Due colpi di pistola: imprenditore agricolo ucciso nel suo deposito

Due colpi di pistola: imprenditore agricolo ucciso nel suo deposito
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 12 Maggio 2017, 13:45 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 12:13

Si è accasciato tra gli attrezzi di lavoro che custodiva nel suo deposito alla periferia di San Giorgio Jonico. Ucciso da due colpi di pistola esplosi da distanza ravvicinata.
Forse dopo una lite. Quelle due pallottole non hanno dato scampo a Ciro Piccione, trentenne imprenditore agricolo conosciutissimo nella cittadina ad un pugno di chilometri da Taranto. Centro che lui continuava a frequentare quotidianamente anche dopo il trasferimento a Lizzano, dove viveva con la moglie e i due figli. San Giorgio continuava ad essere il cuore del suo lavoro, speso nella gestione dell’azienda agricola costruita con tanto sudore e sacrificio. Una passione ed una cultura per il lavoro che scorreva nel suo sangue come un autentico patrimonio familiare. Sino a quelle pistolettate di ieri. Ed ora è caccia al responsabile di un delitto assurdo che lascia sgomenta la piccola comunità nella quale questo ragazzo era popolare ed amato.
Ciro Piccione ha vissuto gli ultimi drammatici momenti della sua vita ad un palmo da quegli attrezzi, fedeli compagni di una vita spesa al lavoro nei campi di famiglia.
Testimoni muti di un delitto tutto da decifrare, messo a segno pochi minuti dopo mezzogiorno. Alla luce del sole e dietro il grosso cancello che nasconde il deposito di via Brunelleschi. Un pezzo di terreno che l’imprenditore aveva ereditato dal nonno insieme al nome. Il deposito coperto solo parzialmente da una tettoia è incassato tra due palazzine. E proprio gli abitanti di quei caseggiati bassi che si affacciano sulla provinciale 109, che collega San Giorgio a Pulsano, hanno lanciato l’allarme ieri mattina. Hanno udito le urla. E poi quei colpi di arma da fuoco che hanno lacerato l’aria. Due pistolettate esplose in rapidissima successione che hanno centrato il povero Ciro all’addome e a una gamba. Con il primo proiettile che non ha dato scampo all’imprenditore, soccorso poco dopo il raid da un familiare. Nessuno sembra aver assistito all’omicidio, poiché si è consumato dietro quel paravento enorme costituito dal cancello marrone. Ma qualcuno, invece, deve aver visto l’assassino fuggire. Perché è scontato che l’omicida dopo aver ferito a morte la vittima, ha varcato nuovamente quel cancello per darsela a gambe. Così come appare probabile che Ciro conoscesse chi si è presentato ieri nel suo deposito armato di pistola. E lo ha ucciso.
Un delitto sul quale sono scattate subito le indagini dei carabinieri del comando provinciale. Sul luogo sono piombati subito i vertici dell’Arma. Con in prima fila il comandante provinciale, il colonnello Andrea Intermite, e il comandante del reparto operativo Giovanni Tamborrino.

 

Al sopralluogo nel terreno teatro dell’assassinio ha preso parte anche il sostituto procuratore Maurizio Carbone, pm di turno che ha assunto immediatamente il comando delle attività investigative.
Il cadavere di Ciro Piccione è stato trovato riverso sul terreno, ai piedi di un grosso trattore, proprio sotto quella tettoia che copre in parte il deposito e lo delimita rispetto ai muri perimetrali. Il suo corpo è stato esaminato dal medico legale Marcello Chironi che ha riscontrato almeno due ferite da arma da fuoco. I proiettili sono stati esplosi da vicino, ma è chiaro che il quadro potrà essere più preciso solo dopo l’autopsia. L’esame, ovviamente, è stato già disposto dal pubblico ministero Maurizio Carbone. E sarà eseguito nelle prossime ore. Mentre i carabinieri che hanno presidiato per ore la zona hanno provveduto a raccogliere le prime testimonianze e sono andati alla ricerche di immagini registrate da eventuali telecamere di sicurezza. Proprio di fronte a quel deposito c’è una stazione di servizio, anche se appare difficile che eventuali obiettivi della struttura possano aver catturato dettagli funzionali alle indagini. L’inchiesta per ora non esclude alcuna lettura. Per ora gli investigatori stanno ricostruendo le ultime ore di vita di Ciro Piccione, scavando nei suoi contatti telefonici alla ricerca di elementi che consentano cominciare a far quadrare i primi pezzi di un puzzle che si vuole ricomporre nel più breve tempo possibile.
 

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