I radiologi non ci sono: l’ospedale resta a mezzo servizio

Il paradosso sta anche nel fatto che il presidio di Manduria è dotato di Tac e Risonanza di nuovissima generazione

I radiologi non ci sono: l’ospedale resta a mezzo servizio
di Nazareno DINOI
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Giovedì 14 Marzo 2024, 21:26 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 16:29

Ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria a mezzo servizio per le patologie traumatiche o chirurgiche di media ed elevata gravità. Motivo: nessun medico radiologo in organico e le nuove procedure sulla telerefertazione a distanza approvate di recente dalla Asl di Taranto. Misura, questa, necessaria per tamponare la cronica carenza di specialisti. In ragione di questo, inizia il carosello. In mancanza di radiologo, il tecnico di servizio esegue l’esame richiesto dal medico del reparto o del pronto soccorso e invia le lastre alla radiologia del Santissima Annunziata di Taranto dove uno specialista disponibile le osserva, individua la diagnosi e firma digitalmente il referto che torna indietro, sempre attraverso la rete internet.

Questa procedura, approvata con delibera del direttore generale Gregorio Colacicco, è valida solo per le semplici radiografie delle ossa, esclusi quindi esami Tac o risonanza magnetica eseguibili solo con la presenza fisica del radiologo. Figura che esclusivamente il Giannuzzi non possiede, dovendosi accontentare della presenza sporadica di due specialisti convenzionati che assicurano i turni notturni, mai i festivi e prefestivi. Più forniti, anche se non al completo, gli organici delle radiologie degli ospedali di Martina Franca e Castellaneta (cinque il primo, sette nel secondo).

Ad essere penalizzata, insomma, è la sola utenza del versante orientale della provincia a cui viene garantita l’assistenza a singhiozzo (in tutto il mese di marzo, all’ospedale di Manduria sono stati 24 i turni senza radiologo sul posto), con pazienti che necessitano di una Tac trasferiti a Taranto per essere poi riportati indietro dopo l’esame diagnostico. E dire che la radiologia del presidio messapico è fornita di due impianti Tac e di risonanza di recente installazione e di nuovissima generazione, destinati ad ammuffire.

L’ultimo a lasciare la radiologia del “Giannuzzi” è stato il primario, Ciro Chianura, che dopo innumerevoli segnali d’allarme, non potendo più sostenere una situazione simile, si è infine defilato presentando le dimissioni volontarie per lavorare in uno studio radiologico privato. Da quel prevedibile abbandono sono passati quasi otto mesi di silenzi e sopportazioni del personale in servizio e soprattutto per l’utenza di questo bacino. Accade spessissimo quindi (nel mese di marzo è successo nei 24 turni scoperti), che per una sospetta patologia neurologica, traumatica o emorragica, il paziente venga caricato in ambulanza per il viaggio andata e ritorno. Così per tutte le patologie chirurgiche addominali o polmonari.

Nel 2023 il pronto soccorso della città messapica ha trattato all’incirca 300 codici rossi, tutti potenzialmente trattabili con la diagnostica per immagini superiore. Non va meglio nei casi minori delle sospette fratture ossee. Se l’imprevisto accade nel fine settimana quando il radiologo non c’è o in un giorno infrasettimanale con il turno scoperto, l’attesa in pronto soccorso può protrarsi sino a dieci ore tra tempi di triage allo sportello, visita del medico, esame radiografico in loco e poi il viaggio telematico della lastra che si metterà in coda tra le tante da leggere e diagnosticare prima di rinviarla al mittente con la diagnosi. E se, come è facile che accada, l’immagine non convince lo specialista, il carosello si ripete con effetti facilmente intuibili.
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