tenor opera”, vale a dire un’opera dove la parte del tenore risulta la più importante. Ed in effetti è stata sempre nel repertorio dei più grandi tenori, tra i quali si colloca indiscutibilmente Martin Muehle, autore di una prova magnifica grazie alla nitidezza del fraseggio ed agli acuti smaglianti, uniti ad un’interpretazione convincente anche nei tratti più malinconici del ruolo.

Ottima Maddalena il soprano Svetla Vassileva, un poco carente di volume nelle note più gravi, ma assolutamente credibile in scena, e con un fraseggio passionale e commovente reso benissimo dall’accento nostalgico con il quale ha cantato la celebre aria “La mamma morta”. Di ottimo livello anche il Gerard tratteggiato con misura e fierezza dal baritono Claudio Sgura, oggetto di calorosi e meritati applausi al termine dell’aria “Nemico della patria”. Convincente la Bersi di Daniela Innamorati, e validi tutti gli altri elementi del numeroso cast. Buona ma discontinua la direzione di Michele Gamba  - alla guida dell’affidabile Orchestra del Teatro – che ha spesso enfatizzato il volume con tempi eccessivamente serrati. Ottima come sempre la prova del Coro diretto  da Fabrizio Cassi.

L’edizione era quella molto suggestiva del Festival Castell di Peralada e del Teatro Abao-Olbe, con la regia di Alfonso Romero Mora, le scene di Ricardo Sánchez Cuerda, i costumi di Gabriela Salaverry, il disegno luci di Félix Guerra (ripreso da Gianni Mirenda). Uno spettacolo fluido, avvincente e chiaro grazie al mix perfetto di realismo e simbolismo nel rappresentare sfarzo e desolazione,  alla sapiente gestione delle masse e dei singoli personaggi, ed a un bellissimo gioco di luci.                
           

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