Conti passati al setaccio per 22 mesi: i finanzieri alla ricerca del tesoro

Conti passati al setaccio per 22 mesi: i finanzieri alla ricerca del tesoro
di Mario DILIBERTO
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Sabato 16 Marzo 2019, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 19:28

Un monitoraggio di ventidue mesi sui conti dell'ex presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano, ma anche dei suoi familiari. Con dichiarazione dei redditi e movimenti bancari passati al setaccio alla ricerca di flussi di denaro sospetti. Cosi gli uomini della nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, agli ordini del tenente colonnello Antonio Marco Antonucci, sono andati alla ricerca del tesoro delle presunte tangenti legate al business dei rifiuti. Mazzette delle quali alcuni indagati dell'inchiesta T-Rex parlano a più riprese nei discorsi intercettati durante le indagini, grazie alle cimici e ai sistemi informatici che hanno consentito di captare colloqui al telefono ma anche in ambienti, come i ristoranti nei quali gli inquisiti si sono incontrati. Parole che hanno cementato i sospetti sulle manovre che si sarebbero innescate intorno al via libera rilasciato dalla Provincia, nell'aprile dello scorso anno, all'ampliamento della discarica di Torre Caprarica, in agro di Grottaglie.
Un semaforo verde che, secondo gli inquirenti, avrebbe innescato un valzer di tangenti, pagate dalla società proprietaria del sito e con terminale proprio l'ex numero uno della Provincia di Taranto. Un balletto vorticoso, a giudizio dei magistrati, del quale si è tentato di individuare il percorso.
Ed ecco quindi che i militari hanno monitorato i movimenti bancari dell'ex presidente nel periodo compreso tra l'1 gennaio del 2017 e la fine di settembre scorso. Per provare a scovare il provento del business di Torre Caprarica. Quel monitoraggio sui conti non ha inquadrato passaggi di denaro anomali, ma ha consentito di individuare una gestione ritenuta significativa ai fine delle pesantissime contestazioni rivolte a Tamburrano. Una conclusione su cui concordano sia il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e il sostituto Enrico Bruschi, ma anche il giudice Vilma Gilli che ha decretato gli arresti
«Quelle indagini bancarie - scrive il gip nel suo provvedimento di 191 pagine - offrono uno spunto per comprendere come vi sia stato un flusso di denaro nelle tasche di Tamburrano di dubbia provenienza». Questo perchè, annota il giudice Vilma Gilli, «l'esito ha evidenziato entrate non proporzionali alle uscite ed al tenore di vita elevato dei Tamburrano. E siccome il Tamburrano - insiste il giudice - dovrebbe percepire dalla Provincia uno stipendio facilmente rintracciabile, quel denaro contante, esuberante nella sua entità è sintomatico di un impiego di proventi illeciti».
Insomma, a parere dei giudici e dei finanzieri, non vi è compatibilità tra le scarse uscite di denaro dai conti e il tenore di vita di Tamburrano. Valutazione che spinge i pm prima, e il gip poi, a ritenere che quel tenore sia stato portato avanti grazie ad entrate non tracciabili e quindi di provenienza sospetta. Un teorema che viene messo ovviamente in relazione con quei discorsi intercettati nei quali si fa riferimento ai 5.000 euro al mese che l'ex presidente è accusato di aver intascato. E che, a parere del giudice, consente di chiudere il cerchio sulla vicenda di Torre Caprarica. Una lettura degli eventi che ora potrà essere raffrontata con le eventuali dichiarazioni che gli indagati finiti in cella vorranno rilasciare tra due giorni, quando è in programma il primo confronto tra i protagonisti della clamorosa indagine e il gip che ha disposto i provvedimenti restrittivi eseguiti dai finanzieri all'alba di giovedì. Lunedì mattina, infatti, sono stati programmati gli interrogatori di garanzia dei quattro inquisiti per i quali si sono spalancate le porte del carcere. Dinanzi al gip Vilma Gilli, quindi, sfileranno Martino Tamburrano, difeso dagli avvocati Carlo Raffo e Giuseppe Modesti, Pasquale Lonoce, difeso dall'avvocato Michele Laforgia e Mauro Petrarulo, Roberto Natalino Venuti, assistito dall'avvocato Giuseppe Alamìa, e Lorenzo Natile, difeso dagli avvocati Claudio Petrone e Daniele D'Elia.

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