«In ricordo della povera Paola
qui non c’è neanche una targa»

«In ricordo della povera Paola qui non c’è neanche una targa»
di Dino MICCOLI
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Martedì 18 Aprile 2017, 05:50 - Ultimo aggiornamento: 13:13

Il nostro paese dove ha abitato Paola non le ha ancora dedicato nemmeno una targa in suo ricordo”. E’ questo il sintetico commento di chi, Paola Clemente, la bracciante agricola scomparsa due anni fa nelle campagne di Andria, colta da un malore, l’ha conosciuta davvero bene. Non è il marito, Stefano Arcuri, e non si tratta neppure dei suoi tre figli. In realtà è il giudizio che ha assunto i contorni della proposta, di don Domenico Morciano, parroco emerito che alla veneranda età di 90 anni conduce ancora una popolare trasmissione notturna dal titolo: “Una voce nella notte”. «È vero – dice Don Domenico- durante le mie trasmissioni (su Radio Puglia 101.7 mhz ndc) l’ho fatto notare più volte e io credo in questo vuoto, tutti hanno fatto qualcosa per Paola, non ultimo la prima pagina del New York Times, ma penso anche al comune di Andria, alla Camera dei Deputati. Il nostro paese, dal quale ogni giorno alle due del mattino Paola partiva, niente, assolutamente nulla». Chiediamo a Don Domenico se possiamo fare una operazione di “crossmedialità”, riportare la proposta fatta in radio dai microfoni della “sua” creatura per rinforzare l’idea che sia giusto interpellarsi su questo. La sua risposta è netta: «Certo che dobbiamo farlo, andrò a trovare il sindaco perché desidero confrontarmi con lui». Don Domenico ha ancora molta grinta e sarebbe capace di raggiungere via Salvo D’Acquisto anche a piedi. E pensare che la politica locale (e non solo quella) a vario titolo, è molto pressante nelle proposte che, a dire il vero, in alcune circostanze sembrano pretestuose e inutili.
«Non c’è nessuno che possa dire, come me, chi fosse Paola. Una donna straordinaria. La immagino ancora seduta li (indica la sedia nella sua casa in cucina) con le sue profonde riflessioni e il sorriso, la forza interiore. Trovo normale, purtroppo, che dopo la sua morte altri si siano interessati a lei».
È passata alla storia globale con l’ultimo articolo firmato sulla prima pagina del giornale newyorkese Times; la stessa presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha speso parole forti e incoraggianti. Andria, le cui campagne sono state teatro della sua fine, le ha dedicato una targa commemorativa. Il discorso riportato nella “sua patria” è ancora diverso: i minuti di raccoglimento, di recente il convegno di Sinistra Italiana, peraltro andato deserto, a proposito della legge che l’epilogo di Paola sembra avere provocato, suo malgrado.
 
Il clamore delle indagini giudiziarie con alcuni arresti, l’accusa del pm di una “trama” simile alla peggiore schiavitù nei campi, hanno forse contribuito ad accendere ancora i riflettori su una storia davvero triste. Senza dimenticare che il paese sangiorgese ha perso quasi contestualmente, a distanza di pochi giorni l’una dall’altro, in luoghi e contesti diversi, anche un altro bracciante agricolo, Arcangelo De Marco, peraltro molto più giovane di Paola ma con la stessa “motivazione” di fondo: lavorare, dicasi, lavorare per abbattere il luogo comune e l’infamia che i giovani non hanno voglia di farlo, per necessità e per coerenza. Per queste ed altre ragioni la paura dell’oblio ha indotto il buon parroco che ha conosciuto Paola nel profondo della sua anima, confermando la sua indole verace e mai doma, a uscire più volte allo scoperto.

La sua “voce nella notte” spesso tuona e provoca, addolcisce le ferite di chi soffre, tiene compagnia.Perché, per dirla con il titolo del libro di Rofl Sellin, “le persone sensibili hanno una marcia in più”. Quella stessa marcia in più che ha animato la storia di Paola Clemente, come in un film purtroppo in “bianco e nero” e senza voce, nel deserto dei nostri tempi, fortunatamente svegliati dalle parole di un sacerdote di “marca paolina”.

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