Prof picchiato, si muove l'ufficio scolastico
"Attendiamo una relazione della dirigente"

Prof picchiato, si muove l'ufficio scolastico "Attendiamo una relazione della dirigente"
di Francesca CIURA
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Giovedì 24 Maggio 2018, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 08:37

«Quello che è accaduto alla scuola Giusti – afferma il dottor Cataldo Rusciano dell’Ufficio scolastico provinciale – ci lascia basiti ma ci deve far riflettere seriamente innanzitutto sulle ragioni che negli anni, progressivamente, hanno cambiato profondamente il rapporto tra famiglia e scuola finendo per destabilizzarlo. Un mutamento che deve indurre non solo gli operatori della scuola, ma tutta la società civile ad un’analisi approfondita dalla quale poter partire per poter riaffermare il principio di autorità della scuola e il giusto ruolo sociale agli insegnanti. Ora – conclude - sul caso dell’aggressione del docente alla scuola Giusti, attendo di conoscere i particolari, soprattutto quelli che attengono eventuali problematicità dello studente, dalla relazione che la dirigente Scorza mi farà pervenire a breve».
Il ragazzo infatti, come raccontato dal docente aggredito dal genitore, pare che da tempo avesse modi violenti con compagni. Una situazione che dapprima l’insegnante ha cercato di dirimere da solo, ma, non riuscendoci si è rivolto alla dirigente alla quale ha fornito materiale ed informazioni tali da non poter evitare una severa punizione. Cinque giorni di sospensione dalle lezioni che hanno spinto il padre del giovane studente a scagliarsi come una furia contro il poveretto mandandolo in ospedale.
«Siamo all’assurdo – commenta Pino Turi, segretario nazionale Uil Scuola – se a scatenare la violenza genitoriale in questo caso (perché in altri sono gli stessi studenti ad aggredire i professori) è un rimprovero fatto per un comportamento non consono o per il rendimento scolastico. Le criticità, invece di essere esaminate e risolte congiuntamente da scuola e famiglia con un confronto civile e costruttivo, sono diventate il pretesto per sfogare rabbia e frustrazioni contro il presidio territoriale dello Stato per eccellenza: l’istituzione scolastica. È questo - prosegue - il segnale inequivocabile di un fallimento generale della politica che ha travolto la scuola e che, con la legge 107 (ulteriore colpo inferto al sistema) ha finito per trasformarla in un’azienda dove vige la massima che il cliente ha sempre ragione e dove l’operato del docente addirittura viene giudicato anche i genitori. La scuola – conclude Turi – deve restare una funzione dello Stato, solo così potrà riacquistare la centralità che le spetta».
Ma le aggressioni, il linguaggio volgare, violento sono la punta di un iceberg di un decadimento di valori che purtroppo non vengono più trasmessi dai genitori ai figli perché semplicemente non li riconoscono.
Su questo si basa il pensiero di Roberto Calienno numero uno della Cisl Scuola Puglia. «C’è un problema culturale – dice Calienno - che va combattuto con risorse umane ed economiche. Ma con quali mezzi se si considera che gli organici vengono ormai definiti sulla base di un decreto interministeriale che divide i posti per ordine di scuola e per regione; sono poi le regioni a stabilire quanto personale da destinare sulla base dei bisogni territoriali. Ma nella situazione in cui siamo, se si dà un posto in più ad una scuola ce n’è un’altra che se lo piange poiché è impossibile derogare rispetto al numero di autorizzazioni concesse dal Miur e Ministero delle Finanze. Sono anni che questa tendenza dev’essere invertita per garantire un tempo scuola più lungo e di qualità. Ma per farlo occorre investire in personale e strutture».
L’episodio del docente della scuola Giusti, picchiato a sangue da un genitore, quindi non solo attesta una crescita esponenziale del fenomeno delle aggressioni ai docenti, fisiche e verbali, ma certifica un inequivocabile fallimento della società in cui viviamo.
Una diffusione che, come si evince dalle cronache, prescinde dalla collocazione territoriale, perché gli episodi sinora verificatisi non hanno riguardato solo le scuole di periferia, dei sobborghi, ma anche quelle dove risiede la cosiddetta élite.
Non solo ai Tamburi, dove qualche giorno fa un docente è stato picchiato a sangue dal padre di un alunno “difficile”, ritenuto vittima di una punizione troppo severa, ma anche in altre zone d’Italia come nell’opulenta Toscana, a Lucca, dove alcuni studenti offesero e minacciarono pesantemente un professore riprendendo e diffondendo le immagini sui social tra l’ilarità di alcuni compagni. Stessa cosa nel piacentino, poi a Caserta, a Foggia e ad inizio dell’anno scolastico ad Avola, dove un docente di educazione fisica fu picchiato da una coppia di genitori reo di aver rimproverato il loro figliolo.
 

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