Ilva, il Governo congela la trattativa per la cessione
È scontro con la Regione

Ilva, il Governo congela la trattativa per la cessione È scontro con la Regione
di Tiziana FABBIANO
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Giovedì 30 Novembre 2017, 10:42

Lo scontro istituzionale prende fuoco mentre la trattativa finisce sotto ghiaccio. La procedura per la cessione dell’Ilva è stata sospesa. Almeno fino a quando il Tribunale amministrativo deciderà se dare ragione al Governo o alla Regione Puglia e al Comune di Taranto. Gli enti locali hanno impugnato il Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 29 settembre, con il quale si autorizzava il nuovo piano ambientale della fabbrica di Taranto. E se il Tar dovesse accogliere il ricorso, il Governo fermerà lo stabilimento.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha chiamato il time out nel confronto che si era aperto tra l’azienda che vuole acquistare l’Ilva, ArcelorMittal, e le organizzazioni sindacali. «È inutile proseguire una trattativa finché non è chiaro il quadro del confronto. Se il Tar accogliesse il ricorso degli enti locali l’amministrazione straordinaria sarebbe obbligata a spegnere i forni del siderurgico di Taranto e fermare la produzione. Per questo ho deciso di congelare la trattativa in attesa di capire cosa succede», ha detto ieri mattina il ministro, ospite dell’assemblea nazionale della Cgil sull’acciaio. E in platea, dove erano presenti i vertici della Fiom e il presidente di Federacciai, è calato il silenzio. «Se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta. Non si può tenere aperto un impianto così - ha aggiunto il ministro - contro la volontà locale. Ma allora Emiliano lo dica in modo chiaro che vuole chiudere Taranto e non attraverso i ricorsi. Lo dica e se ne assuma la responsabilità» - ha aggiunto. «Voglio essere chiaro: in questo Paese non può continuare il gioco della sedia dove la musica continua sempre e noi paghiamo. Questa volta la musica si ferma», ha concluso il ministro.
Dopo l’annuncio di Calenda con il nuovo stop alla già complessa definizione della vendita dell’Ilva, la giornata è stata scandita da riunioni convulse e interventi dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali. I metalmeccanici (con l’unica eccezione dell’Unione sindacale di base) si sono scagliati contro il ricorso firmato dal Governatore Michele Emiliano: vogliono proseguire la trattativa e bocciano, di fatto, l’azione giudiziaria intrapresa dagli enti locali. Allarme che ha indotto in serata il presidente della Regione ad intervenire, da Bruxelles, con un appello a mantenere la calma. «Rivolgo un invito a non creare panico inutile. Se, come noi riteniamo, il Dpcm in questione non tutela la salute dei nostri cittadini noi abbiamo il diritto e il dovere di impugnare quell’atto perché il mandato elettorale che mi è stato conferito è un mandato elettorale a tutela della salute dei cittadini pugliesi e di Taranto, è il mio compito fondamentale», ha detto.
Sull’ipotesi di fermata dello stabilimento ha poi rassicurato: «Non c’è pericolo per la prosecuzione dell’attività produttiva, d’altra parte voglio anche ricordare al ministro Calenda che attualmente la vendita non è operativa, l’Unione Europea non ha ancora dato il via libera dopo il controllo sulle concentrazioni industriali. Quindi la situazione odierna non può essere certo cambiata dal ricorso». Specificando che «è bastato minacciare questa impugnativa per avere finalmente dal Governo l’inizio dei lavori della copertura dei parchi minerali».
Il presidente ha poi invitato il sindacato a non farsi trascinare in questa polemica. «Capisco che il ricatto occupazionale sia pesantissimo, ma il sindacato deve sapere che noi agiamo nell’interesse della salute dei cittadini e quindi anche dei lavoratori. È vero che esiste il rischio che qualcuno rimanga disoccupato, ma non dipende certamente dall’impugnativa del Dpcm».
Rispondendo alle domande dei giornalisti Emiliano ha poi aggiunto: «Temo che questa vicenda dell’aggiudicazione ad ArcelorMittal sia tutta sbagliata. Hanno determinato in questo modo una concentrazione ben superiore alla quota massima che può essere posseduta dallo stesso operatore nel settore dell’acciaio. E forse adesso cercano un capro espiatorio per dare la colpa ad altri del loro fallimento nell’eventualità in cui la commissione europea chieda la dismissione di altre fabbriche e ArcelorMittal non sia disposto a queste dismissioni».
Scintille tra Roma e Bari anche sulla decarbonizzazione dell’Ilva che per Calenda «è una favola. Non c’è un impianto al mondo delle dimensioni di Taranto che possa andare solo a gas. Non ce l’hanno nemmeno in Arabia Saudita». Emiliano ha replicato: «Se c’è qualcuno che invece si è convinto che la decarbonizzazione non esiste si sbaglia perché evidentemente non ha letto l’altra proposta che era stata fatta nella gara dall’altra cordata che appunto invece inseriva i principi di decarbonizzazione».
Anche la viceministro dello Svilup

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