Ilva, salta il tavolo. Calenda: o si ritirano i ricorsi o il 9 gennaio si spegne Emiliano: ha avuto una crisi isterica

Ilva, salta il tavolo. Calenda: o si ritirano i ricorsi o il 9 gennaio si spegne Emiliano: ha avuto una crisi isterica
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Mercoledì 20 Dicembre 2017, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 15:40

Naufraga il tavolo, finisce tra le accuse reciproche e salta tutto. Forse persino l'acquisizione di Ilva da parte di ArcelorMittal. Lo afferma Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, dopo il tavolo istituzionale di questa mattina: se il Comune e la Regione Puglia non ritirano il ricorso al Tar sull'Ilva "il tavolo è concluso". "Continueremo ad andare avanti con investitore, ma se la condizione è costruire un'addenda contrattuale con garanzia dello Stato, non posso fare assumere a stato responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso", ha aggiunto Calenda.  "Se permane la misura sospensiva presentata al Tar insieme al ricorso da Comune di Taranto e regione Puglia "e il 9 gennaio venisse accolta, inizia il processo di spegnimento dell'Ilva".

Le accuse e i punti chiave. "Abbiamo chiarito, una volta per tutte - ha continuato Calenda - che l'accettazione della misura cautelare presentata da Comune e Regione determina la chiusura dell'impianto Ilva perché scadono i termini Aia, su questo il ministero dell'Ambiente è stato tassativo". Un punto più sostanziale, secondo Calenda, è che "anche con il ritiro della misura cautelare, la presenza di un giudizio di merito dei giudici che può arrivare anche dopo 2-3 anni, determina la sospensione degli investimenti dell'investitore che perderebbe tutti i soldi che ha investito (se il ricorso venisse accolto ndr)". "L'investitore dice: io rimango se non si ritira ricorso, ma lo Stato mi deve garantire che se il Dpcm viene invalidato da ricorso, (lo stesso Stato ndr) mi ridà uno per uno tutti i soldi spesi". Per Calenda "non si può accettare che la valutazione del danno sanitario venga fatta sulla base di una legge regionale quando la corte costituzionale ha detto che va fatta su una legge nazionale" e nemmeno "che si dica - come è stato fatto da Emiliano - "intanto ritiro la misura cautelare, ma ricorso al Tar lo lascio in piedi", perché questo comporta un costo per stato di 2,2 miliardi di euro".

La difesa di Emiliano. Al tavolo istituzionale per l'Ilva di Taranto "il clima era positivo da parte di tutti, tutti interventi positivi, poi a un certo punto c'è stato uno scambio di messaggi, non so bene, tra De Vincenti e Calenda e Calenda ha avuto una crisi isterica, si è alzato ha fatto un intervento durissimo ed è andato via. Cosa sia accaduto lo spiegherà lui". Così Michele Emiliano, presidente della Regione, uscendo dal Mise e aggiungendo "noi abbiamo anticipato che avremmo revocato le richieste cautelari e presentato i punti su cui non eravamo d'accordo". Al tavolo di oggi sull'Ilva di Taranto "il percorso iniziato e verbalizzato era assolutamente positivo, noi siamo dell'idea che, siccome Calenda è un ministro pro tempore, il tavolo si è insediato e a mio giudizio può essere anche autogestito da tutti quelli che vogliono partecipare". Così Michele Emiliano aggiungendo che con Regione, Comune, Provincia, ArcelorMittal e sindacato "secondo me, se abbiamo voglia di trovare una soluzione, visto che il ministro fa solo da mediatore, riusciamo a trovarla anche senza di lui".

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